X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Frozen River - Leone Nero - Noir Film Festival

Pubblicato il 9 dicembre 2008 da Salvatore Salviano Miceli


Frozen River - Leone Nero - Noir Film Festival

Nel 2004 Frozen River viene premiato al New York Film Festival come migliore cortometraggio. La regista, Courtney Hunt, e i produttori decidono quindi di adattarlo per trasformarlo in lungometraggio. Il risultato si è avuto nell’ultima edizione del Sundance dove il film (il titolo è chiaramente rimasto invariato) ha vinto il premio come migliore pellicola.
Ray Eddie è una madre di due figli abbandonata dal marito, scappato con i soldi risparmiati per pagare una piccola casa prefabbricata. Per riuscire a guadagnare entro natale il denaro necessario, Ray aiuta Lila Littlewolf, giovane nativa Mohawk, a fare entrare illegalmente negli Stati Uniti lavoratori clandestini, cinesi e pachistani, tramite il lago ghiacciato St. Lawrence.
È un film piccolo Frozen River dal punto di vista produttivo ma è un ottimo esempio di come la scrittura di un’ottima sceneggiatura possa portare alla realizzazione di un lavoro compiuto in ogni sua parte. Splendida la fotografia di Reed Morano, glaciale come i luoghi sepolti dalla neve del Canada e intima nel raccogliere i disperati tentativi della protagonista di tenere unito il proprio nucleo famigliare. È un film che mette in gioco anche un’amicizia impensabile per cultura e condizione sociale e che declina proprio a questo sentimento il suo epilogo, delicato ed inaspettato ma condotto con estrema eleganza senza forzature o compromessi patetici. È un film di silenzi e di sguardi, di sogni infantili (quelli del bambino più piccolo che sembra ignaro della condizione di quasi indigenza in cui vive) e di una maturità da raggiungere in fretta a discapito dell’età.
Il ritmo non è mai troppo sfrenato, al contrario essendo la storia piuttosto intimistica il tempo si dilata lasciando spazio alle suggestioni visive del paesaggio, del tutto innevato, e alla vita, diversa come è naturale che sia ma ugualmente difficile delle due protagoniste femminili. Sullo sfondo, ma non troppo, anche una riflessione che molto somiglia ad una denuncia ed un amaro ritratto della disperata condizione di chi, clandestino, cerca di trovare in America la possibile svolta della propria vita. Nella sequenza più drammatica del film, che chiaramente non anticipiamo, il dolore di chi è costretto, questo non lo si dovrebbe mai dimenticare, ad abbandonare la propria terra emerge in tutta la sua potenza.
La differenza tra i mezzi produttivi americani e quelli italiani è certamente assai difficile da colmare, ma questo non spiega del tutto il perché nel nostro paese sia così difficile portare sugli schermi opere prime paragonabili, per intensità e qualità, a Frozen River. Il film certo non è esente da qualche caduta, può piacere o meno, ma è impossibile non riconoscerne la forza evocativa che lo rende affascinante ancora prima che convincente.


CAST & CREDITS

(Frozen Rover); Regia, sceneggiatura: Courtney Hunt; fotografia: Reed Morano; montaggio: Kate Williams; interpreti: Melissa Leo (Ray), Misty Upham (Lila), Charlie McDermott (T.J.), Mark Boone Junior (Jacque Bruno); produzione: Frozen River Production; distribuzione: Rezo; origine: Stati Uniti 2008; durata: ‘97;


Enregistrer au format PDF