L’incredible Hulk

A soli cinque anni dall’uscita in sala di Hulk del regista tiwanese Ang Lee torna sugli schermi il Golia Verde. Accantonati però i ritmi autoriali della prima pellicola L’incedbile Hulk di Louis Letterier mette in scena il furore e la rabbia di Hulk Savage nella più classica tradizione hollywoodiana: “Hulk Spacca”.
Sarà stata la delusione dei fan, saranno forse le necessità produttive (alle quali pare alludere lo stesso Edward Norton) ma questa sorta di “Hulk volume two” appare decisamente un blockbuster molto più canonico e prevedibile del primo. Via i dialoghi attenti e riflessivi di Lee, condensata in un breve riepilogo la nascita del gigante di giada, la pellicola si concentra da subito sull’azione e sul ritmo in un susseguirsi continuo di scene madri ad alto tasso di adrenalina. Sin dall’incipit dunque, brillantemente girato in una favela brasiliana, l’intenzione di puntare sulle peripezie di Hulk, sugli scontri, sugli effetti speciali appare palese. Fra i giardini di un college o fra i grattacieli di una metropoli, tutte location topiche del genere, ciò che importa è solo che il mostro/eroe creato da Stan Lee e Jack Kirby combatta e spacchi gli eserciti e gli avversari che gli sbarrano la strada. Abbatte elicotteri, si scontra con armi agli ultrasuoni, si lancia in un feroce corpo a corpo contro l’acerrimo nemico Abominio, solo, in fondo, “per esser lasciato in pace”. Ed è proprio la presenza di Abominio/Blonsky, un antagonista ben definito, dalla statura narrativa pari a quella del protagonista, ad apparire come uno degli elementi di maggior interesse rispetto al suo predecessore. Non a caso, fra i vari dubbi avanzati dai fan della serie Marvel, quello dell’assenza, nel film di Ang Lee, di un vero antagonista, in grado, con il suo carattere, di contrastare la forte presenza scenica di Hulk e del suo alter ego Bruce Banner, era stato fra le più vibranti
Questo massiccio ricorso allo scontro fisico, questo continuo confrontarsi con la forza visiva e ritmica delle scene d’azione incide inevitabilmente sugli aspetti più riflessivi ed introspettivi della saga della Marvel. Il lato buio della personalità di Bruce Banner, l’alter ego mostruoso celato nei meandri più intimi e nascosti del suo subconscio (non a caso nell’Incredible Hulk del 1962 la trasformazione del gigante avveniva solo di notte come nel Dottor Jekyll e Mr. Hyde), lo scontro fra luce e oscurità, ragione e rabbia non trova spazio nei 114 minuti di pellicola. Proprio da queste mancanze, provocate in parte da sostanziosi tagli in fase di montaggio, sono nate le polemiche e le rimostranze portate da Edward Norton al progetto. L’attore americano che credeva in un personaggio dal profondo spessore politico e sociale si è trovato costretto a confrontarsi con la realtà di un perfetto blockbuster. Lo scontro fra Hulk e Banner, il duello fra saggezza ed odio poteva essere un paradigma di un’intera società e un ragionamento intimo sui concetti di alienazione, di solitudine, di emarginazione da essi provocati. Un ragionamento ipotetico visto che le necessità di mercato e il bisogno dai parte dei producer di inserire Hulk in una saga di più ampio respiro ha spinto i produttori a scelte decisamente più canoniche e meno coraggio. Che sia dunque un prodotto troppo disimpegnato? forse. Che però sia un film divertente, godibile, veloce e scorrevole, è sicuro.
Giampiero Francesca
(The Incredible Hulk ); Regia: Louis Leterrier sceneggiatura: Zak Penn; fotografia: Peter Menzies Jr.; Roy Dotrice montaggio: Rick Shaine, John Wright; musica: Craig Armstrong; scenografia: Kirk M. Petruccelli; costumi: Renée Bravener; interpreti: Edward Norton (Bruce Banner/Hulk), Liv Tyler (Betty Ross), Tim Roth (Emil Blonsky/Abominio), William Hurt (Gen. Thaddeus ’Thunderbolt’ Ross); distribuzione: Universal Pictures ; origine: U.S.A., 2008; durata: 114’
