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La guerra di Mario

Pubblicato il 9 agosto 2005 da Giovanella Rendi


La guerra di Mario

Sembra che il successo de La piccola Lola di Tavernier abbia inciso al punto di provocare dei cambiamenti nelle leggi sull’adozione in Francia : chissà se La guerra di Mario riuscirà a fare altrettanto in Italia in materia di affidamento, un aspetto diverso della questione, e altrettanto spinoso. Antonio Capuano (Vito e gli altri, Pianese Nunzio 14 anni a maggio, Luna Rossa) si cimenta con il problema dell’affido temporaneo di bambini « difficili », ma senza volerne fare un caso universale sceglie di raccontare la storia di Mario, figlio senza padre di una donna continuamente incinta e alla ricerca di uomini con cui passare la notte a cui viene sottratto dai servizi sociali, e del suo passaggio dal sottoproletariato ad una condizione alto-borghese presso una coppia benestante e non sposata. Di fatto si tratta di una scelta di Giulia (Valeria Golino) a cui per amore si sottomette il meno convinto compagno Sandro (Andrea Rienzi), ma in fondo nessuno dei due si trova pronto a relazionarsi con l’aggressività di Mario e mentre il « padre » decide di farsi da parte, la «madre » si lascia trascinare dall’esaltazione per il suo nuovo ruolo: ignorando i consigli degli assistenti sociali, stringe amicizia con la madre naturale fino a farsi sfruttare, giustifica il « figlio » nella sua mancanza di disciplina e sostanziale anarchia perché « non vuole tirare su un soldatino obbediente». Nella sua caotica immaturità, il suo é forse l’unico modo che crede possibile per assicurarsi l’amore di una persona e forse ci riesce anche se a Mario nella su solitudine non resta che inventarsi un alter ego che viene dallo spazio e stringere amicizia con l’unico bambino della classe in cui riconosce un comune sostrato sociale (“la scuola è un brutto carcere, il carcere è una bella scuola” dichiara Vincenzo, dopo averla lasciata per andare a lavorare). Va da sé che la grigia macchina della burocrazia ha già deciso quale deve essere il meglio per Mario, e lo affida ad una nuova famiglia, questa volta sposata e con figli, affinché cerchi ancora una volta di inserirsi. Per una volta, forse, possiamo essere d’accordo con lo Stato, data l’evidente e incredibile quantità di errori che Giulia accumula nel trattare con il bambino, quasi Mario fosse un alibi per rivelare la sua immaturità dietro alla facciata borghese di insegnante universitaria. Le resta, comunque, il segreto di una gravidanza e la speranza di potersi confrontare con un figlio “vero”, con tutto l’istinto e senza le sue continue teorizzazioni sulla maternità. Capuano ha dichiarato di voler fare un film « frugale, veloce, un cinema che rifiuta il cinema », proseguendo in tal modo il suo cammino di autore non facile, che vuole raccontare le cose con il carattere del documento. Vi riesce grazie ad un gruppo di attori in stato di grazia, a cominciare dall’intensa Valeria Golino, e per la sua capacità di rappresentare Napoli (questa volta anche nei suoi aspetti di città borghese) senza mai cadere nel rischio del macchiettistico, che si conferma in tal modo (vedi Martone, Corsicato, Sorrentino) la fucina dei talenti tecnici e artistici del cinema italiano contemporaneo.

[13 agosto 2005]

Regia e sceneggiatura: Antonio Capuano;
Fotografia: Luca Bigazzi;
Montaggio: Giogiò Franchini;
Musica: Pasquale Catalano;
Interpreti: Valeria Golino, Mario Grieco, Andrea Renzi, Anita Caprioli, Rosaria De Cicco;
Produzione: Fandango, Indigo Film;
Origine: Italia 2005;
Durata: 100’

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