Giulia non esce la sera (Conferenza stampa)

In una sala del cinema Quattro Fontane a Roma viene presentata la conferenza stampa del film, preceduta dalla proiezione del videoclip della canzone Piangi Roma, cantata dai Baustelle insieme a Valeria Golino e presente nei titoli di coda. Intervengono il regista Giuseppe Piccioni, gli attori Valerio Mastandrea, Valeria Golino, Sonia Bergamasco, Domiziana Cardinali, Piera Degli Esposti, Antonia Liskova, il cantante dei Baustelle Francesco Bianconi e i produttori Lionello Cerri e Caterina D’Amico. Il film è una produzione Rai Cinema e Lumière & Co., distribuito dalla 01 ed esce nelle sale in circa 180 copie.
Ci racconta com’è nato il progetto?
G. P.: Il progetto nasce in seguito a un momento in cui non sapevo bene che direzione prendere, ho cominciato davvero ad andare in piscina, anche se io a differenza di Valerio Mastandrea sapevo già nuotare. Poi ho cominciato a pensare che la piscina fosse un ambiente curioso, uno dei pochi posti in cui si fa un’attività sportiva senza essere realmente in contatto con gli altri e in cui ci si trova un po’ scollegati dal mondo esterno. Da questo spunto poteva uscire fuori qualsiasi cosa, poi ho incontrato Federica Pontremoli e abbiamo cominciato a pensare a una storia vera e propria. Si è delineato un personaggio che è quello di uno scrittore, che è difficile di solito raccontare nei film, anche perché noi non volevamo tratteggiare quello che è il mondo letterario; ci siamo presi una certa libertà anche rispetto alla struttura della sceneggiatura e questo è stato possibile grazie alle nostre capacità, al lavoro fatto con gli attori e con i tecnici per avere un maggior grado di generosità, liberi da preoccupazioni. Questo riguarda anche il rapporto con i produttori, che hanno avuto il coraggio di credere in questa storia, e quello con i Baustelle, il gruppo che ha curato le musiche del film, di cui io apprezzo molto il lavoro e con i quali abbiamo scambiato pareri e passioni musicali che abbiamo in comune. Io amo molto le canzonette ma anche una certa canzone d’autore francese, e questo mi pare sia evidente nel film. Infine fatemi ringraziare questo splendido coro di voci d’attori, che mi ha dato una grande mano nella realizzazione di questo progetto.
Come hai lavorato con il regista e come ti sei preparata per interpretare questo personaggio così toccante?
V. G.: Quando Giuseppe mi ha proposto il film era ancora in fase di scrittura, ma io ho subito accettato senza leggere nulla. Quindi sono entrata nel film abbastanza presto, ho visto la sceneggiatura cambiare di volta in volta, sia nel tono sia per quel che riguarda il mio personaggio, e quando mancava un mese all’inizio delle riprese abbiamo anche fatto degli incontri in un carcere femminile con delle detenute. Questo è successo due volte, nel carcere di Velletri. C’era un certo pudore anche perché non sono stati incontri lunghissimi, che però a me sono serviti molto proprio per l’aria che doveva avere lei, per sentire dov’era Giulia tutte le volte che non la vedevamo. Questo carcere devo dire che mi è sembrato diverso da come me l’aspettavo: non voglio dire che era un luogo gradevole però di certo l’ho trovato umano. Alla fine ho parlato con Giuseppe, con Valerio che è arrivato successivamente e ci siamo confrontati, anche polemicamente a volte, sul lavoro da fare.
V. M.: Si, in effetti abbiamo discusso molto di questo film e ne continuiamo a discutere ancora adesso. Abbiamo fatto un lavoro tutti insieme sulla sceneggiatura che è durato a lungo. Il personaggio che faccio io, a mio avviso, è un’occasione per poter parlare di molte cose che penso non vadano bene in questo Paese. Ha delle sfumature che mi fanno pensare tanto. È qualcosa che con Giuseppe, che io reputo un regista elegante, non abbiamo smesso di parlarne fino ad oggi.
