IL BACIO DELL’ORSO

Bodrov ha sempre realizzato film realistici con una coda fantastica, stavolta sceglie di fare il contrario. Il perché di questa escursione nel mondo circense, nella favola, è il quesito che si sente un po’ ovunque in giro, compreso il dubbio che sia veramente lui lo stesso regista de Il prigioniero del Caucaso. Non solo è lui ma udite udite c’è un certo Terrence Malick collaboratore non accreditato alla sceneggiatura. In quale immaginario popolare avrà pescato Sergeij senior per la sua storia dell’orso che diventa un ragazzo per salvare la fanciulla solitaria del circo? Orfeo, Esopo, Collodi, queste storie si conoscono bene pure da noi: il circo luogo senza tempo, cerchio nel quale le passioni si amplificano in una mescolanza bella e grottesca, un orso, un viaggio per l’Europa e ritorno felice. Per Bear’s Kiss si potrebbe anche azzardare il pronostico di vittoria finale, ma al Giffoni... Ma non ci si può mai arrendere così e credere davvero che questo sia tutto; bisogna dover pensare che Bear’s Kiss abbia qualcosa di più, magari non espressa. La si può riconoscere almeno nella costante secondo la quale nei film di Bodrov, di qualunque cosa parlino, la Russia si rispecchia, tanto spesso con la variante del russo lontano dal suo paese. In Decisione rapida dello scorso anno si trattava di un ricco mafioso russo a Los Angeles e della sua poeticissima fine provocata da lui stesso nell’arco di una sola notte. Qui invece troviamo, in una scena, due equilibristi compiere uno spericolato esercizio, appesi a un alto edificio. Uno dice: sono pazzi gli spagnoli; uno spagnolo risponde: sono russi! Anche qui il ritorno è una chiave di volta, il ragazzo-orso (l’ottimo Sergeij Bodrov jr. as Danila Bagrov della saga di Balabanov) “deve” sempre tornare, nella foresta, in Siberia. Forse è eccessivo per due orsetti teneramente innamorati ipotizzare che questo film parla della nazione ma è altrettando difficile pensare che Bodrov, bravo e conosciuto da permettersi molto, abbia scelto questa strada. Ma il suo essere regista senza riferimento di alcuna scuola lo rende comunque - almeno affettivamente - interessante, più di tanti suoi colleghi del cinema russo pedissequamente divaricati su una realtà magmatica inghiottita senza poesia.
[4 settembre 2002]
regia: Sergeij Bodrov, interpreti: Sergeij Bodrov jr., Keith Allen, Maurizio Donadoni, origine: Russia 2002
