Garbo, the man who saved the world - Roma 2009 - L’altro cinema / Extra
Chi era Joan Pujol Garcia ? Questa la domanda alla base del bizzarro film di Edmond Roch, a metà tra documentario e mockumentary, in una continua dialettica tra realtà e finzione.
Pujol era un allevatore di polli che, allo scoppio della seconda guerra mondiale, si improvvisa spia internazionale, prima al servizio degli inglesi, poi dei nazisti ed infine ancora a favore degli alleati, con il nome in codice Garbo. Ma non è l’oggetto della narrazione quello che colpisce e spiazza di Garbo, the man who saved the world, quanto piuttosto la tecnica ed il modo con cui è realizzato. Il regista alterna testimonianze (la cui veridicità è tutta da dimostrare) con filmati dell’epoca, documenti storici a tutti gli effetti, accompagnati da effetti sonori (musica inclusa) che li sembrano in qualche modo distorcere ed attualizzare. Tante, tantissime sono poi le citazioni cinematografiche, corollario spiritoso ed ironico alla storia di questa fantomatica spia di cui si fatica a ricostruire la vita e gli spostamenti.
La strana operazione funziona perché, per quanto incongruente ed un po’ fine a se stessa, il connubio che si crea tra i documenti (realtà) e le sequenze dei numerosi film citati (finzione) ha qualcosa di affascinante. In qualche modo, la strana storia di questo tipo misterioso, della sua trasformazione da allevatore di polli a spia pronta a mercanteggiare con le potenze politiche più importanti, tiene viva l’attenzione di chi osserva e lo rende partecipe. La pellicola può tranquillamente essere annoverata come uno studio (particolare ma accattivante) sul cinema e, soprattutto, sul montaggio audiovisivo. Come ricordato prima, infatti, l’uso dell’elemento sonoro contestualizza le immagini in un discorso altro rispetto la loro destinazione originale. Questo, in un certo senso, permette alle stesse sequenze usate di rinascere e rivivere un nuovo percorso di significazione.
Giustamente presentato come in bilico tra Peter Sellers (spesso presente in video) ed un James Bond sui generis, il film è uno strano mix tra comicità (mai troppo spinta) ed un realismo che, per quanto almeno parzialmente posticcio, rende credibile ciò a cui si assiste. In wartime, truth is so precious that she should always be attended by a bodiguard of lies diceva Winston Churchill (In tempo di guerra, la verità è così preziosa che dovrebbe sempre essere protetta da un muro di bugie). La frase chiude il film e, probabilmente, non si poteva scegliere epiteto migliore per una piccola pellicola tanto raffinata quanto diffcilmente decifrabile, in cui è quasi impossibile scorgere la verità tra le alte e muscolose bugie che la circondano.
Se mai il film vedrà l’uscita in sala (e con la politica distributiva italiana è cosa assai difficile) consigliamo di non alzarsi dalla poltrona sino alla fine di tutti i titoli di coda. Solo così sarà possibile, infatti, scoprire il destino che ha atteso Garbo alla fine della guerra e, per i più cinefili, scovare i titoli delle tante pellicole presenti.
(Garbo, the man who saved the world), Regia: Edmon Roch; sceneggiatura: Edmon Roch, Isaki Lacuesta, María Hervera; fotografia: Beth Rourich, Joachim Bergamin, Gabriel Guerra; montaggio: Alexander Adams; musica: Fernando Velázquez; produzione: Ikiru Films; origine: Spagna 2008; durata: 88’;