Gigantic - Torino Film Festival 2008 - Fuori Concorso

È un debutto più che positivo quello di Matt Aselton nel lungometraggio. Il suo Gigantic di cui firma anche la sceneggiatura in collaborazione con Adam Nagata è una commedia nera ma non troppo. Quelle portate in scena sono le complesse e variegate relazioni famigliari dei personaggi sullo sfondo di una storia d’amore che lega i due bizzarri protagonisti e le loro aspirazioni. Lo scenario urbano cha fa da intera cornice alla vicenda concorre a rendere ancora più corposa l’introspezione cercata da Aselton. Al centro infatti della sua macchina da presa è la ricerca di se che il protagonista, concepito da genitori già in età adulta, compie in un’età di passaggio in cui si iniziano a tirare le somme e a scegliere il proprio futuro.
Brian ha un sogno che coltiva sin dalla tenera età: adottare una bambina cinese. Poco importa l’avere appena ventotto anni, essere single e con un lavoro (impiegato in una rivendita di materassi pregiati) non proprio redditizio. Questo suo chiodo fisso coinvolge sia la sua famiglia (i vecchi genitori ed i ricchi fratelli) sia la sua stralunata compagna Happy, figlia eccentrica di un miliardario ancora più eccentrico interpretato da John Goodman. Completa il quadro un singolare barbone, di cui sino al termine non si intuisce né l’identità né la funzione (e forse questo è l’unica ombra della pellicola), che tenta in ogni modo e con ogni mezzo di attentare alla vita di Brian.
Il lavoro del regista è evidenziato dalla cura con cui ogni personaggio trova all’interno del racconto piena definizione. In questo è sicuramente facilitato dall’ottima prova dei suoi interpreti. Su tutti Paul Dano, reduce dal successo de Il petroliere e John Goodman. Quest’ultimo destinatario di poche pose ma assolutamente irresistibile nello slang e nella capacità di rendere credibile questo magnate della finanza ossessionato dai dolori reumatici ed in grado di sconfiggere il cancro solo grazie alla meditazione.
L’uso di lenti mediolunghe, poi, approfondisce ancora di più lo sguardo indagatore di Aselton restituendo in chi osserva una sensazione assai vicina ad un simpatico e mai morboso voyeurismo. Il montaggio rapido e pulito bene asseconda una scrittura brillante. Proprio la sceneggiatura è uno degli elementi migliori della pellicola. Mai troppo pesante senza però scadere nella ripetizione e nel già visto, rischio sempre in agguato per commedie di questo tipo. La storia d’amore che nasce e cresce, pur in maniera atipica, tra Brian e Happy è raccontata seguendo il ritmo scanzonato e mai troppo serioso che caratterizza l’intero film. Anche i momenti di crisi, o pseudo tali, non divengono in alcun momento, facendoci tirare un bel sospiro di sollievo, espedienti per accentuare un qualche patetismo.
(Gigantic); Regia: Matt Aselton; soggetto e sceneggiatura: Matt Aselton, Adam Nagata; fotografia: Peter Donahue; montaggio: Beatrice Sisul; musica: Roddy Bottum; interpreti: Paul Dano (Brian), John Goodman (Al Lolly), Zooey Deschanel (Harriet Lolly), Ed Asner (Kirby Weathersby), Jane Alexander (Barbara Weathersby); produzione: Epoch Films, Killer Films, John Wells Production; origine:Usa, 2008; durata: 97’
