Il sorriso del capo

Sul duce ed il fascismo esiste un repertorio audiovisivo sconfinato. Altrettanto impressionante è la quantità di documentari che fanno uso di questo repertorio – per ovvie ragioni quasi esclusivamente targato Istituto Luce – a scopi di ricostruzione/conservazione della memoria del buio ventennio della storia d’Italia. Non si contano poi neanche i film di finzione che si confrontano con quel periodo: Mussolini, la resistenza, le leggi razziali…
Più raro è invece un lavoro documentaristico che realizzi un montaggio del materiale di repertorio con un taglio che sia più “artistico” che non narrativo in senso stretto e a scopi puramente didattici. Il sorriso del capo di Marco Bechis è proprio questo: attinge da quel repertorio che è patrimonio condiviso dell’immaginario visivo degli italiani – le parate, i discorsi del duce, la propaganda – e lo piega ad un personale viaggio nella memoria e ad una particolare angolazione da cui osservare la parabola del fascismo.
Voce narrante è il padre del regista, nato nel 1921 (anno di nascita dello squadrismo e solo di poco precedente alla marcia su Roma) e quindi campione modello di quella generazione nata e formatasi sotto gli auspici del nostro regime totalitario. Fascista “spensierato” e convinto, Bechis racconta come la sua adesione al regime si sia trasformata in amara consapevolezza di essere stato ingannato: le leggi razziali prima (la madre aveva origini ebree) e l’armistizio poi. Sullo schermo scorrono invece le immagini che il regime produceva su se stesso, i filmati di propaganda proiettati nei cinema. Ma non in ordine cronologico, non per periodizzare e classificare fasi diverse: le connessioni temporali saltano, come nell’emblematico taglio di montaggio che mette in relazione immediata l’inizio della campagna in Etiopia con quelle del crollo del fascismo seguite all’armistizio del ’43 e all’arrivo degli alleati sul suolo italiano. Né il racconto del narratore va di pari passo con ciò che è mostrato agli spettatori. Sono momenti significanti ad essere messi in evidenza e rimaneggiati dallo sguardo del senno di poi; in particolare la macchina del consenso messa in moto dal regime per stringere la sua presa sulle masse. Così facendo si lascia un margine di libertà a chi guarda di costruire il proprio percorso per confrontarsi con quegli eventi, ma soprattutto si semina l’inquietante sensazione che il violento crollo del regime non coincida con una fine altrettanto repentina di tragiche consuetudini da esso inaugurate. Le folle che acclamano gioiose la guerra all’Etiopia sono uguali a quelle che festeggiano la caccia ai gerarchi fascisti. I filmati di propaganda – straordinari quelli contro i “fessi di guerra”- ad oggi appaiono grotteschi per la loro pomposità e la loro totale assenza di razionalità.
Ma la loro superficie ridicola cela un filo nascosto che arriva sino ad oggi e non è mai stato spezzato
(Il sorriso del capo) Regia: Marco Bechis; sceneggiatura: Marco Bechis, Gigi Riva; montaggio: Iacopo Patierno, Marco Bechis; musica: Iacopo Patierno; produzione: Cinecittà Luce, Karta Film; distribuzione: Cinecittà Luce; origine: Italia; durata: 73’.
