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HOLLYWOODLAND

Pubblicato il 22 marzo 2007 da Giampiero Francesca


HOLLYWOODLAND

16 giugno 1959: il corpo di George Reeves, mitico Superman del piccolo schermo, viene trovato senza vita nella sua camera da letto. Per la polizia è suicidio. Allen Coulter (The Soprano, Sex and the city) e lo sceneggiatore Paul Bernbaum scovano in questo fatto di cronaca lo spunto per mettere in piedi un classicissimo noir. Hollywwodland è infatti una pellicola che rispecchia in pieno i canoni del poliziesco americano, dall’ambientazione, che per periodo e location appare chiaramente ellroyiana, alla costruzione dei personaggi.
Come non riconoscere le maschere classiche del detective mal in arnese, squattrinato e inaffidabile o la "femme fatal" capace di irretire anche il più solido degli uomini?
Attraverso una continua serie di fashback Coulter rievoca la vita di Reeves (Ben Affleck), vista tramite gli occhi di Luis Simo (Adrian Brody) e ci porta con l’investigatote a scandagliare le varie ipotesi di omicidio. Un impianto dunque chiaramente noir che, nel suo incedere lento, cede spesso al mél. Così il ruolo principale lo svolgono le relazioni di Reeves, i suoi amori, la sua vita e, anche quando l’attenzione si sposta sulle ricerche di Simo, la sua vita privata sembra sempre più importante delle indagini.
All’esordio sul grande schermo Coulter approfitta della storia di Reeves per parlare di ciò che conosce meglio, del mondo che lo ha reso famoso, della televisione. Il piccolo schermo diventa, fin dal 1959, un mezzo dalla potenza incontenibile, in grado di diffondere il suo verbo senza limite. Il fulcro drammatico della pellicola risiede proprio nel potere della televisione di annullare l’identità: il tubo catodico fagocita George Reeves e ci restituisce Superman. Per il pubblico George non esiste, Superman sì. La riflessione indotta, seppur nel contesto rilassato e rilassante di un mélo-noir, è piuttosto inquietante se paragonata al potere di persuasione che oggi, a cinquant’anni di distanza, ha raggiunto la televisione. La perdita dell’identità che allora colpiva solo pochi addetti ai lavori è, ormai, un fenomeno di massa, che strisciando coinvolge un numero crescente di persone. Gente pronta ad annullare se stessa pur di apparire (come, del resto, Reeves prima d’esser Clarke Kent) ma ignara delle possibili conseguenze.


CAST & CREDITS

(Hollywoodland); Regia: Alan Coulter; sceneggiatura: Paul Bernbaum; fotografia: Jonathan Freeman; montaggio: Michael Berenbaum; musica: Marcelo Zarvos; interpreti: Adrien Brody, Ben Affleck, Diane Lane, Bob Hoskins, Robin Tunney; produzione: Glenn Williamson; origine: USA 2006; distribuzione: Buena Vista; durata: 125’; webinfo: Sito ufficiale


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