X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Il caso dell’infedele Klara

Pubblicato il 1 aprile 2009 da Edoardo Zaccagnini


Il caso dell'infedele Klara

Sia chiaro che ogni regista è libero di fare i film che vuole. Anzi è bravo quel regista che più di tutti riesce a fare i film che sente suoi. Ed è liberissimo, allora, il nostro amico Roberto Faenza, di allontanarsi dalle strade già percorse e di affrontare quelle che più brividi e scoperte promettono di regalargli. Tra l’altro, questo ormai maturo regista italiano ci ha abituato ad un cinema fatto di film diversi tra loro. Quanto hanno in comune, per esempio, Forza Italia, Escalation, Mio Caro dott. Gräsler e Alla luce del sole? Non molto da un punto di vista fisico, linguistico. Qualcosa in più da uno contenustico, nella ricerca faenziana di affrontare la storia pubblica degli anni italiani: dalla satira anticapitalistica, pop e sessantottina, del primo film (Escalation), a quella caustica, “documentaria” e geniale di Forza Italia (progetto collettivo sulla messa in ridicolo della classe dirgente democristiana). Fino all’impegno civile di creare memoria cinematografica a Don Peppino Puglisi, il parroco del quartiere palermitano di Brancaccio ucciso per la strada dalla mafia. Il problema non è mai la forma, mai il contenitore, il problema è sempre il contenuto. Ci sono film di Faenza che definiamo buoni (tutti quelli che abbiamo citato poc’anzi) ed altri che definiamo meno buoni, addirittura pessimi. Tra questi rientrano I giorni dell’abbandono, sconclusionato e traballante racconto di una separazione sentimentale, e I vicere, fermo ed esangue di fronte al suo antenato viscontiano e poco attento ad esaltare il bel romanzo di Federico De Roberto. E tra le cadute faenziane, accorpate in maniera preoccupante nell’ultima fase della sua carriera, mettiamo anche, senza troppi dubbi e fatica, quest’ultimo film: Il caso dell’infedele Klara. Una pellicola senza spina dorsale che vorrebbe parlare di gelosia senza avere il tocco di Chabrol, che vorrebbe cercare una forma espressiva nuova per l’Italia (la stessa trovata con più successo da Rubini un pò di tempo prima, il film era Colpo d’occhio) senza aver capito bene come e perché. E’ una storia, quella dell’ (in) fedele Klara, che riprende e sciupa il romanzo di Michal Viewegh, che annulla le sue sfumature ed appiattisce i mali e le motivazioni di chiunque cammini e parli dentro la pellicola. Verrebbe da dire che Faernza si trovi più a suo agio con l’esterno pubblico, storico, collettivo, politico, che con l’intimo psicologico. E’ un’idea che viene in mente ripensando velocemente alla sua carriera, ma non esiste pensare di costringere un autore a non confrontarsi con tutte le sfide del suo mestiere. Il cinema italiano ha bisogno di un respiro più internazionale e di un linguaggio che non sia sempre quello legato al crudo realismo, spesso comprensibile totalmente soltanto da noi stessi italiani, oppure alla formula della commedia, immortale e vigliacca, per certi versi. E si sente nel film di Faenza, questo tentativo di internazionalizzare il prodotto, scegliendo Praga come location e conferendo a tutti i personaggi un’astrattezza valida universalmente. Il problema è che il film annoia e alla fine sfianca. Gli intrecci, così senza atmosfere significanti, sfiorano il ridicolo. Le interpretazioni non convincono e bisogna aggrapparsi al piacere di ritrovare nel cast la bravissima Kierston Wareing, protagonista del bel film di Loach, It’s a free world, per sentire un attimo di piccolo piacere scorrerci dentro.


CAST & CREDITS

(Il caso dell’infedele Klara); Regia: Roberto Faenza; sceneggiatura: Roberto Faenza, Maite Carpio; Marzio Casa, Valentina Leotta (Collaborazione), Hugh Fleetwood (Collaborazione); fotografia: Maurizio Calvesi; montaggio: Massimo Fiocchi; fotografia: Maurizio Calvesi; interpreti: Claudio Santamaria (Luca), Laura Chiatti (Klara), Iain Glen (Denis), Kierston Wareing (Nina); produzione: Elda Ferri per Jean Vigo e Medusa film; distribuzione: Medusa; origine: Italia, 2009; durata: 110’


Enregistrer au format PDF