I pirati dei caraibi:ai confini del mondo

Terzo capitolo della saga dei pirati: quello finale? Forse! Probabilmente, comunque, è il più personale dei tre girati da Verbinski. Al centro della vicenda, che si articola in una messa in scena suggestiva e visivamente ammaliante, ci sono i nostri eroi Will (Orlando Bloom), Swann (Keira Knightley) e Barbossa (Geoffry Rush), tutti intenti a riportare in vita Jack Sparrow (Johnny Depp) per riunire la fratellanza dei pirati e sconfiggere insieme il nemico comune Lord Cutler Beckett (Tom Hollander). In una sequela di doppi e tripli giochi, in cui ogni personaggio ha come unica ragione le proprie (ragioni) e allo stesso tempo la (ragion) comune, tutto ci appare ’irrimediabilmente’ simpatico, ironico ed accattivante.
Nelle otre due ore e cinquanta (forse troppe) il film ci rimanda ad una dimensione fanciullesca: ed se supportato da tale sguardo, la fruizione appare fantastica, avvincente e fragorosa. Il gigioneggiare e gli atteggiamenti stralunati del capitano Sparrow, ad esempio, rappresentano, in definitiva, uno spirito alieno dalla realtà che lo circonda, permeato di un romantico e perfino smargiasso sentimento di libertà. In tal modo va seguita la storia, che acuisce via via significato e dignità, e mostra tutte le qualità di una sana opera d’evasione.
Gore Verbinsky domina ogni fotogramma, e ci regala una regia attenta e asciutta in cui l’evolversi delle vicende è trattato attraverso l’utilizzo personale degli effetti speciali che si sviluppano su due piani paralleli: alla semplice e sterile spettacolarità si aggrega una più profonda scelta di raccontare un universo giocoso e irriverente, più fedele e vicino ai personaggi e alla loro dimensione, piuttosto che al loro dinamismo o alla loro pura narrazione. Enfatica ed emozionante risulta in tal modo la sequenza dello scontro finale, in cui, alla deflagrazione della nave nemica, corrisponde l’implosione del villain. Significativa la presenza delle tre figure paterne dei tre personaggi principali: figure-simbolo della natura sentimentale-emotiva degli stessi figli. Su tutti, va ricordato un istrionico Keith Richards, padre di Jack Sparrow.
Capace ed efficace è la direzione del nutrito gruppo di attori, la cui presenza scenica è asservita alle logiche di equilibrio narrativo, tanto che anche al personaggio minore è dedicato il dovuto riguardo: segno, questo, di una scrittura lucida, che tende però a volte a perdersi in alcuni snodi intricati.
Evidente, infine, risulta il tributo audio-visivo riservato alla lezione di Sergio Leone: ai primi piani dei personaggi che si scrutano a vicenda, Hans Zimmer accosta una musica che riecheggia, immancabilmente, Morricone.
(Pirates of the Caribbean: At world’s end); Regia: Gore Verbinski; sceneggiatura: Ted Elliot, Terry Rossio; fotografia: Dariusz Wolski; montaggio: Craig Wood, Stephen Rivkin; musica: Hans Zimmer; costumi: Penny Rose; interpreti: Jonny Depp (Jack Sparrow), Orlando Bloom (Will Turner), Geoffry Rush (Barbossa), Keira Knightley (Elizabeth Swann), Chow Yun-Fat (Sao Feng), Jonathan Pryce (Watherby Swann); produzione: Jerry Bruckheimer & Walt Disney Pictures; distribuzione: Buena Vista Internetional; origine: U.S.A.; durata: 169 min.; web info: sito italiano ; web info: sito internazionale
