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L’incredibile viaggio della tartaruga

Pubblicato il 23 ottobre 2009 da Viviana Eramo


L'incredibile viaggio della tartaruga

Chi non è abbastanza forte da scegliere la propria direzione, finisce per essere abbandonato a se stesso.

Il viaggio della tartaruga marina, protagonista di Turtle: the incredibile journey, fuori concorso per Alice nella città, inizia su una spiaggia della Florida, segue la corrente del Golfo e arriva nelle acque dell’Atlantico del Nord fino all’Africa, per poi fare ritorno, venticinque anni dopo, alla spiaggia dove tutto era iniziato e dove l’animale deporrà le sue uova.

Nick Stringer, un passato da biologo e un presente da filmaker, firma questo documentario non senza dimostrare una certa propensione alla fiction. Il regista, infatti, attinge ai due registri non solo ricostruendo in studio, per alcune scene, il set naturale - simulando l’oceano per mezzo di un acquario e intervenendo in postproduzione con migliorie digitali - ma anche dotando il documentario di una forte costruzione drammaturgica. Si spiegano così le (finte) soggettive della tartaruga e il ruolo di personaggi buoni o cattivi ‘assegnato’ alle altre specie animali che la nostra protagonista incontra nel suo incredibile viaggio. I granchi, per esempio, che sulla spiaggia cercano di agguantare i cuccioli di tartaruga subito dopo la schiusa delle uova, assumono il ruolo di ‘nemici’ della nostra piccola protagonista, grazie ad un uso puntuale della musica e del montaggio che li mostra feroci e senza scrupoli. Il mondo che mette in scena Stringer sembra risentire profondamente della (po)etica disneyana che, se non inficia la funzione documentaria del film, propone allo spettatore una visione per certi versi edulcorata. Contribuisce non poco, in questa direzione, la voce narrante del film (nella versione italiana appartiene all’altrove straordinaria Paola Cortellesi) che spesso si colora di un tono fin troppo affettato e si fa portatrice, spesso ingenuamente, di messaggi ambientalisti. Ma se i commenti della Cortellesi sul paesaggio stravolto della Florida dove la tartaruga ritorna dopo venticinque anni dalla sua nascita (tanto dura il suo lungo viaggio) finiscono per non essere abbastanza incisivi, le immagini della piccola tartarughina che nuota appena sotto il pelo dell’acqua inquinata da densissime macchie di petrolio nerissimo veicolano più direttamente e efficacemente l’esortazione alla salvaguardia dell’ambiente che, esibita a momenti alterni, permea la pellicola in profondità.

Stringer in fondo ci racconta una storia meravigliosa, un viaggio che si ripete praticamente da sempre, le cui coordinate sono conosciute dai cuccioli di tartaruga senza che nessuno gliele insegni, poichè dotati dalla nascita di un istinto ancestrale. Solo un esemplare su diecimila riesce a sopravvivere alla traversata del Nord dell’Atlantico, secondo i dettami di una selezione naturale severissima. Ci pensa la voce della Cortellesi a sottolineare che si salvano solo le tartarughe fermamente determinate a prendere una direzione e ad imporla al loro viaggio dentro le mille correnti marine popolate di animali straordinari iperdefiniti dalla tecnica digitale che, paradossalmente, ricordano più le immagini degli ultimi film d’animazione, piuttosto che i documentari di Piero Angela. Stringer sembra tenere ben a mente la lezione di un film molto fortunato come La marcia dei pinguini, puntando la macchina da presa sulle meraviglie naturali, ma Turtle finisce per subire il peso della costruzione posticcia dello sguardo che getta sul mondo.

Guarda il Videodiary della Close-up TV dal Festival del Film di Roma 2009 con l’intervista al regista Nick Stringer


CAST & CREDITS

(Id.); Regia: Nick Stringer; sceneggiatura: Melanie Finn; fotografia: Rory McGuinness; montaggio: Richard Wilkinson, Sean Barton; musica: Henning Lohner; interpreti: Narratore: Paola Cortellesi (italiano), Miranda Richardson (inglese); produzione: Big Wave Productions, Film&Music Entertainment;origine: Austria, Gran Bretagna, 2009; durata: 80’


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