Ghosted

Ghosted è parola dello slang carcerario per indicare un prigioniero che viene fatto sparire e trasferito coattamente in un’altra prigione. Così la sorte dei violenti e di chi, al contrario, subisce dietro le sbarre una persecuzione sistematica da parte degli altri carcerati.
Location del film di Craig Viveiros è, com’è intuibile, una prigione inglese. Protagonista è Jack, che sconta una pena di più di 4 anni per aver ucciso un uomo che stava rubando in casa della madre. Jack fuori ha una moglie, che lo abbandona all’inizio del film, e aveva un figlio piccolo, morto in circostanze che non scopriremo fino alla fine. Al protagonista non sembra restare molto, dal momento che gli viene tolta anche la prospettiva di riunirsi alla moglie una volta fuori dalla prigione (cosa che avverrà in pochi mesi). Almeno finché dal penitenziario minorile non fa il suo arrivo Paul, che sconta una pena per incendio doloso, e che Jack decide di difendere dalle attenzioni dei membri dell’ala violenta del carcere, capeggiati dal viscido Clay.
Si tratta insomma di una storia di redenzione, dell’instaurarsi di un rapporto quasi filiale tra due persone, della ricerca di una ragione per riappacificarsi con se stessi dopo i crimini commessi e dopo aver perso tutto.
E’ un film duro, Ghosted, tutto incentrato su una fotografia plumbea che ben rende l’atmosfera opprimente del carcere e tutte le sue insidie. I personaggi principali e quelli secondari sono ben costruiti, hanno un vero spessore nonostante corrispondano alle tipizzazioni classiche dei carcerati: i cattivi, i saggi, i “buoni”, le spie ... La storia riesce ad essere appassionante pur nella sua appartenenza ad un genere, quello carcerario, su cui sono state fatte dozzine di film. Purtroppo alcune soluzioni narrative e stilistiche un po’ forzate e ingenue abbassano il livello, mediamente alto, di questa pellicola: il patetismo dei filmini familiari con il figlio di Jack, la prevedibilità del colpo di scena finale, la strisciante allusione al destino per quanto riguarda le sorti dei due protagonisti. Cadute di stile che però non guastano eccessivamente la visione di Ghosted (peraltro primo lungometraggio di Viveiros, anche sceneggiatore), storia “morale” e intenzionata a far riflettere, ma soprattutto in grado di tenere sempre desta l’attenzione dello spettatore.
(Ghosted) Regia: Craig Viveiros; sceneggiatura: Craig Viveiros; fotografia: James Friend; montaggio: Kelvin Hutchins, Sam White; musica: Simon Williams, Amory Leader; scenografia: Danny Rogers ; interpreti: John Lynch (Jack), Martin Compston (Paul), David Schofield (Donner), Craig Parkinson (Clay); produzione: Motion Picture House, London Film and Media; origine: Regno Unito; durata: 102’.
