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IL CUSTODE

Pubblicato il 26 giugno 2006 da Matteo Botrugno


IL CUSTODE

Tobe Hopper è senza dubbio la più grande incognita del cinema horror. Chi si sentirebbe di escludere, da un’immaginaria classifica dei più importanti film di questo genere, opere come Non aprite quella porta, o il sempreverde Poltergeist? Ma come poter considerare invece l’autore texano uno tra i più grandi, quando la sua carriera, a parte i due lavori sopraccitati, non presenta lampi di genio significativi ed è costellata da scadenti produzioni televisive? Malignamente potremmo affermare che Hooper sia stato graziato dal destino inesorabile del dimenticatoio solo grazie a due perle, che spesso appaiono come veri e propri colpi di fortuna, piuttosto che come il frutto della mano di un vero maestro del genere. Ci aspettavano una prova decente quindi, lontana da quei coccodrilli assassini e da quelle squallide citazioni televisive di opere di veri maestri (come il suo Nightmare on Elm street versione TV). Dopo un quarto d’ora di visione, Il custode si rivela l’ennesimo buco nell’acqua.
Solita casa, solita cittadina, solita famigliola. Un temibile ‘custode’ vive da anni fra le tombe del cimitero di fronte alla casa, che pone le sue fondamenta in un terreno in cui il male si manifesta sotto forma di alga divoratrice. Non si può salvare nulla in un film che si manifesta come la fiera dell’assurdo: la sceneggiatura è priva di ritmo e il tentativo di colpo di scena finale fallisce miseramente; la prevedibilità e la banalità diventano sempre più opprimenti minuto dopo minuto, e l’assenza di forti momenti di suspense, porta la visione del film al limite dell’intollerabilità; i poveri interpreti tentano di trasmettere il più possibile quella tensione che ci aspettiamo e che non arriverà mai. Come di moda nei film occidentali dell’ultima stagione, come Fragile ad esempio, succede tutto nell’ultimo quarto d’ora, in cui un vortice di situazioni grottesche concretizzate nel mix non riuscito di alghe con tentacoli, zombie, case infestate e custodi deformi, supera di gran lunga la soglia del ridicolo raggiungendo, inesorabilmente, il traguardo dell’umorismo involontario.
Dal punto di vista tecnico, soprattutto per quanto riguarda make-up ed effetti speciali, il film è comunque decente (se escludiamo alcune sequenze in cui il lavoro appare comunque un po’ grossolano). Il guaio è quando si tenta di trovare qualcosa di interessante tra le insensatezze della storia. Bobby, il custode, non terrorizza come il macellaio con la maschera-collage di pelle umana che aveva contribuito a rendere affascinante il secondo film del regista texano, Non aprite quella porta, ma finisce ad assomigliare pericolosamente al brutto ma simpatico Slot de I Goonies. La violenza insistita del Chain Saw massacre diveniva metafora del male che si cela nell’uomo qualunque della casa accanto, in un’assolata distesa di terra e sassi nel sud degli Stati Uniti. Ne Il custode non c’è traccia di tutto questo ma anzi, tutta la storia narrata diventa la parodia del filone iniziato dallo stesso Hooper. Persino il cantante Rob Zombie quest’anno è riuscito a fare di meglio. L’ironia che spesso pervadeva il cinema horror americano, quello del Craven dei tempi d’oro e di Sam Raimi, o la critica sociale che serpeggiava nei lavori di Romero, sembrano ormai essersi estinte. Resta solo tanta noia.
Purtroppo per Hooper non siamo più negli anni ’80. Anche un genere considerato minore ha comunque i suoi cicli, che comprendono sicuramente momenti importanti, ed altri, come in questo caso, estremamente demoralizzanti. L’horror è in continua evoluzione ma, per il momento, gli americani sembrano non essersene accorti. Non è un caso infatti che il pubblico, accortosi del perpetuato inganno, si sta iniziando a rivolgere verso il futuro, che, come il sole, sorge ad oriente.

(Mortuary) Regia: Tobe Hooper; soggetto e sceneggiatura: Jace Anderson, Adam Gierasch; fotografia: Jaron Presant; montaggio: Andrew Cohen; musica: Stephen Cohen (song "Welcome by Oedipus"), Joseph Conlan; scenografia: Bianca Ferro; costumi: Shawnelle Cherry; interpreti: Dan Byrd (Jonathan Doyle), Denise Crosby (Leslie Doyle), Stephanie Patton (Jamie Doyle), Alexandra Adi (Liz); produzione: Echo Bridge Entertainment LLC; distribuzione: Eagle Pictures; origine: USA; durata: 94’; web info: sito ufficiale.

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