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La Bussola d’Oro

Pubblicato il 14 dicembre 2007 da Marco Di Cesare


La Bussola d'Oro

Cosa accadrebbe se Philip Pullman, professore britannico di letteratura inglese, intellettuale dichiaratamente ateo, concedesse al primo volume della sua trilogia per l’infanzia, Queste oscure materie (bellissimo titolo tratto da un verso del Paradiso perduto di Milton), di reincarnarsi in una messa in scena cinematografica nella Hollywood del Duemila, con l’aiuto dei produttori de Il signore degli anelli? Avremmo un film non abbastanza coraggioso per essere un capolavoro, ma comunque talmente raffinato da ovviare alla facile scelta della fuga nel mondo dei sogni e di elevarsi al di sopra di gran parte del cinema fantasy degli ultimi anni.
Lyra Belacqua (Dakota Blue Richards) è una dodicenne che vive nel Jordan College di Oxford, col fedele amico Roger (Ben Walker) e lo zio Lord Asriel (Daniel Craig), un importante scienziato. Ma la Oxford di cui stiamo parlando non è la cittadina che tutti conosciamo, bensì un’altra, appartenente a uno dei tanti possibili universi paralleli al nostro, dove le persone come noi condividono la vita con un daimon, un animale parlante che incarna il loro spirito più profondo. L’umano e la sua anima sono prevalentemente di sesso opposto, evidentemente per ricreare la perfezione dell’individuo in quanto dualità tra il sé e l’altro; il loro dialogo è talmente continuo, fitto ed intimo, che per chiunque costituisce un tabù toccare il daimon di qualcun altro. Quello di un bambino può assumere qualsiasi forma ispirata dal potenziale di fantasia di quest’ultimo; ma, via via che questi cresce, l’altro finirà per assumere una forma definita. La società è controllata dal Magisterium, l’autorità suprema nel campo intellettuale e nell’educazione, che si muove per impedire alle persone di esercitare il libero arbitrio: in particolare elabora un piano per separare i bambini dai loro daimon (attraverso l’Intendenza Generale per l’Oblazione) perché essi possano vivere felici, come degli zombi, ma almeno lontani dal Peccato originale. Lord Asriel scampa a un attentato del Magisterium grazie all’intervento della nipotina, e riesce poi a ottenere dei finanziamenti per un viaggio al Circolo Polare Artico, per potere studiare la misteriosa ’Polvere’ che può mettere in collegamento i vari mondi. L’arrivo nel college della scienziata ed esploratrice Miss Marisa Coulter (Nicole Kidman) rappresenterà l’occasione giusta perché Lyra possa partire. Ma la ragazzina capirà presto di essere stata attirata in una trappola da parte di chi vuole rubarle l’aletiometro (la ’Bussola d’Oro’ del titolo) regalatole dal preside del Jordan College, strumento mistico e potente che può indicare la verità e il futuro. Lyra riuscirà a fuggire e sul suo percorso verso il Polo troverà vari compagni, coi quali formerà un’alleanza: una tribù di marinai gyziani, la strega Serafina Pekkala (Eva Green) con le sue sodali, l’aviatore texano Lee Scoresby (Sam Elliott) e l’enorme e valoroso orso corazzato Iorek Byrnison (che nella versione originale ha la voce di Ian McKellen), shakespeariano principe deposto con l’inganno.

Secondo Philip Pullman «Non abbiamo bisogno di liste di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, abbiamo bisogno di libri, di tempo e di silenzio. ’Non devi’ è presto dimenticato, ’c’era una volta’ durerà per sempre». Lo scrittore inglese, così come il grande Go Nagai nel manga Devilman degli anni ’70 (altro fantasy per ragazzi inquieti, malinconico e violento eppure lieve), ha riletto il capolavoro di un puritano secentesco: un John Milton talmente insoddisfatto verso il clero anglicano, talmente deluso dal fallimento della rivoluzione repubblicana di Oliver Cromwell, da realizzare un poema epico che mette in scena un dramma cosmico nel quale Satana può essere visto come un eroe ribelle e degno di ammirazione.
Il Seicento è stato insanguinato dalle guerre religiose, ma anche irrorato dalla nascente modernità della Scienza e della Tolleranza: basti pensare a Bacone, Cartesio, Newton, Galileo e Locke. E La bussola d’oro offre molti spunti interessanti grazie a un ampio discorso sull’esistenza umana passata, presente e futura, chiusa in una coazione a ripetersi nell’eterno ritorno dell’uguale. Sotto i nostri occhi, difatti, vivono le sensazioni ingenerate da un décor atto a ripresentare l’Europa degli anni ’30 che osservava l’abisso mentre questo le guardava dentro, invitandola a gettarsi nel dirupo: come l’Europa del Seicento, come il mondo intero nel Terzo millennio. E perciò nella Oxford maestosa e accogliente, regno di una Scienza che vorrebbe essere empirica, ma che deve comunque lottare contro la Teocrazia, possono entrare in scena un emissario del Magisterium, così come una suadente Miss Coulter, felice epigona di tante dive degli anni classici di Hollywood, mentitrice di professione, con un daimon che non si sa ancora se, e quanto, rimanga refrattario ad ogni emozione; donna che viaggia su di uno Zeppelin che è (stato) passione per tanti nazisti, aeronave che, elevata, viaggia al di sopra di una Londra che riproduce la gelida estasiante Metropolis di langhiana memoria: la perfezione esteriorizzata che nasconde brutture indicibili nel suo nero cuore che tiene prigioniero l’uomo-massa. E i colori da caldi divengono prima scintillanti e seducenti, poi più freddi, fino a raggiungere un tocco finemente gelido nelle lande del Nord, dove ancor più lo splendore della cinematografia lavora a piè sospinto assieme a una direzione degli effetti speciali che si allontana lungo i binari di una immaginifica visionarietà che sa come portarci lontano, anche quando richiama Le Cronache di Narnia.

