X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Italians

Pubblicato il 28 gennaio 2009 da Edoardo Zaccagnini


Italians

Il legame più forte che Italians ha con il presente del paese non sta negli argomenti che tocca, ma nel linguaggio usato. O, meglio, nell’assenza di un linguaggio accettabile per una commedia di costume. La pellicola di Giovanni Veronesi è un perfetto segnale dei tempi che corrono: è un’accozzaglia di passaggi narrativi scomposti e un’ammucchiata di gag di facile presa sul pubblico pagante, da tempo disabituato alle forme del bello e dell’utile. La traccia degli italiani all’estero ha riempito la nostra commedia migliore, citiamo Il Gaucho, Bello onesto…Riusciranno i nostri eroi, Pane e cioccolata, I magliari, ed è "normale" che adesso si ripeschi nel solco della tradizione soltanto l’idea, il canovaccio, il soggetto. Poi, dentro, basta metterci gli ingredienti di oggi: volti, product placement, intrecci improbabili, paesaggi seducenti e battute di dubbio gusto. Parecchia roba, insomma, bruttarella, capace di produrre tutto tranne che un racconto parlante di noi, di società, di Italia, di oggi. E non è neanche questo il problema principale di Italians, del resto Veronesi non è mai stato Risi, non è mai stato Scola, non è mai stato Virzì e mai lo sarà. Preoccupa, piuttosto, il rampante neriparentismo di questo autore, in termini di sciatteria, di svogliatezza, di superficialità stilistica ancor prima che tematica. Il suo vanzinismo elegante e ricco di mezzi ci disturba ma chi si indigna più, ormai, del fatto che il botteghino parli di un clamoroso successo? E’ il paese sbagliato, l’Italia di oggi, per alzare un urlo, per dire che così non va. E non è un discorso sul cinema perché questa produzione di largo consumo non appartiene soltanto ai cinefili, che anzi, questo film lo snobbano e non lo pensano neppure. E’ un problema generale, culturale, che una robaccia senza personaggi credibili spadroneggi in giro, in lungo e in largo per l’Italia, con la presunzione di nascondere la sua maschera da cinepanettone post natalizio dietro quella, depressa nella tomba, della commedia all’italiana. Che non esiste più da anni e che è inutile persino citarla, se non quando viene per l’ennesima volta trafugato il suo sepolcro. Italians racconta due storie di poco valore, e se la prima è narrativamente pigra, ma sufficientemente lineare, la seconda, in cui il talento immenso di Carlo Verdone sguscia dall’acqua torbida come un delfino ammaestrato e furbo, è più che pessima da un punto di vista drammaturgico. L’obiettivo del film è strappare l’attenzione attimo dopo attimo, facendo dimenticare ogni volta l’istante precedente. Il che significa far ridere le masse e annullare la validità del film subito dopo i titoli di coda. Per carità, è innegabile che qualche gag funzioni, e persino che qualche frammento sia capace di raccontare la nostra mentalità. Questo in generale, ripescando, anche in quel caso, qualche spunto di vecchia data e inossidabile nell’adoperabilità. Ma manca l’opera, la sua validità di film medio, e manca ogni tipo di radicamento col reale filtrato attraverso un testimonianza verosimile. L’unico spunto di riflessione, inconsciamente espresso dal film, non è quello sull’Italia, ma uno sguardo, piuttosto vago, su altre realtà mondiali: gli Emirati arabi del primo episodio e la nuova Russia del secondo. Ma anche da questo punto di vista, la descrizione è mediata dallo stereotipo, dalla macchietta e dal luogo comune. E’ un peccato, l’ennesimo, perché per questo tipo di film ci sono i soldi, c’è un pubblico che fa la fila, ci sarebbero gli attori e manca solo la volontà di fare bene. Castellitto e Verdone sono due signori attori venduti al denaro, e Veronesi, uno che le cose carine le ha fatte (Viola bacia tutti, Che ne sarà di noi, Il primo manuale d’amore) peggiora di anno in anno. Il secondo episodio di Manuale d’amore, infatti, zoppicava vistosamente in parecchi punti e Italians addirittura frana sulle sue ginocchia. Non c’è niente da fare: la picchiata prosegue.


CAST & CREDITS

(Italians); Regia: Giovanni Veronesi, sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Andrea Agnello; fotografia: Tani Canevaro; montaggio: Claudio Di mauro; interpreti: Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Carlo Verdone, Ksenia Rappoport, Dario Bandiera, Remo Girone; Valeria Solarino, produzione: Filmauro, distribuzione: Filmauro


Enregistrer au format PDF