Italiano Medio

La storia dimora il suo incipit negli anni Settanta, con la televisione che fagocita i due genitori e il piccolo che potrebbe sentirsi trascurato nonostante abbia già in mano le carte per decidere il suo futuro. Crescendo il nostro eroe mantiene salde le proprie, eccessive, convinzioni salvo poi trovare una “soluzione” . Da qui è un continuo esilarante gioco delle parti in cui la maschera gioca con il demenziale sfornando una morale conosciuta, preoccupante.
Giulio Verme è quello che si potrebbe definire un idealista frustrato che passa il suo tempo a recriminare sul degrado continuo in cui versa la sua povera Italia. Nato da genitori lobotomizzati dalla televisione, il piccolo cresce con l’intento di salvare il mondo e potrebbe riuscirci dopo aver conosciuto la sua dolce metà: la timida Franca. Purtroppo però le cose non vanno bene: il lavoro va male, la sensibilità di Giulio è continuamente calpestata dal mondo esterno e anche la sua relazione amorosa inizia a sfiorire. Un bel giorno però l’uomo incontra un suo vecchio amico, Alfonzo, che da ragazzo usciva la gente con grande tranquillità, che gli dona una pillola capace di ridurre le prestazioni del cervello dal 20% al 2%. Inizia così l’avventura trash di Giulio in una Milano pre-Expo tra schizzata bipolarità, incontri demenziali, missioni impossibili e reality show che non intrattengono, viceversa violentano.
Marcello Macchi, alias Maccio Capatonda, con questo film parla del nostro contemporaneo, sfruttando la scia dei suoi grandi successi su internet e in televisione, di fatto utilizzando i suoi feticci che sostengono la sua fortunata poetica; da qui Herbert Ballerina/Alfonzo, Rupert Sciamenna/Cartelloni, Ivo Avido/Buttafuori e via dicendo. Giocando esteticamente sulla bipolarità del suo personaggio, Macchi offre uno spaccato impietoso della nostra povera Italia, in cui i media condizionano l’opinione pubblica, i reality show governano l’etica indirizzando i costumi mentra la sessualità non ha più punti di riferimento. Il rischio dell’operazione, già ampiamente palesatosi con opere come quelle de I soliti Idioti o di Pino e Amedeo, sarebbe stato nel costruire una narrazione carica di schizzi demenziali ma povera di un filo d’oro, di una trama coinvolgente e sensata. Fortunatamente tutto ciò non avviene in Italiano Medio, grazie alla buona scrittura, movimenti di macchina veloci e mai banali, un versante citazionistico mai ingombrante (veloce il collegamento con Limitless e il mcguffin della pillola), l’ottima recitazione del protagonista e dei suoi comprimari e un linguaggio che cesella la narrazione; Il volgare e violento scopare!!! del Giulio cafonal o il depresso e malinconico tu non capisci del Giulio frustrato diventano i maggiordomi sonori di un mix di critiche ad un’Italia ciarliera, ambigua, bugiarda, degradata e degradante. Impietoso a tal riguardo è il giudizio che Macchi fornisce al personaggio di Roberto Salviamolo; quest’ultimo, rimandando ovviamente all’autore di “Gomorra”, diventa l’emblema della falsità del circolo mediatico, con le sue guardie del corpo che per proteggerlo puliscono l’ascensore prima del suo ingresso e la sua grande capacità di fornire profezie … scopare!!!
Prima prova superata per un talento che, dopo aver avuto un grande successo su internet e in televisione, approda al cinema dimostrando di conoscerne tempi, scrittura e interazione con la fruizione, che in questo caso partiva con una backstory ingombrante.
(Italiano Medio); Regia: Maccio Capatonda; sceneggiatura: Maccio Capatonda, Marco Alessi, Sergio Spaccavento, Danilo Carlani, Danilo Grigolo, Herbert Ballerina; fotografia: Massimo Schiavon; montaggio: Maccio Capatonda, Giogiò Franchini; musica: Chris Costa, Fabio Gargiulo; interpreti: Maccio Capatonda, Herbert Ballerina, Ivo Avido, Rupert Sciamenna, Lavinia Longhi; produzione: Lotus Production, Medusa Film; distribuzione: Medusa Film; origine: Italia, 2015; durata: 100’;
