X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Gravity (Conferenza Stampa)

Pubblicato il 28 agosto 2013 da Giammario Di Risio


Gravity (Conferenza Stampa)

Ad Alfonso Cuarón ci sono voluti quasi quattro anni, tre solo di lavorazione, per portare in sala la sua ultima creatura: Gravity. L’attesa però ha portato i suoi frutti, visto che il film è stato presentato, in prima mondiale, alla settantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, aprendo, di fatto, i battenti della kermesse. Ottanta milioni di dollari ben spesi, per un viaggio nello spazio portato avanti da due grandi attori, che qui si mostrano affiatati e credibili: Sandra Bullock e George Clooney. I nostri, insieme al figlio di Cuarón, Jonas, che ha curato con il padre la sceneggiatura, hanno incontrato i giornalisti nella Sala conferenze del Palazzo del Casinò.

Tantissime le domande degli addetti ai lavori, con quest’ultimi che si sono concentrati soprattutto sul personaggio della Bullock, l’androgina dottoressa Ryan Stone, descritta così dall’attrice: è una donna che sembrerebbe aver rimosso tutto ciò che appartiene al materno e all’inizio si comporta quasi fosse una macchina. Per questo personaggio mi sono affidata molto alle indicazioni di Alfonso; volevo entrare nella sua visione per cercare di rappresentare al meglio le sue idee.

Il regista di grandi opere come Y Tu Mama Tambien (2001) e Children of Men (2006) ha poi chiosato sulla lavorazione del film: c’è voluto del tempo e la sfida più grande era riuscire a far abituare tutto il cast, dai disegnatori fino agli attori, a pensare in una modalità differente. Il nostro cervello è abituato a ragionare in un ambiente gravitazionale mentre qui dovevamo cercare di descrivere al meglio uno spazio dove tutto risulta privo di pesantezza. Non abbiamo certo realizzato un documentario ma il nostro intento era quello di riuscire ad assorbire al meglio l’atmosfera di vuoto data dall’universo, per farla confluire poi all’interno dei personaggi. Quest’ultimi vivono continuamente la metafora dello spazio: un gioca al massacro tra vita e vuoto, senso di morte e rinascita.

Disponibile e sorridente anche George Clooney che, nonostante nel film sia subalterno al personaggio della Bullock, in conferenza è stato tempestato di domande dimostrando “fedeltà” ad alcune linee drammaturgiche dell’astronauta Kowalsky: Come mi sono preparato per questo personaggio? Semplice, io e Sandra abbiamo fatto molto yoga e poi ho bevuto molta vodka (sorridendo e alludendo a un passaggio ironico presente nel film). Evitando di scivolare in dialettiche politiche, con riferimento alla tensione crescente tra Stati Uniti e Siria, Clooney ha poi ammesso di possedere un satellite con obiettivo sul Sudan, per controllare la situazione e sensibilizzare l’opinione pubblica in caso di atrocità contro la popolazione civile.

Molto interessante il focus di Jonas Cuarón, che ha sensibilizzato la platea sul doppio binario caratterizzante la genesi del film: da un lato un percorso fatto di suspence e dall’altro lato una riflessione sul nostro contemporaneo mediante la solitudine terrificante dei due protagonisti. Il figlio d’arte ha sottolineato infine la struttura granitica della sceneggiatura, che ha consentito alla coppia Bullock/Clooney di somministrare allo spettatore tensione, ansia ma anche dosi di virtuosa ironia.

Concludiamo con un riferimento al tema dei detriti: bulloni, corde, viti, pannelli, che sfrecciano nello spazio e innescano l’intreccio di Gravity. Tutti elementi che metaforizzano il nostro passato, la volontà dell’essere umano di conoscere il mistero del cosmo senza riflettere sulle conseguenze di questa ricerca. Le “minacce” non arrivano da mondi/universi sconosciuti ma da oggetti vaganti la cui obsolescenza è perfettamente sottolineata dal film. Un film che avrà sicuramente un ruolo da protagonista nella prossima corsa agli Oscar.


Enregistrer au format PDF