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Genitori & Figli - Agitare bene prima dell’uso

Pubblicato il 2 marzo 2010 da Edoardo Zaccagnini


Genitori & Figli - Agitare bene prima dell'uso

Non basta parlare del presente, anzi approfittare del presente, per fare una buona commedia. Non basta annotare l’attuale, fotografarlo come fa un turista, per sentirsi un esponente della neo commedia all’italiana. Bisogna trasformare quel reale in una storia che sia buon cinema, e poi utilizzare quel cinema per far riflettere sulla realtà. Usare il film per far meglio comprendere il presente, per farlo osservare da una certa distanza, attraverso un punto di vista saggio, acuto, artistico, intellettuale. Mostrare al pubblico quella porzione invisibile di presente, quel retrobottega invalicabile ai tanti che non leggono, che spendono quelle due lire che hanno e che poi, l’unico film che vedono, alla fine è una commedia, perchè così non corrono il rischio di non capire e di sentirsi sottilmente, inafferrabilmente e nuovamente tagliati fuori. Giovanni Veronesi, ormai lontanissimo dalla freschezza di Viola bacia tutti, film semplice ma ben costruito, dall’energia di Che ne sarà di noi, film caldo e persino vibrante, toh, pure dal primo capitolo di Manuale d’amore, pellicola brillante e divertente davvero, tutti film che, brutto segno, più Veronesi fa film e più diventano positivi, oggi, dopo l’irritante Italians, prende i temi e i problemi del nostro oggi e li impagina in una prosa scolastica senza acuti, senza genio, senza frustino, senza cambi di passo e senza provocarci né amarezza né grandi sorrisi. Nel primo caso non lo aiuta nessuno, e il risultato è totalmente insufficiente. Nel secondo caso, nel campo cioè della simpatia, in qualche modo lo salvano una truppa di attori navigati, esperti e talentuosi. Placido si impegna e si impenna nella cosa che da qualche anno gli riesce meglio, ovvero nella capacità di calarsi in piccoli efficaci ruoli. Non si contano più, ormai, i non protagonisti personaggi che egli interpreta nei film, non solo commedie, appartenenti ad altri registi. La Littizzetto sfrutta tutta la sua verve da donna non bella ma piena di energia, e di una certa ironica saggezza, e ci regala qualche uscita intelligente. Orlando pure, riempie il suo copione di sfumature interessanti e buffe, e se ci aggiungiamo la simpatia popolare del familiare Tortora, o l’esperienza della sempre stimabile Degli Esposti, ecco là che in fatto di visi, corpi, voci e performances, qualche via d’uscita dal fallimento la troviamo. Se poi appuntiamo che pure i giovani di questo film, Propizio a parte, ormai collaudato anche se un po’ prigioniero nella parte del maschietto tutta periferia e spontaneità, non sono affatto male, vedi anche la protagonista Chiara Passarelli, va da sé che l’ultimo dei problemi di Genitori e figli - Agitare bene prima dell’uso, è l’interpretazione o più in generale il cast. Il nodo centrale, invece, l’attendibile irrisolto di questo film popolare nel senso non migliore del termine, è nello scarto che c’è tra l’individuazione del tema/problema e la trasformazione in un prodotto di valore e per ciò universalmente godibile e/o efficace. Si dirà, il problema non è l’artista ma è il suo pubblico, ormai incapace di apprezzare quella distanza tra il reale e la sua rielaborazione. E allora null’altro può l’autore che parlare l’unica lingua che il suo pubblico può comprendere, e per ciò ascoltare, pagando pure il prezzo del biglietto. Balle, viene da pensare, il pubblico non è mai tanto stupido, e ce lo insegna un film recente, La prima cosa bella, che era popolare, si, ma che è stato valido e per tutti i palati, e che ha fatto commuovere e godere la quasi maggioranza di quelli che lo hanno visto, coltissimi ed impiegati, popolaccio o buonissima borghesia, perchè viviamo ancora d’emozioni, e preghiamo Dio tutti, magari senza esserne coscienti, quelli che guardano i reality e quelli che la tv nemmeno ce l’hanno, e sull’autobus leggono i libri, che arrivi qualcuno e ce le sprigioni. E poi, è stata proprio la commedia all’italiana a mettere d’accordo tutti, ad unire gli intellettuali e gli operai in un unico grande fiume d’emozioni e di amaro divertimento. Ed ha fatto capire a tutti, scopini e chirurghi, chi eravamo, da dove venivamo e dove stavamo andando. Il fatto, forse, è che Giovanni Veronesi, ben, o mal, a seconda dei punti di vista, consigliato dal suo produttore di fiducia, Aurelio De Laurentiis, sa bene che non ci vuole il grande romanzo popolare per fare i soldi, perchè basta un tema accattivante ed attuale, sorretto da un ottimo battage pubblicitario, per portare a casa l’importante. Poi se la gente non si emoziona, se non riflette e si diverte così e così, pazienza, tanto l’anno dopo torna (misteriosamente) lo stesso. Peccato, perchè dall’adolescenza di oggi si possono ricavare racconti di grande valore. Povera quest’età, a proposito, così fragile e delicata, così pressata dall’esterno tanto da mettere da parte il proprio sentire in nome del modello dominante, problema orribile oltrechè terribile, agghiacciante l’idea di fare sesso con il primo che capita solo perchè altrimenti si rimane vergini e quindi si diventa soggetti, oppure tardoni, cavolo a quindici anni.. Ma questo scottante argomento, Genitori e figli, lo spruzza soltanto, e ce ne fa sentire giusto l’odore. E lo stesso dalla famiglia di oggi, serbatoio infinito di storie paradigmatiche e particolari che aspettano solo di essere raccontate. E invece Veronesi, uno con tanti mezzi a disposizione, infarcisce di luoghi comuni e situazioni ad effetto e ad immediata riconoscibilità. La superficialità regna, il pubblico non fa una piega. Figurarsi, non l’ha fatta l’anno scorso, perchè dovrebbe farla quest’anno, che almeno c’è un pò più di garbo, una scorrevolezza maggiore ed un legame col paese leggermente più saldo? Ma le commedie di valore restano, questi filmetti acchiappa week end, invece, spietati e nulli, spariscono dopo un’irritante abbuffata di italiani. E riconsoliamoci con l’aglietto, fino a che non ne sopporteremo più la puzza..


CAST & CREDITS

Regia: Giovanni Veronesi, sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Andrea Agnello, fotografia: Tani Carnevari; montaggio: Marco Spoletini; interpreti: Chiara Passarelli, Michele Placido, Silvio Orlando, Margherita Buy, Luciana Littizzetto, Max Tortora, Elena Sofia Ricci, Emanuele Propizio, produzione: Aurelio e Luigi De Laurentiis per Filmauro, distribuzione: Filmauro


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