Last Vegas
Prendete Un notte da leoni, aggiungete cinque premi Oscar un po’ datati ma ancora dotati di fascino e talento gigionesco (Michael Douglas, Robert Deniro, Morgan Freeman, Kevin Kline e Mary Steenburgen), mettete il tutto in mano ad uno degli sceneggiatori più talentuosi che Disney e Pixar abbiano tirato fuori dalle proprie scuderie negli ultimi dieci anni (quel Dan Fogelman di Cars 1 e 2, Rapunzel, Bolt e Crazy Stupid Love), fate mescolare il tutto da un "director" poco artista ma molto affidabile e affine al pensiero delle Major hollywoodiane (il Tourtletaub di National Treasure 1 e 2) ed ecco a voi Last Vegas, commedia poco originale e dallo humour inelegante che farà sicuramente impazzire i fan dei cinepanettoni e pochi altri.
Infatti il film del regista di New York, pur offrendo qualche momento davvero godibile, grazie soprattutto alla vena ispirata dei cinque attori che dalla prima all’ultima immagine dominano incontrastati la scena, oltre ad essere piuttosto prevedibile, finisce col passare dei minuti per togliere dignità a dei veri mostri sacri della settima arte, facendo più volte vergognare lo spettatore più colto e cinefilo costretto a mettersi la mano davanti agli occhi e sulle orecchie per cercare di evitare le scempiaggini messe in bocca ai vari Deniro, Douglas e Freeman. Attori che sicuramente preferiamo ricordare in commedie più gradevoli e soprattutto più strutturate a livello di situazioni e battute.
La regia di Turteltaub non ha mai un guizzo, come da consuetudine, e non si discosta mai dal compitino portato a casa con sciatta puntualità e davvero poca convinzione. Un’opera che strizza più volte l’occhio alle commedie di Todd Phillips, non esattamente l’ultimo dei lord inglesi, senza riuscire però a carpirne quella freschezza e quella originale genuinità, che lo hanno portato ad essere il reinventore per eccellenza del genere demenziale, ben scritto, diretto e dallo humour quasi mai gratuito. Qui invece tutto è studiato a tavolino e troppe cose vengono date per scontate, soprattutto, purtroppo, l’intelligenza degli spettatori. La sceneggiatura, come direbbero MacKee e Field, non rispetta mai il pubblico e finisce per unire una serie di cliché sulla terza età davvero irritanti e poco edificanti per pubblico e cast.
Con Last Vegas il trentunesimo festival di Torino ha deciso di riprendere il filo lanciato all’inaugurazione della scorsa edizione e continuare sul tema della anzianità e del colpo di coda dei "dati per spacciati" intrapreso lo scorso anno da Quartet di Dustin Hoffman, senza però riuscire a bissare la delicatezza e la sottile poeticità di quel film che era stato capace di lasciare un retrogusto malinconico nello spettatore ed alcune immagini molto liriche nella loro semplicità ed essenzialità. Questo prodotto invece arriva a schiacciare tutto come un caterpillar finendo per rovinare persino quel briciolo di dignità rimasta a Robert Deniro che se fino al decennio scorso veniva preso ad esempio come sinonimo di qualità assicurata, negli ultimi tempi è riuscito a ribaltare completamente tale parametro. Un vero peccato se si pensa che il tema del soggetto sulla carta avrebbe potuto aprire a ben altre riflessioni e metafore che ben si sarebbero adattate alla vita non solo artistica ma anche reale, di cinque tra i più bravi divi della Hollywood "Old Style". Occasione persa.
(id.); Regia: Jon Turteltaub; sceneggiatura: Dan Fogelman; fotografia: David Hennings; montaggio: David Rennie; musiche: Mark Mothersbaugh; interpreti: Michael Douglas, Robert De Niro, Morgan Freeman, Kevin Kline, Mary Steenburgen; produzione: CBS Films, Gidden Media, Good Universe, Outlaw Sinema; distribuzione: Universal Pictures International; origine: USA, 2013; durata: 106’.