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Il terzo tempo

Pubblicato il 21 novembre 2013 da Giammario Di Risio
VOTO:


Il terzo tempo

Abbiamo lo sport come metafora della vita; la mission non è del tutto originale anche se, in questo caso, il palcoscenico non è appannaggio del calcio, da sempre protagonista invadente quanto affascinante del nostro quotidiano, ma il rugby, disciplina che entra spedita nel nostro immaginario proponendoci nuovi paradigmi valoriali. La violenza dei contatti diventa esperienza di gioia a fine partita, il fango diventa sofferenza che fortifica e l’intercettare lo spazio lanciando un compagno diventa fiducia verso il prossimo.

Samuel è un bellissimo ragazzo: labbra carnose, fisico muscoloso e capelli con la cresta come impone la moda. C’è però un grande problema: il ragazzo entra e esce dal carcere e ha un’ultima possibilità di riscattarsi grazie alla semilibertà concessagli dal giudice. Viene affidato all’assistente sociale Marcocci, un ex bandiera del rugby che ora fa l’allenatore. Quest’ultimo, da quando ha perso la moglie in un incidente stradale, ha iniziato ad alzare il gomito trascurando chi gli sta intorno, soprattutto la dolce e premurosa figlia Flavia. Inoltre la squadra di giovanotti che allena continua a perdere e mancano poche partite per invertire la rotta in direzione salvezza. Marcocci tuttavia si accorge che le cose possono cambiare, visto che c’è quel ragazzo con la cresta, dal talento nascosto e dal presente traumatico, che può servire in mezzo al campo con la sua velocità e la sua forza nascosta.

Una storia che ha nel trauma del carcere minorile il detonatore dell’intreccio e che si autoalimenta con i sussulti, strappi del rapporto di amore e odio che strada facendo si instaura tra Samuel e Marcocci. Lo spazio è quello della provincia romana e veniamo lietamente incuriositi da questa squadra di giovanotti che si ritrovano a fine partita, nonostante la sconfitta, a festeggiare con gli avversari: il terzo tempo. Nella vita è un’altra storia e su questo versante il film a volte banalizza le paure e le difficoltà del protagonista nel suo percorso di riabilitazione. Troppo prevedibile l’innamoramento tra Samuel e Flavia quanto inaspettata, considerando che il film è stato prodotto da Aurelio De Laurentiis, l’approssimativa messinscena in alcune sequenze girate nel pub della squadra. Su questo versante non si comprende il motivo per cui, visto che parliamo di uno sport ancora pulito come il rugby, una delle partite si svolga in uno stadio a porte chiuse.

Un’opera prima, con tanti giovani talenti usciti dal Centro Sperimentale, che procede a strappi, come le parabole dei suoi protagonisti. Potrà sicuramente trovare vigore grazie ai tanti sportivi che si stanno avvicinando al rugby nonostante la ridotta originalità di linguaggio.


CAST & CREDITS

(Il terzo tempo); Regia: Enrico Maria Artale; sceneggiatura:Enrico Maria Artale, Luca Giordano, Francesco Cenni; fotografia: Francesco Di Giacomo; montaggio: Paolo Landolfi; musica: Ronin; interpreti: Pier Giorgio Bellocchio, Lorenzo Richelmy, Franco Ravera, Margherita Laterza, Stefania Rocca; produzione: Filmauro; distribuzione: Unversal Pictures Italy; origine: Italia, 2013; durata: 96’;


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