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Io e Marley

Pubblicato il 5 aprile 2009 da Fabiana Proietti


Io e Marley

La commedia americana sembra proprio aver trovato una nuova risorsa nelle rubriche dei columnist più famosi d’America, tramutate in fretta, per il clamoroso successo riscosso tra i lettori, in consolidati best seller. È accaduto con Candace Bushnell (Sex and the City), con Lauren Weisberger – la stagista che ha dato alle stampe il suo anno nei magazine d’alta moda con Il diavolo veste Prada – e ora, con l’opinionista John Grogan e la sua raccolta di articoli ispirati al percorso di vita compiuto insieme al suo più fedele compagno, il – casinista – e inseparabile labrador, Marley.
Io e Marley è la puntuale trasposizione del libro di Grogan, dall’acquisto del cucciolo di labrador “in saldo” da parte della coppia di neosposi John e Jennie, che pensano così di allenarsi a diventare genitori in vista dell’arrivo di un sospirato bebè, fino alla morte del cane, dopo tredici anni, quando la loro famiglia ha ormai visto la nascita di tre figli e le vite di entrambi hanno preso percorsi inaspettati. In tutti questi anni, Marley – un “disastro” di 45 kg dall’energia incontenibile – diventa il perno della famiglia, testimone dei momenti felici e collante durante le crisi di coppia. Nonché, silenzioso confidente di John, e specchio – suo malgrado – del tempo che passa, di una giovinezza che ha ceduto subdolamente il posto all’età adulta.
David Frankel, al suo secondo lungometraggio dopo una prestigiosa gavetta televisiva, sta dimostrando di possedere un tocco particolarmente felice nel tradurre in immagini questi successi letterari popolari, di largo consumo, senza per questo svenderli in immagini piatte e didascaliche, ma riuscendo, anzi – grazie a una certa allure, prima di tutto visiva, in virtù di una fotografia raffinata, forse anche patinata, ma che è soprattutto impostazione teorica nei confronti della materia trattata – a raggiungere una leggerezza derivante dalla consapevolezza del materiale, capace di oscillare tra ironico disincanto e partecipazione commossa agli eventi.
È questo tocco lieve la forza delle sue commedie, tra le più riuscite e innovative degli ultimi anni, una identica visione del mondo che permea sia le atmosfere glamour da commedia sofisticata del pregevole Il diavolo veste Prada che quelle classiche da film per famiglie di Io e Marley. Lo stile perviene dunque all’enucleazione di una – per quanto semplice – poetica personale di Frankel, che con la sua opera seconda giunge abbastanza chiara: così come la Andie di Prada – e il suo doppio, la “megera” Miranda – anche John (e Jennie) si trovano di fronte a una scelta tra successo e carriera da una parte, e vita privata dall’altra. I protagonisti di Frankel vacillano sotto il peso delle ambizioni, ma finiscono per prediligere la sincerità, la pragmaticità degli affetti alle avventure in giro per il mondo, sia nella scintillante Parigi dell’alta moda, che in pericolosi reportage in giro per il Sud America a scovare i narcotrafficanti (come accade all’amico reporter di John, Sebastian).
E per un Sebastian e una Miranda che si dannano per il successo, ottenendo pubblici consensi e una vita affettiva praticamente nulla, gli eroi quotidiani di Frankel hanno dalla loro un riscatto morale, un rifiuto di un certo status quo che non deriva da inettitudine o incapacità di adattamento a un dato ambiente, ma dal rifiuto cosciente dello stesso, dietro la certezza che la felicità risiede altrove. Con le sue commedie David Frankel porta avanti una “poetica del loser” che ribalta tale concetto, trasformando il “perdente” in “vincente”, contestando la frenetica rincorsa al successo del mondo contemporaneo, e si rivela così il potenziale erede – o la reincarnazione? – di Frank Capra e dei suoi grandi uomini banali.
Se Il diavolo veste Prada celava parzialmente, dietro allo sfarzo dell’alta moda, una simile impostazione, la poetica delle “piccole cose” emerge in maniera lampante con Io e Marley, dove il cane stesso – “diverso” perché di taglia extra large e poco mansueto, distante dagli standard del cane-eroe alla Lassie – ma anche la sua capacità di scegliere e amare il proprio padrone al di là delle qualità di questo, della sua bellezza o intelligenza, diventano metafora di un mondo ideale, in cui ognuno dovrebbe poter trovare il proprio posto ed essere amato.


CAST & CREDITS

(Marley and me) ; Regia : David Frankel; sceneggiatura : Scott Frank e Don Roos; fotografia : Florian Ballhaus ; montaggio : Mark Livolsi ; musica : Theodore Shapiro; interpreti : Owen Wilson (John), Jennifer Aniston (Jennie), Alan Arkin (Arnie Klein), Eric Dane (Sebastian) ; produzione : Fox 2000 Pictures, Regency Enterprises ; distribuzione : 20th Century Fox Italia; origine : Usa 2008 ; durata : 115’


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