G. P.: Io credo che Valerio abbia fatto un gran lavoro su questo personaggio. È un personaggio abbastanza anomalo il suo, nel senso che sembra avere delle ambizioni ma nello stesso tempo sembra volerle fuggire. Anche nel suo rapporto con Giulia, sembra innamorarsi ad un certo punto di questa donna e lasciarsi travolgere da lei ma alla fine non riesce a fermarla. Penso che esprima bene alcune caratteristiche di coloro che si occupano di produzione culturale e artistica in questo Paese; è un personaggio quasi mai compatibile con gli aspetti del suo carattere, è sfuggente, non riesce ad avere una presa sulla realtà e a vivere realmente la vita, ed è la cosa che ha in comune con il personaggio di Giulia. Sono tutti e due personaggi in qualche modo affacciati alla vita che però non vivono e non sono immersi fino in fondo in questo fiume. Poi, attraverso i racconti di Guido, che sono dei racconti lontani dalla realtà, onirici, capiamo che è un personaggio che aspetta di essere trascinato da qualcosa. Insomma, alla fine il film è stato faticoso per tanti motivi soprattutto nello sforzo fatto con gli attori di non renderlo prevedibile.
Lei si sente più Giulia o più Guido?
G. P.: Beh, penso che Giulia sia una specie di ombra di Guido. Nel film ci sono anche delle corrispondenze curiose, come ad esempio il fatto che entrambi i personaggi hanno una figlia, il fatto che la lettera iniziale dei loro nomi sia la G. Sono state delle cose scoperte un po’ per caso, non studiate a tavolino. Penso però che Giulia rappresenti qualcosa che appartiene a Guido, anche il fatto di mettere in campo la passione, i sentimenti e il fare delle scelte. Entrambi i personaggi, secondo me, sono in una sorta di libertà vigilata, però lei ha dissipato la sua vita mentre Guido rimane lì affacciato senza riuscire a manifestarsi. Il personaggio di Valerio, poi, rappresenta un po’ il tipo di intellettuale che non interviene sul mondo, che non sceglie, non vive. Non c’è corrispondenza tra la sua vita artistica, letteraria e quella personale, privata. Sono gli intellettuali di professione, gli opinionisti quelli a cui mi riferisco di cui il Paese è pieno ma che alla fine non sono quelli che cambiano il mondo. Giulia rappresenterebbe in fin dei conti per Guido la possibilità di una vita più autentica, che lui però si lascia sfuggire.
Puoi descriverci meglio il lavoro fatto sul tuo personaggio?
V. M.: Per me il fatto di interpretare personaggi che non condivido è sempre stata una buona opportunità sia come attore che come persona. La solitudine di Guido a mio avviso è diversa però da quella di Giulia, soprattutto perché lei ha un’esperienza che la porta a questa solitudine mentre io apparentemente ho tutto per non essere solo; il mio è più un vezzo, quello di un certo tipo di intellettuale del nostro Paese, come dicevamo prima. Io non credo in queste persone rigide, riservate, che non si mettono mai in discussione, che non sbagliano mai perché non osano mai. Alla fine non è possibile che l’incontro sentimentale possa sconvolgere la vita di queste persone, e infatti così capita a Guido. Le sue difficoltà nel vivere le porta anche nell’amare; l’unica responsabilità che si prende è enorme, cioè quella di scrivere la lettera per lei alla figlia. Quindi è questo quello su cui continuo a riflettere, sul valore di un uomo così.
Guardando ai titoli di coda e al videoclip fatto con i Baustelle, come ti sei trovata in questa nuova veste di cantante?
V. G.: Giuseppe mi ha chiesto di cantare parte della canzone insieme a Francesco e Rachele e io ero un po’ stupita all’inizio, come sempre succede con le cose che non sai fare e che però vorresti saper fare, soprattutto nel caso della musica. Ho sentito questa canzone, talmente bella di per sé con le voci dei due cantanti che ho avuto qualche dubbio. Poi l’abbiamo fatta e devo dire che è venuta bene, anche se io non l’ho ancora vista unita alle immagini del film. Credo che Giuseppe abbia voluto questo mio innesto nella canzone, proprio perché c’è una sorta di continuazione emotiva del personaggio di Giulia. In fondo, questa non è la classica canzone dei titoli di coda che siamo abituati a vedere nei film, più legata a logiche di marketing.
Quanto sentite anomalo questo film, in senso positivo, rispetto alle cose che siamo abituati a vedere prodotte abitualmente in Italia?
C. D.: La storia di questo film a me personalmente ha sorpreso molto. Mi piaceva l’incontro così dichiarato e spudorato con una vitalità talmente dirompente da diventare tragica. Il personaggio di Valeria è un personaggio meraviglioso, al contrario di quello di Guido che è un personaggio negativo, che non riesce a smuoversi e rimane ancorato a tutte quelle scorie di cui ha parlato prima Valerio. Quindi era bello questo incontro, inconsueto nel panorama del nostro cinema. In fondo, il nostro cinema ha sempre paura delle storie e dei personaggi forti ma in questo caso si è avuto il coraggio di rischiare.
