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Il club di Jane Austen

Pubblicato il 18 gennaio 2008 da Fabiana Proietti


Il club di Jane Austen

Ci sono figure a cui il cinema si appassiona ciclicamente: due stagioni fa era il turno di Truman Capote, personaggio controverso e scrittore di valore, oggetto di ben due film. Il 2007 è stato invece l’anno di Jane Austen – la cui opera letteraria è stata saccheggiata nel tempo con esiti più o meno felici – con il biopic romanzato Becoming Jane e questo The Jane Austen Book Club, commedia ispirata ai suoi romanzi.
Se la vera forza motrice delle storie della Austen risiede non tanto negli intrecci sentimentali, pure appassionanti e intriganti, ma piuttosto nella descrizione acuta e puntuale della vita di società, fatta di leggi non scritte ma non per questo meno ferree, cosa succederebbe se dal villaggio inglese di fine Settecento le sue storie venissero trasportate in un altro villaggio non meno complesso, quello globale?

Questo l’assunto della pellicola di Robin Swicord, tratta dal romanzo di Karen Joy Fowler: raccontare storie à la manière de in un mondo che sembra ormai lontano anni luce dalle atmosfere campestri della Austen, dai lunghi pomeriggi piovosi e dai ricevimenti dove la buona società si mette in mostra.
Ecco pertanto le prime immagini del film dare vita a un montaggio serrato di storie di ordinaria follia quotidiana: combattimenti corpo a corpo con distributori-mangiasoldi, schiavitù da computer e cellulari, lotte per il parcheggio che fanno ripensare alle leggi darwiniane per la sopravvivenza della specie. In breve, tutti i disagi che l’efficientissima società tecnologica arreca all’individuo. Che per logica reazione, dunque, decide di combattere l’alienazione trovando il tempo per sedere in circolo e discutere di quell’obsoleto e bizzarro oggetto che è ormai il libro.
Nulla da obiettare eccetto forse che la povera Jane Austen viene tirata in ballo in modo assai poco convincente come musa ispiratrice delle vicende narrate nel film. Nelle sventure amorose della single allevatrice cinofila Jocelyn (Maria Bello), della moglie tradita Sylvia (Amy Brenneman) o della giovane Prudie, (Emily Blunt), insegnante di francese alle prese con un matrimonio infelice, difficilmente riecheggiano le trame e i personaggi della Austen, per quanto nel corso del film ognuna delle protagoniste si senta vicina a una delle sue eroine.
Quelle tracciate da Robin Swicord appaiono figure prive di spessore, cliché triti e ritriti a cui la commedia romantica ha assuefatto il proprio pubblico, dando l’impressione di scegliere le diverse tipologie femminili pescando a caso da manuali per cuori infranti.
Ma, soprattutto, la pecca più grave della pellicola sta nell’aver messo da parte proprio quell’analisi minuziosa del milieu sociale che rendeva i romanzi della Austen ben più complessi di semplici romanzetti rosa per signorine. I personaggi del film sono persino privi di un arco narrativo coerente, di un passato e di un futuro e non sono nemmeno prodotti di un preciso ambiente socioculturale, diventano infelici per dare origine al plot e ritornano felici perché lo stesso possa concludersi con un happy end. Ma allora perché scomodare un simile referente letterario per sfornare il più prolisso dei déjà-vu?

In fondo un remake moderno del romanzo più famoso di Jane Austen c’era già: quel Diario di Bridget Jones, (il primo capitolo, non l’orrido sequel!) che con vero spirito british trasportava le schermaglie sentimentali e i conflitti di classe di Pride and Prejudice nella Londra contemporanea, multietnica ma pur sempre svagata e a suo modo provinciale. Ma soprattutto capace di individuare nella pasticciona Bridget – trentenne single e sfortunata – la vera discendente delle protagoniste austeniane: impacciata e buffa come alcune sue deliziose comprimarie, ma anche dotata di buon cuore e del coraggio di vivere fino in fondo la sua passione come si confà ad ogni vera eroina da romanzo.


CAST & CREDITS

(The Jane Austen Book Club) Regia e Adattamento: Robin Swicord; soggetto: Karen Joy Fowler; fotografia: John Toon, ASC; montaggio: Maryann Brandon, A.C.E.; musiche: Aaron Zigman; scenografia: Rusty Smith; costumi: Johnetta Boone; interpreti: Maria Bello (Jocelyn), Amy Brenneman (Sylvia), Emily Blunt (Prudie), Hugh Dancy (Grigg), Maggie Grace (Allegra), Kathy Baker (Bernadette); produzione: John Calley e Robin Swicord con Mockingbird Productions; distribuzione: Sony Pictures Classics; origine: Usa 2007; durata: 105’; web info: [sito ufficiale>www.sonypictures.it/film/ilc...]


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