Fortapasc

E’ alquanto ingiusto accostare Fortapàsc a Gomorra: come se nel cinema “civile” contemporaneo esistesse uno spartiacque tra un prima e un dopo il film di Matteo Garrone.
Questo accostamento non renderebbe merito alla carriera e alla vocazione di Marco Risi che, con la sua ultima opera, ritorna alle radici del suo cinema d’impegno sociale risalenti agli anni Novanta (Ragazzi fuori – 1990, Il muro di gomma – 1991, Il branco - 1994), consegnandoci il ritratto di un ragazzo sveglio, Giancarlo Siani, l’unico giornalista ucciso dalla camorra nel 1985.
Proprio a voler scongiurare inutili confronti con Gomorra, il regista stesso precisa che il soggetto del film era nato sei/sette anni fa, quando del libro e del film non c’era neanche traccia. Eppure qualche sospetto che il progetto di Fortapàsc sia stato riesumato a tempo debito è lecito averlo.
Basti dare un’occhiata a qualsiasi recensione del film: persino nei titolo si fa riferimento a Gomorra, mentre basterebbe guardare I cento passi o decine di altri biopic incentrati sulla figura di martiri della mafia per trovare similari o ascendenze illustri.
E’ lo stesso regista ad indicarci il genitore illuminato (no, non quel compianto Dino Risi a cui comunque va la dedica finale del film) citando il Francesco Rosi de Le mani sulla città, nella famosa scena di una accesa seduta del Consiglio comunale di Torre Annunziata in parallelo ad una riunione segreta tra i boss.
Il film ricostruisce gli ultimi quattro mesi di vita dell’intraprendente Giancarlo Siani, reporter d’assalto abusivo de Il Mattino, che da Torre Annunziata aveva pubblicato un articolo coraggioso sull’arresto del boss Valentino Gionta, rivelando scottanti retroscena nella guerra di cosche che in quegli anni imperversava in quei territori. Lo scoop gli vale la promozione da precario di provincia a giornalista con suo ufficio e scrivania nella redazione di Napoli, mosso da tanta passione per la verità e con quel pizzico di incoscienza di chi si trova a mettere il naso in affari più grandi di lui.
Come testimoniano anche il fratello di Siani e la sua ragazza dell’epoca, la verosimiglianza del personaggio interpretato da Libero Di Rienzo è altamente convincente: l’attore conferisce quell’aria svagata, caparbia e allo stesso tempo leggera alla figura del giovane Siani, che nonostante la portata delle indagini che stava seguendo, era pur sempre un ragazzo di 26 anni.
Così emerge il racconto di un giornalista dalla schiena dritta, che aveva assunto il rischio sulla propria pelle facendo nomi e cognomi, denunciando in pubblico, nelle aule universitarie, dalle colonne del quotidiano e persino alle sedute del Consiglio comunale il malaffare sulla gestione della pioggia di miliardi per la ricostruzione del dopo terremoto dell’80. Un ragazzo senza lati oscuri, che vediamo nella sua innocente quotidianità sporcarsi le mani sulla sua macchina da scrivere fidando solo nel potere della persuasione delle sue parole.
Nei quattro mesi che vedono l’esaltazione del giornalista per il compito di cui si sente improvvisamente investito, assistiamo ad un progressivo abbandono da parte di quella società civile che avrebbe dovuto proteggerlo e seguirlo e indignarsi per gli articoli pubblicati. Un eroe lasciato solo, alla fine, crivellato di colpi nella sua Citroen Mehari sotto il cielo stellato di Napoli.
In una scena sulla spiaggia il caporedattore Sasà spiega a Giancarlo la differenza sempre attuale tra i giornalisti – giornalisti e i giornalisti – impiegati, che sarebbe a dire la differenza tra l’acquiescenza e il rispetto della verità, tra chi decide di ripararsi dietro il muro di gomma del conformismo e chi decide di continuare a resistere dentro Fortapàsc, mentre fuori l’Italia intera è presa sotto assedio dalla camorra.
(Fortapasc); Regia: Marco Risi; sceneggiatura: Andrea Purgatori, Jim Carrington e Marco Risi; fotografia: Marco Onorato Montaggio: Clelio Benevento; musica: Franco Piersanti; interpreti: Libero De Rienzo (Giancarlo Siani), Valentina Lodovini (Daniela), Michele Riondino (Rico), Massimiliano Gallo (Valentino Gionta), Ernesto Mahieux (Sasà), Ennio Fantastichini (sindaco Cassano), Ivano Marescotti (Gianlorenzo Branca); produzione: Angelo Barbagallo e Gianluca Curti per RAICINEMA, Bibi Film Tv, Minerva Pictures Group; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia, 2009; durata: 106’