L’Impero sovietico e quello dei Bush, Mao, Bin Laden, gli Antichi Romani, Putin, Castro, Ratzinger e Wojtyla, le Chiese, i mass-media, le convenzioni sociali e il senso comune: quando mai l’uomo è stato veramente libero nell’esercizio del libero arbitrio? È indubbio che nel concetto stesso di educazione sia insito quello di violenza istituzionalizzata.
La prima sceneggiatura, scritta da Tom Stoppard, non aveva incontrato il favore della produzione. Il lavoro di Chris Weitz (autore di About a Boy e American Pie assieme al fratello Paul) ha richiesto due stesure per cercare di contenere lo strabordante materiale, negandogli, così, lo statuto di ’kolossal’: ne sono risultati uno script e una regia che inizialmente procedono con un’esposizione precisa e un po’ didascalica del narrato; con il progredire dell’azione, questa si fa sempre più vorticosa, ma spezzettata e inframezzata da pause, fino a che si giunge a una conclusione totalmente aperta che può anche lasciare esterrefatti, se non insoddisfatti. Mancano i riferimenti diretti alla Chiesa, così come sembrano essere appena sussurrati, se non addirittura edulcorati, i discorsi più compromettenti, in contrasto con una rappresentazione precisa fino all’inverosimile. Se tale decisione ha fatto infuriare vari fan della saga di Pullman, si può, comunque, pensare che essa abbia donato al film un respiro più ampio, intendendo così soffermarsi su qualunque religiosità in quanto teocrazia e credenza non suffragata da alcuna veridicità: si può, così, sentire la dolce carezza della nichilistica assenza di qualunque verità assoluta e totalizzante e, quindi, totalitaria.

Mentre la cattolica Nicole Kidman ha assicurato che il film non presenta nulla di offensivo verso la sua religione, una splendida bertolucciana sognatrice Prima della Rivoluzione, Eva Green, rassicura i fan che nelle sceneggiature dei prossimi (eventuali) episodi, sarà impossibile sorvolare sugli aspetti più propriamente contrari al concetto di Dio, così come vengono presentati da Pullman. Tutto sta nel vedere se, ora, il film potrà incassare tanto da soddisfare gli investitori: in questo caso il secondo e il terzo episodio (La lama sottile e Il cannocchiale d’ambra) verrebbero filmati insieme, per essere proiettati nel 2009 e nel 2010. Se ciò non dovesse accadere, si avrebbe il paradosso di un potenziale blockbuster che rimarrà senza seguito (a meno che non si tratti di una mossa pubblicitaria), nonostante quest’ultimo sia strettamente necessario, in particolare per sedare la nostra curiosità. Inoltre attori importanti, come Daniel Craig e la stessa Green, sono stati utilizzati come poco più che camei: l’opera letteraria, però, per loro prevede sviluppi di fondamentale importanza. Per ora si può affermare che La bussola d’oro è una storia fra donne sole, ma che posseggono il carisma per guidare le moltitudini: l’algida Nicole Kidman contro l’esordiente Dakota Blue Richards, ribelle e bestiale, ma cauta quando necessario.
Queste oscure materie è talmente scottante che potrebbe bruciare la materia così come la abbiamo finora conosciuta: toccherà vedere se la produzione vorrà intraprendere un ulteriore balzo verso una superiore qualità filmica, per abbandonare le tenebre dell’ignoranza e gettarsi nell’infinito della conoscenza, oppure si deciderà per una facile sicurezza, attendendo prima l’imprimatur della Santa Ecclesia Hollywoodiana.
Intanto il pubblico americano, per ora, non sta decretando il successo del film: fattore, questo, che indiscutibilmente depone a favore della pellicola.


CAST & CREDITS

(The Golden Compass) Regia e sceneggiatura: Chris Weitz; soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Phil Pullman; fotografia: Henry Braham; montaggio: Peter Honess, Anne V. Coates, Kevin Tent; musica: Alexandre Desplat; scenografia: Dennis Gassner; costumi: Ruth Myers; interpreti: Dakota Blue Richards (Lyra Belacqua), Nicole Kidman (Miss Coulter), Daniel Craig (Lord Asriel), Ben Walker (Roger), Eva Green (Serafina Pekkala), Sam Elliott (Lee Scoresby), Christopher Lee (Supremo Consigliere del Magisterium), Derek Jacobi (emissario del Magisterium); produzione: New Line Cinema, Scholastic Productions, Depth of Field, Rhythm ; distribuzione: 01 Distribution; origine: U.S.A. 2007; durata: 114’; web info: sito ufficiale.


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