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Il seme della discordia

Pubblicato il 8 settembre 2008 da Salvatore Salviano Miceli


Il seme della discordia

Pappi Corsicato per il suo ritorno in laguna si lascia ispirare da La marchesa von O, racconto dei primi anni dell’800 di Heinrich Von Kleist, e dal film omonimo del 1976 di Eric Rohmer vincitore del premio della giuria al Festival di Cannes. È giusto parlare solo di ispirazione perché l’operazione del regista campano è assai diversa da quella realizzata trenta anni prima dal grande autore francese. Corsicato traspone il senso dissacrante e dissacratorio del racconto di Von Kliest in epoca contemporanea.
Veronica, giovane e bella donna in carriera, proprietaria di una piccola boutique e prossima direttrice di un concept store, scopre di essere incinta. La bella notizia è turbata però da una ulteriore scoperta: la sterilità del marito.
Il registro del film appartiene chiaramente alla commedia benché il regista inserisca nelle frequenti situazioni paradossali che inevitabilmente si vengono a creare un sottotesto profondamente amaro. C’è infatti un vuoto di affetti e sentimenti che investe la vita di tutte le maschere portate in scena, i cui rapporti restano in piedi solo grazie ad una fitta rete di bugie. È così per il matrimonio tra Veronica (Caterina Murino) e Mario (Alessandro Gassman), ma la stessa considerazione viene utile per descrivere le relazioni tra tutti gli altri protagonisti. Si salvano da questa povertà emotiva solo Nike (Martina Stella), giovane commessa la cui superficialità è ben compensata dalla bellezza e da una buona dose di furbizia, e Monica (Isabella Ferrari), che di Veronica è socia in affari e amica. È lei, madre single di quattro figli, sempre abbandonata dai rispettivi padri, ironica, tagliente e disillusa a chiarire l’evanescente e volatile consistenza dell’amore. La scelta, del tutto convincente, di girare il film al Centro Direzionale, quartiere tra i più moderni di una Napoli difficilmente riconoscibile, progettato e realizzato negli anni ’90 dal giapponese Kenzo Tange, rende ancora più metafisica l’atmosfera, già di suo piuttosto ambigua e straniata, in cui si muovono i personaggi.
La passione di Corsicato per Almodòvar, ed in particolare per Volver, si rende manifesta proprio nella costruzione, precisa e puntuale, delle figura femminili oltre che in alcuni accostamenti cromatici che rimandano direttamente all’immaginario visivo del regista spagnolo. Particolarmente spassose sono le numerose citazioni che l’autore dissemina all’interno della pellicola scongiurando però da subito il rischio di farsi trasportare da un mero e fine a stesso gioco metacinematografico. Via col Vento, Casablanca e La corazzata potemkin sono solo alcuni dei numerosi titoli che è possibile rintracciare.
Le ottime interpretazioni femminili (bravissime Caterina Murino e un’Isabella Ferrari finalmente tenuta lontana da tragedie familiari, lacrime e distintivi) e determinati spunti di regia, (la scenografia su tutti) particolarmente interessanti e gradevoli, fanno de Il seme della discordia un prodotto ben confezionato e abbastanza gradevole. Resta il dubbio che presentarlo in Concorso non sia stata la decisione più opportuna. Una sezione parallela sarebbe stata forse più adatta.


CAST & CREDITS

(Il seme della discordia) Regia, soggetto: Pappi Corsicato sceneggiatura: Pappi Corsicato con la partecipazione di Massimo Gaudioso; fotografia: Ennio Guarnirei; montaggio: Giogiò Franchini; scenografia: Antonio Farina; costumi: Maria Grazia Colombini; interpreti: Caterina Murino, Alessandro Gassman, Martina Stella, Michele Venitucci, Valeria Fabrizi, Isabella Ferrari; produzione: Rodeo Drive srl; distribuzione: Medusa Film; origine: Italia; durata: ‘85;


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