La casa delle estati lontane

Come si può essere solo metà di qualcosa? Mezzo francese, mezzo israeliano, mezzo malinconico mezzo allegro, mezzo poesia mezzo prosa, mezzo finzione mezzo documentario, mezzo storia privata mezzo storia pubblica. Evidentemente la regista di "La casa delle estati lontane" (dal titolo originale più semplice, Rendez-vous à Atlit, opera prima della sceneggiatrice israeliana residente in Francia, Shirel Amitay) vive queste dualità sulla persona, sulla pelle. Ha l’eco di una storia autobiografica questa casa diroccata a due passi dal mare in Israele, non lontana da Tel Aviv, dove tre sorelle di età diverse sbarcano, ognuna arrivando da una parte diversa del mondo, per sbaraccarla prima della vendita. Sono anni che nessuno ci mette piede, il giardino è governato dalle erbacce, l’entrata quasi bloccata, il fienile territorio prediletto da serpenti e vipere. Le tre ragazze rappresentano tre anime di Israele: la voglia di viaggiare, andando via, interpretata da Asia (Judith Chemla), la voglia di restare per costruire interpretata dalla maggiore, Daren (Yaël Abecassis). e il cambiamento la voglia di modificare le cose nella figlia di mezzo, Cali (Géraldine Nakache), quella che, senza alcun pollice verde, si incaponisce a prendersi cura del giardino, volendo spostare la pianta dal passaggio del sentiero, dove però l’aveva piantata la madre defunta.
Piano piano tutte e tre le figlie cominciano a vedere i fantasmi dei genitori (interpretati da due splendidi Arsinée Khanjian e Pippo Delbono), ad interagire con loro: il padre che sistema l’antenna per vedere meglio la televisione o che prova ad aggiustare il quadro elettrico tutto sbagliato, la madre che continua a produrre opere d’arte riciclate con vetri e piccoli oggetti appesi al soffitto con un filo. Gli interventi magici si fondono perfettamente con il presente dubbioso delle ragazze, indecise se vendere o meno l’abitazione. La maggiore, moglie e madre reproba, intesse una relazione con l’agente immobiliare, concedendosi forse per la prima volta un momento per sé. La viaggiatrice fricchettona Asia fugge nel deserto alla ricerca di se stessa. La mediana resta a casa e si confronta con gli oggetti, con i ricordi, con immagini fantastiche e difficili da razionalizzare. Il presente - il film è ambientato nel 1995 - si fa sentire prepotente: è in preparazione una grandissima manifestazione per la pace in Israele. Le ragazze disegnano uno striscione con scritto ’pace subito’. Ma non partecipano all’evento del 4 novembre. Lo sentono e lo vedono dal dallo schermo catodico di un televisore mezzo rotto. Emozionante dalle parole del Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin, scelgono di correre in autostrada a tentare di essere presenti nell’ultimo momento della grande manifestazione di piazza. Ma purtroppo l’epilogo è tristemente differente: la cronaca, oramai diventata già storia con la S maiuscola, ci narra l’assassinio del Primo Ministro per mano di un estremista. Straziante e straniante la scena in cui gli avventori da molte parti del del paese si fermano prima di arrivare alla città di Tel Aviv nelle larghe strade statali desertiche: attoniti, disperati, piangenti in un silenzio pregno di morte. Tra loro le nostri tre protagoniste vivono la tragedia come un lutto personale, una tragedia che lascerà delle tracce che non cicatrizzeranno mai.
Film equilibrato nel dosare cronaca e finzione, realismo magico, sentimenti e asprezze personali, le vicende intestine private di una famiglia interfacciate con il presente storico circostante. Mai sbavata, mai mistificatoria né consolatoria la sceneggiatura viaggia verso un riavvicinamento di speranza tra i personaggi pur non rendendone le vincende scontate. Una buona occasione per ricordare quanto vicini si è stati ad una reale possibilità di riappacificazione tra Israele e Palestina.
(La casa delle estati lontane); Regia: Shirel Amitay; sceneggiatura: Shirel Amitay; fotografia: Boaz Yehonata Yaacov; montaggio: Frédéric Baillehaiche; musica: Reno Isaac; interpreti: Géraldine Nakache, Yaël Abecassis, Judith Chemla, Arsinée Khanjian, Pippo Delbono; produzione: En Compagnie Des Lamas, France 2 Cinéma, Centre National de la Cinematographie; distribuzione: Parthénos; origine: Israele, Francia, 2015; durata: 91’
