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L’arrivo di Wang

Pubblicato il 9 marzo 2012 da Salvatore Salviano Miceli
VOTO:


L'arrivo di Wang

Dici Manetti bros. e pensi ad un modo di fare cinema in Italia che ha le sue origini nella gloriosa stagione dei film di genere. I due fratelli ormai non hanno bisogno di presentazione e, dal piccolo (L’ispettore Coliandro) al grande schermo (Zora la vampira o Piano 17 per fare due soli esempi), presentano con coerenza uno stile sempre fedele a se stesso.
L’arrivo di Wang non costituisce eccezione. Il genere è di quelli quantomai rischiosi per il cinema italiano. Fantascienza è una parola che, non a torto, può fare paura. L’approccio dei Manetti è certamente ironico ma, così come era stato per il precedente Piano 17, non per questo meno efficace.
Il film è interamente costruito intorno ai tre personaggi principali. Da un lato Gaia (Francesca Cuttica), giovane interprete di cinese, chiamata con urgenza a tradurre la conversazione tra un agente dei servizi segreti (Ennio Fantastichini) ed un misterioso Signor Wang che, non appena si accenderanno le luci della piccola stanza dove si tiene l’interrogatorio, scopriremo essere un alieno. La tensione che si sprigiona dall’interazione dei tre personaggi è il motore che muove l’azione. Tutto ruota intorno all’interrogativo sulle reali intenzioni dell’alieno. È venuto in pace come afferma o nasconde altre aspirazioni?
Tenendoci ben lontani dallo svelare l’epilogo possiamo però affermare senza troppe remore che il racconto dei Manetti funziona. Gli spunti narrativi, sarcastici e spesso surreali, regalano più di un momento divertente. I registi sono bravi, però, a non lasciarsi trasportare da alcuna deriva. Restano intelligentemente a metà, così come "il genere" insegna, tra toni tipici della commedia ed altri caratteristici della fantascienza. Non a caso i fratelli Manetti spesso dichiarano che forse in Italia il cinema di genere è sparito perché a volte si è voluto prendere troppo sul serio.
Il film, però, riesce anche nell’intento di far riflettere sul pregiudizio, sulla paura, motivata o meno, di ciò che è diverso e lontano da noi e dalla nostra cultura. Altra nota positiva riguarda l’aspetto del Signor Wang. Silvestri, responsabile degli effetti speciali, consegna un’anima a questa strana creatura venuta da un altro pianeta, azione imprescindibile per stabilire una relazione empatica con chi osserva. Buona prova per i due registi, quindi, soprattutto per l’originalità.
Piano 17 ci aveva convinto forse un po’ di più ma L’arrivo di Wang resta un intrattenimento divertente. Tocca agli spettatori, infine, scoprire le reali intenzioni di questo piccolo mostruoso alieno che parla solo cinese.


CAST & CREDITS

(L’arrivo di Wang) Regia, soggetto, sceneggiatura: Manetti bros.; montaggio: Federico Maria Maneschi; fotografia: Alessandro Chiodo; interpreti: Ennio Fantastichini (Curti), Francesca Cuttica (Gaia), Juliet Esey Joseph (Amounike); produzione: Manetti bros. Film, Rai Cinema; distribuzione: Dania Film, Pepito Produzioni, Surf Film; origine: Italia; durata: 82’.


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