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Festa del cinema di Roma 2007 - Un principe chiamato Totò - Extra

Pubblicato il 1 novembre 2007 da Edoardo Zaccagnini


Festa del cinema di Roma 2007 - Un principe chiamato Totò - Extra

Un principe chiamato Totò è l’ultimo, affettuoso, sincero, doveroso omaggio ad un mostro comico di inarrivabile spessore. La sua capacità di aprire la reazione dello spettatore, e qualche volta anche il suo cuore, era un lavoro giocato sul corpo e sulla parola al tempo stesso. Totò sarebbe del suo stesso splendore anche se il cinema fosse ancora muto. Lo testimonia il fatto che chi l’ha conosciuto all’estero se ne è, con la stessa nostra facilità, innamorato. Ma il suo linguaggio vocale, surreale, fantasioso, geniale semplice, ci spiazza per la seconda volta e balla insieme a quel minuto ed esile corpetto magro. Fare un documentario su Totò è un compito che può regalare un grande entusiasmo ma che nasconde in sé molte, moltissime insidie. Di cosa parlare? Del privato di un grande attore e, probabilmente, di un grande uomo? Affidarsi ai mille frammenti di antologia che da soli terrebbero inchiodato lo spettatore per almeno quattro, cinque ore? Oppure inventarsi una sceneggiatura veramente originale a partire dalla biografia dell’inarrivabile attore napoletano?
C’è l’ imbarazzo della scelta, piacevole e non piacevole, affannato dalla già vastissima presenza di materiale critico sul principe. Una possibilità è quella di puntare sugli aneddoti e i materiali del personaggio per riempire un’ora e mezza di tempo e regalare a chi guarderà ancora momenti, ancora immagini, ancora ricordi del prinicipe della risata.
E’ la scelta che hanno fatto la figlia e la nipote di Totò, Liliana a Dina De Curtis, costruendo un film ibrido che diventa originale nel momento in cui ci offre materiali inediti su Antonio, il bambino mostro di bravura del rione Sanità. Del talento napoletano vediamo il primo provino per il cinema, di lui ci raccontano inedite ed argomentate testimonianze. Un principe chiamato Totò è un "film ibrido" perché fatto anche di parti girate con attori e personaggi: scelta discutibile, operazione rischiosa che può far cadere dall’altra parte del cavallo. Evitare che il doc. si avvicini troppo ad altri già esistenti può far incamminare per una strada troppo lontana dal montaggio emozionante di reperti e condurre verso una pericolosa strada che dalla fiction pretende un racconto sull’immaginario che Totò ha creato. Per fortuna i nomi che sostengono quest’operazione reggono la pesante impalcatura e rendono gradevole la narrazione. Passano sullo schermo Lucio Dalla, Alessandro Gassman, Renzo Arbore, Vincenzo Mollica, Lino Banfi, Enrico Montesano ed altri personaggi di rilievo. Il fatto è che non si rinuncia al Totò di tutti, a quello del vagone letto di Totò a Colori, alla piazza del Duomo di Totò, Peppino... e la malafemmina, alle gag de L’imperatore di Capri. Eppure si concede molto spazio al Totò dei rapporti familiari, degli affetti e delle relazioni interpersonali. C’é Tanta Napoli, ma c’è anche Roma. Ci sono gli anni di Totò, ma ci sono anche i nostri. E Totò esiste ancora. Un Totò, quello che esce da questo (non solo) documentario, sospeso tra pubblico e privato, tra cronologia e aneddotto. Il solito vecchio, giovanissimo uomo marionetta, alle prese con la sua storia e con le ultime, lontane nuove generazioni. Le stesse che si innamoreranno di lui attraverso i dvd e gli omaggi che il cinema regala ad ogni occasione a quel ragazzo magro che col suo volto, le sue parole, i suoi detti siciliani, francesi, le sue parole inglesi, i suoi proverbi ricomposti, i suoi sberleffi ai potenti, ha dato al cinema momenti di straordinaria grandezza.


CAST & CREDITS

(Id.); Regia:Fabrizio Berruti; soggetto e sceneggiatura: Diana de Curtis, Barbara Calabresi; produzione: Marco Poccioni e Marco Valsania; origine: Italia, 2007; durata: 75’


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