X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Iranian - Forum

Pubblicato il 25 febbraio 2014 da Monia Manzo


Iranian - Forum

L’efficace documentario Iranien (nella sezione Forum) nasce da un lavoro arduo ma compiuto, frutto di una ricerca paziente, appassionata, anche se utopica, da parte del filmmaker Mehran Tamadon di realizzare un difficile dialogo tra alcuni rappresentanti della Repubblica islamica iraniana e se stesso, simbolo invece di chi si è formato fuori dai confini della religione e ha fatto propri dei valori “secolari”.

Residente da diversi anni nella cosmopolita Parigi dove ha studiato architettura, il regista ha assorbito la visione laica della capitale francese e fatto propria l’idea di mescolare le diversità etniche e religiose, grazie ad un sistema di reciproco rispetto nonché di grandi sforzi di comprensione dell’alterità.

Certamente non è semplice colmare il gap tra una delle più solide democrazie al mondo e uno stato regredito all’autoritarismo a causa della manipolazione e tirannia politico-religiosa e che ha impunemente sottratto la bellezza di una società antica, evoluta come quella “persiana”.

Lo dimostra l’esperimento avvenuto all’interno delle mura domestiche di una sua casa di proprietà fuori Teheran, in cui Tamadon riesce, dopo svariati anni e tentativi vari, a portare quattro praticanti della religione islamica assieme alle loro mogli e bambini. Nonostante alcune divertenti e paradossali battute sulle differenze e sulla quotidianità, il regista fallisce però nel suo intento dialettico e nella volontà di poter creare idealmente un prototipo di società non dogmatica anche in Iran. Lo testimoniano i richiami continui ai postulati della religione islamica e gli atteggiamenti di chiusura dei suoi invitati, nonché, paradossalmente, la sorprendente capacità di tacciare il regista di “tirannia”: secondo i quattro fedeli, tutti gli Iraniani devono poter essere liberi di seguire alla lettera i precetti individuati dalla Repubblica Islamica, visto che sono espressione del consenso ottenuto dagli elettori attraverso il voto. L’argomento “donne” è poi quello più emblematico dell’impossibilità di poter dividere la religione dalla libertà individuale, intesa nel senso più sociologico del termine; la figura femminile viene così identificata come la causa principale del peccato e della perversione maschile. Nemmeno la forza dell’immagine di una riproduzione della biblioteca personale di Tamadon nella sua casa di Parigi e della sua multiculturalità contro i simboli dell’ Islam (foto del Premier e Corano) riesce ad abbattere le barriere mentali degli integralisti. E ciò che rimane del tentativo di poter scindere la politica dalla religione, è un triste sorriso di cortesia dell’intellettuale, che congeda i suoi ospiti, consapevole di aver perso un’importante sfida.

La parte finale del documentario è invece una lunga ripresa in auto del ritorno verso casa e del racconto delle spiacevoli vicende accadute durante la preparazione del film a causa della polizia “religiosa”, che ha vietato per due mesi al Tamadon di tornare a Parigi e che, in caso di suoi futuri tentativi di cercare altre testimonianze, non lo lascerà rientrare “facilmente” nel proprio paese di residenza. Un corollario questo abbastanza logico e naturale a tutta l’intolleranza mostrata nel film.


CAST & CREDITS

(Iranien); Regia: Mehran Tamadon; fotografia: Mohammed Reza Jahanpanah interpreti:Mehran Tamadon, Marie-Hélène Dozo, Luc Forveille, Olivier Zuchuat; produzione: L’atelier Documentaire, Box Productions distribuzione: nome del distributore italiano; origine: Francia, Svizzera, 2013; durata: 105’;


Enregistrer au format PDF