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Il lupo

Pubblicato il 26 marzo 2007 da Edoardo Zaccagnini


Il lupo

Due parole su Luciano Liboni e due su Stefano Calvagna. Il primo viene descritto come un individuo dis-integrato dal fortissimo disagio familiare in cui è cresciuto. Sfogliando gli articoli di giornale a lui dedicati, si legge costantemente di rapine e latitanza, di omicidi realizzati e tentati, di uno stile di vita estraneo alla comunità borghese. Ci si chiede chi sia il personaggio raccontato dai media e quale distanza esista tra la maschera e l’uomo Luciano Liboni. Può darsi nessuna, può darsi una sostanziale. Non dobbiamo scrivere una biografia del personaggio e nemmeno una sulla persona, ma troviamo ’interessante’ il fatto che su alcuni muri della metropoli romana (può darsi anche in altre) esistano scritte in spray inneggianti al malvivente umbro ucciso nel cuore di Roma, dopo una straordinaria e cinematografica caccia all’uomo. Ecco alcuni degli slogan: ’Meglio un giorno da Liboni che cento da pecora’, ’Liboni uno di noi’, ’Un mercoledì da Liboni’, ’10 100 1000 Liboni’. In alcuni casi queste scritte portano la firma delle cosidette frange estreme del tifo romano, non ultima una sigla che più che un gruppo intende e rappresenta uno stile di pensiero: Bisl, (basta infami solo lame), in riferimento ad un’ormai antica questione tutta interna al movimento ultras, per cui ad una presa di posizione sostenuta dai tifosi bergamaschi (e promossa da molte altre culture da stadio), quella cioè di portare in curva tutto tranne che coltelli, alcuni elementi del tifo capitolino organizzato, avrebbero risposto con questo slogan, significativo, soprattutto, di una distanza di pensiero tra loro e molti altri avversari di curva. Sta di fatto che un personaggio come Luciano Liboni, detto ’Il Lupo’, senza saperlo e forse senza volerlo, si è ritrovato, una volta morto, ad essere strumento di movimenti giovanili legati al calcio perché la storia ha deciso così, nello strano circolo che lo sport di Totti e Del Piero ha intrecciato con la politica, gli affari ed una forte partecipazione collettiva. Luciano Liboni è uno strano martire ed un surrogato di modello: buono soprattutto per testimoniare l’ostilità di giovani masse pre-politicizzate verso le istituzioni, rappresentate in prima istanza dalle forze dell’ordine. Luciano Liboni, col suo odio viscerale verso polizia e carabinieri (non sappiamo quanto legato a reali conti aperti con lo stato), è stato cavalcato da movimenti metropolitani in assenza di un profondo e preciso terreno di lotta politica. Stefano Calvagna, giovane regista figlio di gioiellieri, uno che ha studiato recitazione a New York e regia a Los Angeles, uno che pare sia stato colpito da proiettili durante una rapina, incontra il personaggio Liboni dopo aver fatto già un pezzetto di strada, dopo aver già svolto una fetta di carriera in cui ha mostrato una forte personalità ed un talento assai meno spiccato. Nel film si respira costantemente il desiderio di cavalcare l’onda lunga del mito Liboni: la scena finale, laddove lo spettatore riesca a non sorridere (o risentirsi) per l’eccessiva e forzata recitazione impressa dal regista al personaggio del gangster da lui stesso interpretato, è chiarificatrice di questa manifestazione di intenti, col regista-attore che parla apertamente di massimo rispetto per ’Il Lupo’, con tanto di poesiola elementare letta in rima. Stefano Calvagna, senza aver mai ottenuto forti consensi e popolarità, (tranne che per l’opinione a quanto pare favorevole espressa dall’autorevole Gian Luigi Rondi), ha scelto quasi sempre personaggi robusti ed argomenti accattivanti. Il suo precedente lavoro, fatta salva la troppo personale parentesi dell’ultimissimo E guardo il mondo da un oblò, (film che nasconde dietro la sua costruzione originale una mancanza di pensieri interessanti), è stato L’’uomo spezzato: la storia di un professore accusato (ingiustamente) di violenza carnale ai danni di una giovane studentessa. Dietro le sue scelte, non ce ne voglia il regista che non conosciamo di persona, scorgiamo il desiderio di affrontare argomenti popolari e di facile assorbimento. Ci colpiscono i molti cammei che offre a personaggi dell’ambiente romano, soprattutto sportivo. Che interpretiamo, può darsi non a ragione, come il desiderio di dimostrare, sempre più ambiziosamente, il suo carisma autoriale: in questo film recitano Stefano Pantano, noto tifoso laziale ed opinionista televisivo, Ugo Francicanava, moviolista e giornalista di la7, (nonchè volto delle trasmissioni di Biscardi), e l’inossidabile Michele Plastino. Crediamo che Calvagna sia perfettamente a conoscenza di cosa stia significando il personaggio Liboni per la città di Roma e che il film non prescinda da ciò. La pellicola ci sembra spingere verso l’umanizzazione eroica del bandito, trattenuta a stento da un buon senso strategico. Le invenzioni del bimbo in Marocco e del colonnello dei carabinieri padre dell’appuntanto ucciso, forniscono due punti a favore del loser incarnato dal valido Massimo Bonetti: l’ufficiale dell’arma agisce con Odio personale e denuncia quell’atteggiamento persecutorio che gli ultras lamentano da tempo. Il “disgraziato” protagonista, dal canto suo, ha un cuore vivo ed una donna bella, incinta e innamorata, che lo attende in riva al mare. Leggiamo, da qualche parte, che il regista si professa molto attento alla vita interiore dei persoanggi negativi, ma nel suo lavoro intuiamo la stessa strumentalizzazione di cui parlavamo sopra. Dal punto di vista linguistico il romanzo del regista risente di una documentazione seguita senza idee artistiche paricolari e tradita ad ogni occasione di comodo. (vedi l’omicidio del giovane soldato, avvenuto in provincia di Pesaro e trasformato dalla sceneggiatura in un assassinio vicino alla piramide). La scrittura ci appare molto televisiva e prevedibile, forse volutamente, in funzione di un pubblico di giovani in cerca di riscontri pratici e poco interessati al cinema. Di Liboni e de Il lupo rimangono il documento, il certificato che il cinema rilascia a questo fatto di cronaca.

Marzo 2007


CAST & CREDITS

Regia: Stefano Calvagna, Sceneggiatura: Stefano Calvagna, Montaggio: Franco Carozzino, Musiche: Riccardo Della Ragione, Fotografia: Patrizio Patrizi, Interpreti: Massimo Bonetti, Antonella Ponziani, Enrico Montesano, Maurizio Mattioli, Stefano Pantano; Produzione: Poker Film, Distribuzione: Poker Film, origine: Italia, 2006


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