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In my end is my beginning

Pubblicato il 16 giugno 2010 da Giovanna Vincenti


In my end is my beginning

Napoli, Fringe Festival - Andato in scena dal 10 al 12 giugno al Teatro Sancarluccio, il monologo In my end is my beginning è un toccante sfogo, un prolungato e lancinante grido di rabbia. Il grido di una generazione o, meglio, di parte di una generazione: la parte più valida o, se non altro, la più pura e vibrante, a cui, però, è negata qualsiasi possibilità di essere messa alla prova.

Paola Cagna è una giovane artista con una grande, grandissima passione, logorata da un sistema assurdo in cui regnano, incontrastate, sopraffazione e mediocrità. Il problema di Paola è proprio quello di avere i cosiddetti ‘numeri’ (nonchè la giusta sensibilità per metterli in discussione). Numeri che però non le è dato di utilizzare. Porta così avanti la sua vita sempre più stanca e rabbiosa, una vita fatta di attese, soprusi e delusioni, tanto da arrivare al punto di desiderare la mediocrità, che almeno le risparmierebbe tante sofferenze, e di invidiare chi di sogni e passioni non ne ha, perchè per lo meno per loro le cose sono più facili – ed è questa infondo la vera grande sconfitta.

Non sono tanto le cadute a fare male, ma l’inutilità del dolore causato da quelle cadute. L’impossibilità di crescere attraverso quelle cadute. Cadute ‘sterili’, insomma. Eppure, sappiamo che andrà avanti. Andrà avanti a farsi male perchè la potenza di quella ‘maledetta’ passione, per quanto possa lacerarla, continuerà ad essere anche la sua ‘maledetta’ forza. Tenera e indifesa ma, allo stesso tempo, testarda e tenace Paola Cagna andrà avanti, perchè non ha altra scelta. In fondo, le alternative sono quelle di ‘svegliarsi o fingere di dormire’. Ma a lei, purtroppo o per fortuna, è toccata la prima.

Affrontando un tema del genere, facile sarebbe cadere in frasi fatte luoghi comuni, nel tentativo di voler insegnare qualcosa o offrire soluzioni immediate. Ancora più facile sarebbe incappare nel rischio di offrire l’idea di una protagonista fallita e quindi rancorosa nei confronti di un mondo l’ha rifiutata, quando in realtà semplicemente, il mondo sembra, invece, non accorgersi di lei - ‘Basta, mollo tutto! Ma tutto cosa?’ griderà, infatti.

Il monologo, invece, in una forte e costante vibrazione, riesce a colpire lo spettatore nel profondo restituendo appieno quella lancinante sensazione di malinconia per un qualcosa che non si è mai avuto. La messa in scena è impeccabile, curata nei minimi particolari, eppure il risultato è di una semplicità commuovente. Ars est celare artem, sarebbe proprio il caso di dire. Un testo asciutto ed essenziale portato in scena da un’attrice di rara bravura, capace di strapparci anche dei sorrisi, amari naturalmente, mentre ci rende partecipi della sua - ma anche un po’ nostra - tragedia (del resto, ‘non esiste nulla di più comico dell’infelicità’...).

Pochi elementi dal fortissimo impatto costituiscono la scenografia: piatta, buia, claustrofobica. Una porta, finta, e per di più di un wc (simbolo beffardo del triste destino che sembra toccare alla povera Paola), una sedia, anche questa disegnata sullo sfondo, che quindi non offre il minimo sollievo e soprattutto quella goccia che continua a scendere sulla sua testa, incessante, ossessiva.

Capita ormai raramente di riuscire ad emozionarsi così tanto in teatro. Il palcoscenico, mezzo ‘vivo’ per eccellenza, spesso e volentieri è trasformato in una teca da museo. In my end is my beginning, scritto e diretto da Paolo Civati e splendidamente interpretato da Paola Michelini, è, invece, uno spettacolo vivo e vitale. Si prende parte ad un intenso rituale catartico. Dopo aver sofferto le atroci pene di Paola Cagna, si ha la sensazione di venir purificati. Paola Cagna diventa il nostro capro espiatorio. Lungi dall’essere consolatorio, lo spettacolo dà la sensazione di farci tornare alla vita, proprio in virtù di quei motivi che quotidianamente, a poco a poco, ma inesorabilmente, quella vita sembrano togliercela.


CAST & CREDITS

Autore: Paolo Civati; Regia: Paolo Civati; Interprete: Paola Michelini.


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