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La Bocca del Lupo

Pubblicato il 19 febbraio 2010 da Salvatore Salviano Miceli


La Bocca del Lupo

Serve a ben poco scrivere davanti al film che Pietro Marcello porta in concorso al Torino Film Festival. Raccontare sarebbe superfluo, definire ancora più inutile. A metà tra documentario e poema visivo… recita la breve sinossi riportata sulle pagine del programma festivaliero. Noi non siamo sicuri di poterci dire d’accordo.
Ci sono le immagini di repertorio nel film, è vero, sequenze di una Genova passata, ripresa da cineoperatori amatoriali e non. Manca però l’intento di documentazione o, quantomeno, non è il l’elemento principale e distintivo. Sarebbe più giusto dire, forse, che quei ritorni al passato, testimonianza di una nostalgia che accompagna tutto il film e che è bene rappresentata anche da una accurata selezione sonora, servono da culla per il racconto di una storia presente e reale. Quella tra Enzo e Mary. Immigrato meridionale il primo, travestito il secondo. Un rapporto che nasce in carcere, che si alimenta tra nastri registrati e mandati per posta nella continua attesa di realizzare il sogno, tanto semplice quanto agognato, di vivere lontani dalla città, dai ghetti e dai vicoli di quella Genova che tanti hanno cantato e che Marcello contribuisce a dipingere senza perdersi in antipatiche citazioni e troppo didascalici riferimenti. È un amore pulito quello tra i due protagonisti, teneramente buffo per la loro apparente diversità.
Lo stile è atipico, cinematografico nella capacità di rendere significativo ogni attimo dell’opera, riuscendo così a concludere il racconto in appena sessantasette minuti, senza sprecare nulla, evitando di sperperare attimi in particolari di poco conto.
Era il 2007 quando veniva presentato a Venezia Il passaggio della Linea, e le caratteristiche messe in mostra dal regista restano le medesime. Ieri come oggi la semplicità dell’idea, la particolarità mai cerebrale della messa in scena, la scorbutica presenza urbana (nel 2007 era tutta l’Italia vista attraverso il viaggio dei treni da nord a sud della penisola), la vita di esseri umani che sembrano muoversi in mezzo a tanti spettri diventano tratti distintivi. E allora, tornando alla questione della definizione, La Bocca del Lupo (il titolo si riferisce ad un celebre romanzo ottocentesco di Remigio Zena) ci sembra più una intima ballata che si serve del territorio, della società, delle solitudini tutte diverse che oggi animano le nostre città, per raccontare, onestamente e senza finzione alcuna, una storia "piccola", personale, intima.
Non disturba la voce fuori campo di entrambi i protagonisti, corollario delle immagini che passano sullo schermo, a riprova di un uso raffinato e mai banale della espressività cinematografica e delle figure di cui si compone la sua grammatica. Ai selezionatori del Festival va il plauso per il coraggio di avere portato in concorso un film così atipico da apparire quasi appartenente ad un periodo diverso da quello che contraddistingue la produzione attuale del nostro paese. Un film che ci auguriamo di potere vedere presto in sala perché lo merita a pieno titolo.



Pezzo redatto durante la recente edizione del TFF


CAST & CREDITS

(La bocca del lupo); Regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia: Pietro Marcello; montaggio: Sara Fgaier; musica: Era; interpreti: Vincenzo Motta, Mary Monaco; produzione: Indigo Film, L’avventurosa Film; origine: Italia, 2009; durata: 67’


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