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La canzone del mare

Pubblicato il 24 giugno 2016 da Giammario Di Risio
VOTO:


La canzone del mare

La mistica visiva, con un 2D di rara bellezza caratterizzato da superfici piatte che sembrano continuamente sovrapporsi, vive di colori e tonalità alla Kandinski. Abbiamo una storia in cui i protagonisti sono due fanciulli; essi ci riportano in un mondo abitato dalla tradizione folklorica e dai canti popolari che prendono forma attorno ad un camino sul far della sera. Si entra in un sogno carico di poesia e ci si lascia trasportare dai colori, lentamente e dolcemente.

Siamo in Irlanda nell’anno 1987 e conosciamo il ragazzino Ben, di dieci anni, e la sorellina Saorsie. Il padre dei bimbi è il guardiano del faro mentre la mamma è morta partorendo la secondogenita e lasciandole in eredità la status di “Selkie”; la bimba infatti non parla ma avrebbe il potere di far rivivere con il canto le antiche storie della tradizione popolare raccontate dalla mamma; Saorsie tuttavia potrà tornare a parlare solo quando indosserà un cappotto immerso nelle acque del mare. Quando la nonna malefica porta via i nipotini a Dublino i due tentano di ritornare a casa sfruttando una speciale conchiglia che emette piccoli bagliori di luce indicando la via del ritorno. La sfida sarà lunga e carica di insidie ma anche formativa e ricca di suggestione.

Abbiamo un’estetica di grande qualità, una sorta di continue tavole concentriche, per questo cartone animato in 2D che si tuffa nella tradizione irlandese. La storia dei ragazzi è un pretesto per entrare in un mondo fantastico in cui il mare, la pietra, i suoni, la natura si raccolgono in tonalità che vanno dal nero al verde, dal color salmone al giallo, dal bianco al marrone. La piccola Saorsie e Ben vivono il loro romanzo formativo e sia un adulto che un bimbo assimilano la bellezza delle forme anche nei momenti in cui l’oscurità sembrerebbe fagocitare i protagonisti. Gli “effetti-notte” tondeggianti alternano frangenti lividi a segmenti olivastri e tutto l’impianto narrativo, di stampo classico, non è mai ridondante, viceversa sostiene la grande visionarietà costruita dal pluripremiato regista di The Secret of Kells.

Un’operazione di grande qualità che sfida, a colpi di pennellate visive e spiritualità poetica, le ambizioni del 3D e che può consapevolmente essere compresa da tutte le fasce d’età. Un film che può avere ottime chances per il palmarés finale.


CAST & CREDITS

(Song of the Sea); Regia: Tomm Moore; sceneggiatura: Will Collins; musica: Bruno Coulais; produzione: Big Farm, Cartoon Saloon, Digital Graphics, Irish Film Board, Mélusine Production, Noerlum Studios, Studio 352, Super Productions; origine: Italia, Belgio, Danimarca, Francia, Lussemburgo, 2014; durata: 93’


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