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Il primo giorno d’inverno

Pubblicato il 27 marzo 2009 da Giampiero Francesca


Il primo giorno d'inverno

Una realtà grigia, vuota. Un mondo che puzza di vecchio, di solitudine, di egoismo. Essere un adolescente introverso, timido, impacciato, nerd, in una realtà così è una macchia indelebile. Più che una lettera scarlatta da portare addosso, più di un peccato capitale. E’ questo il fulcro di Il primo giorno d’inverno di Mirko Locatelli.

Un alienazione così dura, da noi, non siamo abituati ad assaporarla. Quell’emarginazione che ti porta nel vuoto, nel nulla, nel buio della mente. Un labirinto senza uscita, in cui si brancola, senza direzione, senza coordinate, senza una bussola. Non ci sono legami familiari, amici, amori in grado di segnare il cammino in un luogo così. La solitudine dei “telefoni che non squillano” , dei “soffitti vuoti”. Quel vuoto esistenziale di chi, emarginato dalla società senza aver commesso alcuna colpa, non può che rinchiudersi nel suo riccio. La splendida eleganza del riccio, destinato a ferire e ad esser ferito. Finanche il può buono e generoso, in un mondo così, non può che diventare cinico e crudele. In questa solitudine forzata, fatta di indifferenza e sdegno, soprusi e derisioni, si cova un rancore infinito. Il proprio cuore diviene un antro buio in cui far crescere e allevare la più profonda cattiveria. Il dolore, il senso di frustrazione e di ingiustizia si fa pasto perfetto per i peggiori sentimenti umani. La vittima diventa carnefice, il carnefice vittima. In un mondo grigio così, in una natura infida, l’uomo ritorno al suo stato originale. Quello stato che Hobbes riassume nella celeberrima frase, homo homini lupus.

Una sostanza da teen drama profondo e doloroso quello di Locatelli soffocato nella forma da una messa in scena e una sceneggiatura dal respiro di cortometraggio. Un film che non riesce dunque a sostenere la lunghezza di un’ora e mezza anche a causa dell’approssimativa costruzione psicologica dei personaggi che ruotano intorno al desolato protagonista. La famiglia, madre e sorella, i compagni di scuola o di nuoto restano caratteri appena accennati, troppo esili per reggere l’immenso dolore, il profondo rancore che vivono nel personaggio principale. Va comunque rilevato come, in un cinema sempre restio a sperimentare nuove atmosfere e tematiche, piccoli spunti come questa pellicola, seppur non riuscitissima, rappresentino un positivo segnale per il futuro.



Giampiero Francesca


CAST & CREDITS

(Il primo giorno d’inverno); Regia: Mirko Locatelli; sceneggiatura: Mirko Locatelli, Giuditta Tarnatelli; fotografia: Ugo Carlevaro; montaggio: Mirko Locatelli; musiche: Giovanni Sollima; interpreti: Mattia De Gasperis (Valerio), Michela Cova (Michela), Andre Semeghini (Matteo), Alberto Gerundo (Daniele), Fracesco (conilgio); produzione: Officina film; origine: Italia, 2008; durata: 88’.


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