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IL MISTERO DI LOVECRAFT - ROAD TO L.

Pubblicato il 14 novembre 2005 da Matteo Botrugno


IL MISTERO DI LOVECRAFT - ROAD TO L.

Vincitore del Méliès d’Argento al Fantafestival, questo bizzarro documentario di Federico Greco e Roberto Leggio rappresenta l’altra faccia della medaglia del cinema italiano, cioè la voglia di creare un prodotto originale e accattivante, senza avere la disponibilità di un budget elevato. Una piccola troupe conduce tre ricerche parallele: la prima è volta a verificare la veridicità di un manoscritto di quaranta pagine, attribuito al celebre scrittore statunitense H.P. Lovecraft, trovato per caso da Leggio su una bancarella di anticaglia a Montecatini; la seconda, invece, punta a far luce sulla misteriosa scomparsa, nel 1997, di un ragazzo che stava scrivendo una tesi di laurea sulle affinità tra la mitologia lovecraftiana e i personaggi delle storie della tradizione orale del Polesine; la terza ricerca, infine, è dedicata proprio alla scoperta dell’affascinante tradizione dei racconti del Filò, tipica dei paesi in prossimità del delta del Po, in Veneto. Il tutto per dar credito all’ipotesi di un presunto viaggio di Lovecraft in Italia, anche se fino a questo momento sembrava improbabile qualsiasi spostamento dello scrittore al di fuori dagli Stati Uniti. Dalle 80 ore di materiale girato è stato tratto inizialmente un documentario di 26’ andato in onda su Studio Universal, intitolato H.P. Lovecraft - The forgotten diary. Successivamente i due autori hanno pensato ad un lungometraggio che andasse al di là del semplice documentario di informazione e di ricerca. Road to L. (la cui L. sta per Loreo, uno dei paesi del Polesine, probabile tappa del presunto viaggio di Lovecraft, oltre che ad indicare l’iniziale del cognome dello scrittore, nonchè l’assonanza con ’hell’, inferno) è un film che presenta diverse chiavi di lettura. In questo periodo ci sono due particolari tendenze cinematografiche: l’una volta alla produzione di film che si presentano come fiction ma la cui attendibilità storica li rende dei veri e propri documentari recitati (Good night and good luck e La rosa bianca, tanto per citare due importanti uscite di questa stagione); l’altra tendenza è invece quella della massiccia produzione di mockumentary. Il lavoro di Greco e Leggio a livello di documentario è assai inconcludente, poiché, come già accennato in precedenza, il film, pur presentandosi in veste di indagine, non porta risultati significativi per quanto riguarda l’attendibilità del manoscritto, né tantomeno sulla scomparsa del ragazzo. In più, la tendenza dei due autori nel mettere troppa carne al fuoco, rende confuso il vero obiettivo della ricerca. Vengono intervistati studiosi di Lovecraft, esperti di tradizioni popolari e addirittura ufologi, ma non viene fornita risposta a nessuno dei quesiti proposti. Se però guardiamo il film come un mockumentary, si aprono all’improvviso molte porte (lasciate aperte) sia sull’interpretazione della tradizione popolare del Filò, ancora forte nei paesini del Polesine i cui abitanti ancora si riuniscono di notte intorno al fuoco per raccontare storie a carattere fantastico, sia per quanto riguarda la difficoltà nel saper giudicare come vere o false le frequenti discussioni tra i membri della troupe influenzati dallamisteriosa atmosfera del luogo e dalla reticenza degli abitanti nel parlare dei ‘fradei’ e di congregazioni a carattere pseudo-religioso, tipiche di quella zona. Il lato positivo di questo lavoro non è quindi la profondità dell’approccio scientifico e storico nella ricerca, ma piuttosto il modo in cui è realizzato: suggestivo per quanto riguarda la costruzione volta a far crescere la tensione (le interviste e le ricerche sono inframmezzate dalla ‘voce’ di Lovecraft che rievoca il suo soggiorno in Italia e le creature delle sue visioni); enigmatico per quanto riguarda i misteri che la troupe deve affrontare di volta in volta. E’ proprio in questi casi che il film diventa vera e propria fiction. Nenie venete che si ‘infiltrano’ nelle apparecchiature audio del fonico, tunnel sotto case abbandonate che nascondono tracce di riti occulti, immagini inquietanti che appaiono sullo schermo del televisore durante la visione del materiale girato (un po’ ingenue forse, ma la creatura acquatica intravista nel finale è sicuramente affascinante): tutte queste incursioni soprannaturali, danno al film uno slancio ulteriore. Da molti Road to L. è stato considerato la versione italiana di The Blair witch project, e in effetti la somiglianza con questo film è notevole, se non fosse per il fatto che il primo parte come un documentario per poi sfociare nella fiction, lasciandoci comunque il dubbio sulla veridicità di alcune scene (i registi, proprio come gli abitanti dei paesi nel Polesine, mantengono una certa riservatezza sui misteri di quei luoghi, non rivelando quali siano effettivamente le scene ‘recitate’). Inoltre il lavoro di Greco e Leggio dà una ventata di freschezza al cinema horror italiano, che negli ultimi quindici anni non ha saputo mantenere salda la propria tradizione, né tantomeno far fronte alle continue uscite statunitensi ed orientali. Ma non solo. Road to L. è la dimostrazione per cui si può realizzare un buon horror (così ci piace considerarlo alla fine), senza un elevato budget e con l’utilizzo del digitale, sfruttando al meglio una buona idea di fondo; oltretutto il lavoro due due autori può essere considerato il primo film ad aver ispirato un fumetto (di solito avviene il contrario), ovvero il numero speciale estivo di Martin Mistére di Alfredo Castelli, uno degli intervistati nel film tra l’altro. Originale, anomalo, piacevolmente inconcludente.

Cast & credits:

Regia e ’sceneggiatura’: Federico Greco & Roberto Leggio; fotografia: Fabrizio La Palombara; montaggio: Fulvio Molena; mix suono: Fabrizio Bacherini; musiche: Giorgio Baldi e Riccardo Giagni; interpreti: Roberto David Purvis, Federico Greco, Roberto Leggio, Simonetta Solder, Fausto Sciarappa, Fabrizio La Palombara, Robert Englund (voce di Lovecraft, Roberto Herlitzka nella versione italiana); produzione: Andrea Marotti, Pier Giorgio Bellocchio e Gianluca Curti per Minerva Pictures e Digital Desk; distribuzione: Minerva Pictures e Digital Desk; origine: Italia; durata: 92’; web info: www.federicogreco.com

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