La fiction al femminile del RomaFictionFest

La prima edizione del RomaFictionFest rivela un aspetto della produzione televisiva su cui vale forse la pena di spendere qualche parola: la fiction parla al femminile. Probabilmente perché il suo pubblico è costituito per lo più dal gentil sesso, le storie del piccolo schermo vedono le donne come protagoniste pressoché assolute della scena, al centro di intrecci amorosi o di intricati misteri.
Il target di riferimento è senza dubbio la motivazione preponderante del fenomeno ma di certo non l’unica. La televisione pare aver seguito con attenzione la recente rivalsa femminile nel cinema d’azione, ad opera dei vari Kill Bill e dei wuxia orientali, che abbandonano l’immagine di fragile coprotagonista in favore di una donna-guerriero, per poi appropriarsene.
Sono i prodotti a lunga serialità, i telefilm americani, a fiutare per primi il cambiamento e a scegliere eroine femminili per ruoli d’azione. Per quanto negli anni 70 – ma siamo in piena rivoluzione sessuale – non manchino riferimenti a donne volitive come le tre Charlie’s Angels, la Donna Bionica o l’eroina più celebre, Wonder Woman, è negli ultimi anni che le storie del piccolo schermo vengono declinate per lo più al femminile.
Adolescenti caparbie e anarchiche come la cacciatrice di vampiri Buffy o la detective in erba Veronica Mars sono figlie di una nuova età della tv che, ancora una volta, afferra le novità del cinema più all’avanguardia per farne una regola, che si rivela comunque preziosa.
E se le eroine romantiche trovano una degna erede nella Meredith di Grey’s Anatomy, il poliziesco, un tempo ad esclusivo appannaggio maschile, si carica di volti muliebri ma non per questo meno duri o determinati: dalla triade CSI al variegato Law & Order, arrivando alla Lilly Rush di Cold Case o ai due medici legali di Crossing Jordan e Tru Calling, la presenza femminile si fa sempre più numerosa e rilevante ai fini narrativi.
Infine, persino in quello che potremmo definire ‘psychic-drama’ – i vari Medium o Ghost Whisperer – sono sempre le donne le depositarie di questi poteri sovrannaturali che permettono loro di entrare in contatto con i defunti, a sostegno di quelle letture che associano la femminilità a caratteri angelici o demoniaci ma comunque metafisici.
Anche una delle protagoniste del RomaFictionFest possiede simili poteri: è Claire Forlani in Carolina Moon, dove interpreta la giovane Tory Bodeen, personaggio scaturito dalla penna della scrittrice Nora Roberts. I suoi poteri telepatici, esplicitati da inquietanti visioni, la portano a scovare un pericoloso serial killer, colpevole di aver ucciso la sua migliore amica nell’infanzia.
Carolina Moon, tv movie americano, che fa parte del concorso internazionale, offre un vasto assortimento di figure femminili. Gli uomini sono infatti pedine funzionali al racconto, ma i sentimenti più radicati e profondi, che siano di odio o amore, appartengono esclusivamente alle diverse donne che popolano la vicenda.
Per quanto il film manchi di una solida sceneggiatura che azzera la suspense iniziale del mistery per afflosciarsi in un andamento da romanzetto rosa, salvato solo da qualche buona idea di regia e un montaggio funzionale tra passato e presente, risulta interessante ai fini statistici per riflettere sull’amore del piccolo schermo nei confronti delle storie al femminile.
Un aspetto che non riguarda soltanto la produzione americana ma anche quella europea, come dimostrato più volte dai prodotti italiani – con Commesse, Elisa di Rivombrosa o i recenti Le ragazze di San Frediano e Provaci ancora Prof – o quella francese, con l’altro tv movie in concorso nella sezione internazionale: L’Etrangère.
Anche in questo caso, come nel film americano, la protagonista affronta situazioni tra il giallo e il melodramma. E, come l’altro, gioca sul piano della memoria, con continui rimandi tra il presente e un passato che si vorrebbe dimenticare.
L’Etrangère, però, all’opposto di Carolina Moon, appare più felice nella scrittura – il racconto mantiene meglio la tensione – ma penalizzato sul piano tecnico da un eccessivo uso di zoom e movimenti di macchina ingiustificati, quasi casuali, e un digitale fastidioso, sgranato, ‘amatoriale’. Ma anche nel film francese gli uomini sono relegati ad un ruolo fiabesco, di cavalier servente che alla fine trae in salvo l’eroina, mentre è tra i personaggi femminili che si consuma il vero dramma, motore dell’azione.
Con questi prodotti si configura un ritorno al romanzo d’appendice, trasposto in immagini, e le comuni matrici letterarie – L’Etrangère è tratto dal libro di Patricia McDonald – sembrano confermare questa teoria. Un passo indietro verso una scrittura facile e accessibile, che incontri le esigenze commerciali dei film per la tv.
Se i serial, infatti, appaiono votati a un’incessante sperimentazione sul piano linguistico e tematico, i tv movie finora in concorso segnano piuttosto un ritorno alle forme del romanzo a puntate, a una narrativa popolare consumata quasi interamente da un pubblico femminile.
Se consideriamo che anche i lavori orientali in concorso, i serial cinesi e giapponesi My internship life e The Fugitive Orin mettono al centro delle proprie vicende delle donne, il cerchio si chiude. Quella della fiction al femminile appare dunque una realtà mondiale consolidata, rimbalzata sugli schermi di ogni nazione con un consenso unanime, forse nemmeno completamente cosciente, laddove si esuli da logiche pubblicitarie.
Del resto, se un personaggio recente del cinema italiano ha colpito i produttori di Sky tanto da costruirgli attorno una miniserie in sei puntate, è proprio una donna: la Giorgia Contini di Quo Vadis Baby che presto – nella primavera 2008 – troverà posto nel ricco palinsesto al femminile di tv pubbliche e private.
(Nora Roberts’ Carolina Moon) sceneggiatura e Regia: Stephen Tolkin, interpreti: Claire Frolani (Tory Bodeen), Jacqueline Bisset (Margarete Lavelle), Oliver Hudson (Cade Lavelle)
(Collection McDonald: L’Etrangère) sceneggiatura : Olivier Balazuc, Regia: José Pinheiro, interpreti: Anne Caillon (Céline), Gaelle Bona (Melanie), Thomas Jouannet (Pierre), Marc Cartés (Manuel)
