IMMATURI

Al suo secondo film da solo, dopo la separazione, amichevole e consensuale da Luca Miniero, e dopo il ben confezionato La banda dei babbi Natale, che ha superato il classico cinepanettone natalizio sul fronte degli incassi, Paolo Genovese inizia a mostrare le sue carte, la sua direzione, il suo ruolo nel cinema italiano d’oggi. D’accordo con Medusa, il modello è Fausto Brizzi, per la coralità frizzante della struttura, per il product placement ben in vista, per quella strizzata d’occhio agli anni ’80, per la voglia di ritrarre, senza squarciarlo, il presente. Per quella "bellezza" estetica dei personaggi, per la loro bonarietà e normalità, per la mancanza di cattiveria. Per la tendenza a compiere, senza approfondirlo, e quasi negandosi il compito, un ritratto generazionale.
Nessun "mostro", niente brutti o cattivi, bandita ogni forma di squallore, di malsano, solo figure simpatiche, più o meno bellocce, al massimo fallaci, oltre a qualche comico e qualche caratterista, dentro un cast di primo piano con occhi e sorrisi accattivanti. Pescato dal cinema e dalla tv, vedi Luca e Paolo, vedi l’ormai navigata Ambra Angiolini.
Con Immaturi va sempre meglio delineandosi il profilo della nuova commedia italiana, brillante e sentimentale, che tanto piace al nostro pubblico e che tanto conta nella ripresa del cinema italiano. Più risate che amarezza, quasi solo amore, sesso e amicizia, infilati dentro la solita paura di crescere, quasi solo relazioni e note di costume, registrazione innocua dei tempi che corrono. Di lavoro e precariato, di guai sociali e roba varia, che sei matto, neanche a parlarne, inutili contorsioni, la gente scapperebbe.
Musica, spazi centrali della città, puntatina a Sabaudia, appartamenti che chi li vede ci vorrebbe tanto abitare. Poi ritmo, fusione piuttosto efficace di gag e situazioni, e il botteghino premia. Unico problema, per questo primo vero film genovesiano, la concorrenza importante di Qualunquemente, più quella ancora viva di Checco Zalone, incredibile campione assoluto d’incassi. Da questo punto di vista staremo a vedere, per capire dove va il pubblico quando può scegliere tra vari tipi di commedia nazionale.
Di cosa parla Immaturi? Di un gruppo di quasi quarantenni nazionali: un medico psichiatra infantile che ha paura di diventare padre (Raoul Bova); un agente immobiliare mammone e bamboccione (un simpaticissimo Ricky Memphis, sul quale spendiamo due parole vista la sua bravura nel film e visto il bel personaggio che la sceneggiatura gli offre); un conduttore radiofonico che si spaccia sposato e padre per potersi costantemente sottrarre dalle richieste delle giovani amanti (Luca Bizzarri); una manager manager distratta e ragazza madre (una svampita e bella Barbora Bobulova); una chef sessodipendente (Ambra Angiolini), più altri personaggi interpretati da volti noti: Anita Caprioli, Maurizio Mattioli, l’incantevole Luisa Ranieri, la riesumata Giovanna Ralli.
Questi ragazzoni ancora cuccioli, si ritrovano di fronte ad uno degli incubi ricorrenti della propria generazione: dover risostenere l’esame di maturità, perchè per uno strano motivo quello fatto molti anni prima non era valido. Ed allora eccoli alle prese con un nuovo stress che provoca tanta nostaglia per quel come eravamo che funziona sempre, per quel mare di ricordi che appartiene a loro come a tanto pubblico: giochi, programmi tv, sorrisi e canzoni, i mitici vent’anni che non tornano più.
Il passato e il presente si incontrano nell’intreccio del film che provoca nuovi amori e conduce alla lieta formazione di ognuno.
Momenti gustosi si alternano ad altri meno efficaci. Il film si guarda, scorre, per la cura delle scenografie e per gli irresistibili volti di alcuni interpreti. Alla fine non racconta molto, e ciò che rimane davvero è la manciata di spontanee risate prodotte dalle espressioni assopite e dalle battute soffiate del già citato Ricky Memphis. Segno ulteriore che il cinema italiano possiede una serie di caratteristi niente male (vedi anche Rocco Papaleo) e che questi filmetti contemporanei fanno guadagnare molto ma non hanno una forza in grado di farli durare nel tempo, se presi uno ad uno. Certo, le retrospettive sui filoni un giorno non mancheranno, ma questo è un altro discorso.
Regia: Paolo Genovese; Sceneggiatura: Paolo Genovese; Fotografia: Fabrizio Lucci; Montaggio: Patrizio Marone; Interpreti: Raoul Bova, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Ambra Angiolini, Luisa Ranieri, Ricky Memphis, Anita Caprioli, Giovanna Ralli, Giulia Michelini, Maurizio Mattioli; Produzione: Medusa, Distribuzione: Medusa.
