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Is the Man Who Is Tall Happy? - Panorama Dokumente

Pubblicato il 9 febbraio 2014 da Giovanella Rendi


Is the Man Who Is Tall Happy? - Panorama Dokumente

Michel Gondry incontra Noam Chomsky. E per rendere lo spettatore partecipe delle sue conversazioni con uno dei più grandi pensatori contemporanei, decide di realizzare il frutto di questi incontri attraverso un sofisticato sistema di animazione che, come si legge in un cartello iniziale, ha il compito di evitare la manipolazione operata dal cinema soprattutto attraverso il montaggio, che dà un’illusione di realtà e anestetizza il pensiero critico dello spettatore. Siamo davvero sicuri che limitandoci a mostrare Noam Chomsky in carne ed ossa per tutti gli 88 minuti che dura il film, sia pure con un montaggio degno del cinema sovietico, lo spettatore avrebbe assorbito acriticamente qualsiasi affermazione del filosofo statunitense? Dati i limiti che impone l’uso delle “talking heads” anche al più fantasioso montaggio, il sospetto è che un documentario del genere potesse risultare magari noioso visivamente, ma il rischio di un lavaggio del cervello (che peraltro non sembra essere nelle intenzioni di Chomsky) non sembra effettivamente giustificato.

Le conversazioni tra Chomsky e Gondry, svoltesi nel 2012, vertono ovviamente sul linguaggio, il suo rapporto con la memoria, la storia della filosofia scientifica, teorie evoluzionistiche, grammatica generativo-trasformazionale, affrontano Platone, Aristotele, Cartesio, Newton, Hume. Ma anche l’infanzia di Chomsky, il rapporto con il padre studioso di ebraico, il suo essere ebreo, la perdita della moglie, il pensiero della morte. Materiale piuttosto denso, come si può evincere, che Gondry decide di reinterpretare al 98% (i dati sono suoi) attraverso l’animazione, limitandosi a mostrare solo in rari casi il suo intervistato, e sempre all’interno di una grafica animata.

Privo di sottotitoli, il film costituisce una bella sfida linguistica, non tanto nella poco articolata e monotona dizione di Chomsky, quanto nell’irresistibile inglese di Gondry che si ostina anche a leggere i cartelli da lui medesimo scritti con un accento francese che fa sembrare l’ispettore Clouseau uno studente di Oxford. Nel confronto con il Venerato Maestro, il regista simula un terrore pieno di modestia, sentimento che manipola in piccole pause narrative autoindulgenti alla David Forster Wallace in cui gioca con la sua presunta ignoranza strizzando l’occhio allo spettatore, fingendo di mettersi al suo livello, ma sentendosi decisamente molto più su, e spiazzandolo con il suo candido cinismo (per esempio, ammettendo la sua paura che Chomsky tiri le cuoia prima che il film sia finito).

Il risultato, pur nella complessità linguistica (intesa su tutti i livelli possibili) è comunque piacevole e accattivante, perché la maggior parte delle animazioni, realizzate in stile tra psichedelico e naif, interpretano in maniera divertente e acuta non solo le osservazioni del filosofo, ma giocano anche con il rapporto tra intervistatore e intervistato. Con il tempo il meccanismo diventa un po’ ripetitivo e mette alla prova l’attenzione dello spettatore, già molto concentrato nel comprendere i concetti di cui sopra, spesso citati solo molto sommariamente. Di difficile definizione, Is a tall man happy? sfugge quantomeno all’accusa di solipsismo che si può spesso muovere ai film diretti da Michel Gondry: la presenza titanica di Chomsky impedisce l’altrimenti usuale vittoria della forma sulla sostanza, e i due elementi duellano invece narcisisticamente, ma più spesso convivono con allegria (come del resto, i due protagonisti).


CAST & CREDITS

(Is the Man Who Is Tall Happy?) Regia, sceneggiatura e animazione: Michel Gondry; montaggio: Adam M. Weber, Sophie Reine; musica; produzione: Partizan Films; origine: Francia; durata: 88’.


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