Festa di Roma 2020 - selezione ufficiale: I CARRY YOU WITH ME
I carry you with me
Il titolo è già di per sé una presentazione dell’opera prima dell’americana Heidi Ewig che si sviluppa sia visivamente che psicologicamente attorno ai concetto di appartenenza e distacco. È una storia contemporanea, molto sentita da coloro che conoscono quale tragedie si siano consumate a causa delle fughe clandestine dei messicani per raggiungere il “Grande Sogno americano”. Tutto inizia a Puebla, ancora oggi incantevole città non lontana dalla capitale messicana, ma che resiste alla globalizzazione. Immaginiamo negli anni 90’ quale situazione economica potesse imperversare e come se non bastasse, i due protagonisti sono due giovani gay che si conoscono una sera in un locale, innamorandosi a prima vista.
La regista ha tratto la sceneggiatura da una storia reale, quella di una coppia di amici che vivono tuttora a Manhattan e hanno ormai una loro esistenza piena di soddisfazioni e soprattutto di libertà di espressione sessuale, completamente assente in Messico ai tempi della loro dipartita.
Per chi non è solo un turista a NY o negli States ma vede i messicani con uno sguardo attento, avrà notato quanta sofferenza esiste in molte delle loro storie, basta indagare un po’ e si scoprono fughe pericolose e a volte mortali, in cui spesso la speranza di ricrearsi una nuova vita viene spezzata con brutalità. Ai giovani protagonisti del film, Gerardo e Ivan, non accade e seppur in un primo momento sarà solo Ivan ad emigrare viaggiando in un camion con altri fuggitivi, Gerardo lo seguirà realizzando pienamente il loro sogno d’amore. Benestante figlio di proprietario terriero, Gerardo rinuncia a tutto, anche al suo lavoro di insegnante universitario e ai suoi privilegi pur di vivere in una difficilissima New York anni 90’, supportando il compagno che ai tempi non possedeva di sicuro un vero lavoro ma faceva consegne in giro per Manhattan e aspirava a diventare un cuoco.
Il film girato tra Puebla e Manhattan rende perfettamente l’idea di come si viveva in entrambe le zone e lo stile realistico adottato dalla Ewig coinvolge lo spettatore, che però poi deve fare i conti con la parte documentaristica in cui vengono inseriti nel finale i veri protagonisti della storia, commoventi ma congiungerli agli attori significa interrompere un flusso magico della fiction.
Inoltre le vicende newyorkesi della coppia “adulta” sono descritte in maniera ripetitiva seppur molto veritiera.
La scelta di sovrapporre i due stili non è la più felice, però al contempo ci mette a contatto in modo duro e senza vie di fuga da un mondo che spesso si dimentica o viene affrontato, tranne in rari casi come in Chi è Dayani Cristal? (2013) con Gael García Bernal, attraverso la finzione.
Oggi Ivan è uno chef conosciuto con un ottimo ristorante nella competitiva Manhattan, vive purtroppo lontano dal figlio, che non riesce ad avere un visto per poter andare a trovare il padre, il Messico è lontano ma come viene detto nella parte finale del film: “I carry you with me”.
La potenza di un luogo così significativo non potrà mai essere dimenticata da nessun messicano, seppur accompagnata dai ricordi di sofferenza e miseria.
(I carry you with me) - regia: Heidi Ewig; sceneggiatura: Heidi Ewig e Alan Page; fotografia: Juan Pablo Ramirez; montaggio: Enat Sidi; musica:Jay Wadley; scenografia:Roxana Lojero ; interpreti: Armando Espitia, Christian Vazquez, Michelle Rodriguez, Angeles Cruz; produzione: Eder Campisi, Heidi Ewig; origine: USA; durata: 91’