Venezia 75 - L’amica geniale - Fuori Concorso
L’amica geniale è arrivata anche alla 75 edizione del Festival di Venezia nella sezione “Fuori Concorso”e, come molti si aspettavano, ha coinvolto un pubblico piuttosto eterogeneo.
Non è un mistero che la sceneggiatura sia stata scritta a più mani e che oltre a quelle del regista Saverio Costanzo, ci siano quelle della ormai adorata Elena Ferrante.
Scrittrice di fama mandiale, apprezzata in particolar modo dalle donne e non meno da donne importanti come Hillary Clinton, la Ferrante è arrivata fino alla fiction e quindi a un cinema alla portata di tutti, nel senso più nobile del termine.
In effetti la storia delle due bambine amiche/nemiche cresciute in un rione della Napoli pericolosa, ma al contempo affascinante e accattivante degli anni ’50, mette in scena un vero e proprio microcosmo di dimensioni universali.
Il set seppur grandioso scelto da Costanzo in maniera meticolosa, ci appare spesso come un palcoscenico eduardiano e i palazzi, i panni stesi, le urla di gioia e dolore delle attrici, ci ricordano con forza uno stile interpretativo che ormai il cinema sta sostituendo con una recitazione che scimmiotta la realtà delle borgate romane e della Napoli di Scampia.
In questo film oltre a raccontare un mistero (infatti tutto inizia con una telefonata di Elena, ormai anziana, con il figlio della tremenda Lila, scomparsa improvvisamente) si riportano le vicende di un quartiere in cui senza volgarità, anche il popolo più gretto riesce a raccontare la propria storia con dignità e verità narrativa.
È lodevole la scelta di Costanzo di voler concentrare tutto in uno spazio così ristretto, che però agli occhi delle sue piccole protagoniste, appare come un mondo da scoprire, in cui amanti, gelosie, povertà, soprusi e addirittura un omicidio assumono le sembianze di un vero e proprio libro di appendice.
L’omaggio alla scrittura di tipo autobiografico della Ferrante permane anche nel film, e non è un caso che si sia scelto di scrivere un pezzo incentrato tutto sull’acquisto fatto da Elena e Lila, di “Piccole Donne”, un testo femminista ante-litteram, che fortifica la loro amicizia già viscerale e le avvicina, iniziandole alla letteratura, presagendo così il futuro di una delle due.
La bellezza di una storia come questa é di per sè semplicemente la possibilità di cambiamento e di felicità che la vita da’ e toglie a due piccole creature, che partono dallo stesso livello....
È prematuro dare un giudizio definitivo perché in totale ci sono molte puntate a formare questo lavoro firmato da Saverio Costanzo, ma non ci sono dubbi sulla riuscita delle scelte attuate, su uno stile registico asciutto e al contempo profondo, che valorizza la bravura degli attori e che unisce in un flusso linguistico dialettale tanti suoni forti, antichi di luoghi vicini e lontani.
Nonostante una citazione superflua di Roma Città Aperta, forse un omaggio che Costanzo si è concesso in un lavoro così lungo e con una sceneggiatura non-originale, nel complesso si è molto curiosi e avidi di poter assaporare ancora il gusto di una Napoli cara a chi ama il cinema datato e le storie che entrano dentro senza averne la consapevolezza.
Ci ricorderemo sicuramente di queste due bambine e attrici prodigio: Elisa Del Genio e Ludovica Nasti.
Inoltre salutiamo con affetto Pennarella, che ci ha lasciato da pochi giorni dopo aver interpretato egregiamente il ruolo di Don Achille, personaggio scomodo ma emblematico di storie come questa
(L’amica geniale); Regia: Saverio Costanzo; sceneggiatura: Saverio Costanzo, Elena Ferrante; fotografia: Fabio Cianchetti ; montaggio: Francesca Calvelli; musica: Max Richter; interpreti: Elisa Del Genio, Ludovica Nasti, Margherita Mazzucco, Gaia Girace; produzione: Fandango (Domenico Procacci), Wildside (Lorenzo Mieli, Mario Gianani), Umedia. In collaborazione con Rai Fiction, TIMVISION, HBO Entertainment; origine: Italia, 2018.