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Gravity

Pubblicato il 3 ottobre 2013 da Giammario Di Risio
VOTO:


Gravity

L’incipit è un piano sequenza della bellezza di diciassette minuti (!), che ci affascina per tecnica e rigore stilistico. La madre terra è lontana 600 km e i due eroi fluttuano nell’oscurità in cerca di soluzioni. Tutto è fagocitato dal silenzio e dal vuoto, dall’angoscia e dallo stupore, mentre i frammenti di una vita lentamente cercano di risorgere.

Siamo ai confini dell’universo e l’esperto astronauta americano Matt Kowalsky è in ricognizione con un ingegnere spaziale alla sua prima missione, la dottoressa Ryan Stone, per un controllo della navicella STS – N57 . Nel silenzio atipico giunge, dal Centro Spaziale, la notizia dell’imminente arrivo di una tempesta di detriti causata dalla collisione di due satelliti russi. Kowalsky cercherà in tutti i modi di proteggere e guidare nel vuoto cosmico la dottoressa, ma quest’ultima dovrà attingere alle sue forze più recondite per salvarsi.

Gravity, del talentuoso e visionario regista messicano Alfonso Cuarón, è uno sci–fi thriller angoscioso che colpisce in primo luogo per la forza del proprio linguaggio. Piani sequenza e long take sono i profeti che ci raccontano l’esperienza di due esseri umani catapultati in un mondo oscuro che non ha bisogno dei protocolli della Terra, viceversa presenta regole e tempi diversi, minacciosi e affascinanti al tempo stesso. I detriti, che schizzano a velocità supersonica, diventano la beffa per un’umanità rea di voler avere il controllo su tutto, in particolare sull’universo. E allora sembrerebbe più giusto passare lo shock per poi coscienziosamente riprendersi: da qui i distillati sul passato traumatico della dottoressa, l’ironia tipicamente americana di Kowalsky e la bellezza della Terra che osserva silenziosa e pacifica il caos che la circonda. Il vero protagonista è la dottoressa, non a caso è lei l’unico personaggio che gode tecnicamente della soggettiva, nelle uniche sequenze in cui i movimenti di macchina sono nevrotici e richiamano, per qualità visiva e ricerca del dettaglio, le interfacce del videogame ultima generazione.

Un film di livello, che a volte potrebbe dare l’impressione di voler raccontare troppo, e facciamo riferimento alla tematica politica, con satelliti americani, russi e cinesi che si spartiscono le parabole dei due eroi o l’eccessiva altalena di stasi e stadi tensivi dell’ultima mezz’ora. Grande prova attoriale per Sandra Bullock, sublime quando metaforizza il momento più autentico di una vita, il parto, nella sequenza a più alto coefficiente tensivo.


CAST & CREDITS

(Gravity); Regia: Alfonso Cuarón sceneggiatura: Alfonso Cuarón, Jonas Cuarón; fotografia: Emmanuel Lubezki; montaggio: Alfonso Cuarón, Mark Sanger; musica: Steven Price; interpreti: Sandra Bullock, George Clooney; produzione: David Heyman; origine: U.S.A., 2013; durata: 91’


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