LA MARCIA DEI PINGUINI

Elegante nuotatore, goffo e impacciato sul ghiaccio. Ma con un carattere forte, resistente, eroico. E’ il Pinguino Imperatore, e questa è la favola in cui il biologo Luc Jacquet racconta l’affascinante marcia di questo simpatico uccello, e della lotta contro l’inverno antartico, per cercare di portare avanti la specie. Già in Il popolo migratore di Jaques Perrin, un intero capitolo era dedicato ai pinguini, al loro accoppiamento e alla dura agonia invernale.
Il Pinguino Imperatore ha a disposizione solamente tre mesi estivi per poter nuotare nell’oceano e fare scorta di cibo per i restanti nove mesi dell’anno, in cui è quasi sempre notte e il gelo fa da padrone incontrastato. Gruppi di pinguini si incontrano, alle porte dell’inverno, per poi formare una lunga carovana, ed iniziare una marcia che li condurrà all’omaok (Oasis Hummok), area il cui terreno è formato da ghiaccio resistente, e riparata, grazie agli iceberg che leniscono gli effetti di un vento gelido che può soffiare anche fino a 200 km/h. Nell’omaok i pinguini si accoppiano producendo un’affascinante danza; le femmine depongono l’uovo per poi iniziare un’ulteriore marcia alla ricerca dell’oceano per rifocillarsi e per permettere al pulcino, una volta nato, di poter sopravvivere. L’uovo viene ‘passato’ al maschio (con un macchinoso procedimento che rischia di farlo sul ghiaccio procurandone il congelamento) che lo coverà per quattro lunghi mesi, in cui rimarrà a digiuno, e formerà un gruppo insieme agli altri maschi, una formazione chiusa a ‘tartaruga’, in cui centinaia di pinguini diventano una cosa sola, per non morire. Tornano le femmine, ripartono i maschi, il cui peso è ormai dimezzato, per cercare a loro volta il cibo, mentre le mamme nutrono i pulcini con i rigurgiti del cibo con cui hanno ‘rifornito’ i loro corpi. I piccoli sopravvissuti alle intemperie e ai predatori, diventeranno in fretta grandi, e, arrivata l’estate si tufferanno nell’oceano, consapevoli che dopo tre mesi, toccherà a loro il compito di perpetuare il ciclo della vita.
La colonna sonora ‘bjorkeggiante’ di Emilie Simon, accompagna l’incredibile epopea dei pinguini, unici animali in grado di poter sopravvivere nel cuore del continente antartico. Questo avviene sicuramente per ragioni biologiche: l’olio prodotto dal loro piumaggio e lo strato di grasso sottocutaneo li isola in parte dal freddo; la temperatura interna dei corpi (35°) permette loro di poter covare le uova evitando che si ghiaccino; il goffo camminare ondulatorio, infine, consente agli animali di risparmiare energie preziose per resistere così tanti mesi a digiuno. Ma al di là dell’aspetto scientifico delle ‘marce’, Jacquet tende alla descrizione dell’avventura dei pinguini, con un documentario-favola tecnicamente perfetto, in cui la m.d.p. non invade il ciclo della vita dei simpatici ed eroici uccelli, ma che discreta li segue e li accompagna nell’assurdo viaggio.
Il regista-biologo, ritenendo il Pinguino Imperatore “un po’ uomo”, cerca di rendere più accessibile allo spettatore il comportamento animale, conferendo, grazie ad una visione prettamente cinematografica della vicenda, quei caratteri tipici di un film d’avventura farcito da storia d’amore. Come non rimanere estasiati dalle scene del silente corteggiamento, o non commuoversi di fronte alla morte di pulcini che si perdono nella tormenta o vengono catturati da uccelli predatori, al pianto delle loro madri, alla follia dell’esasperato istinto materno che spinge alcune femmine prive dei loro piccoli a rubare i pulcini altrui! Come non riuscire ad avere compassione di un pinguino quando il regista, con una splendida panoramica, mostra l’uccello che, ormai lontano dal gruppo, si abbandona al suo destino di morte!
I ‘genitori’ riconoscono i pulcini tramite un codice vocale, affinché possano riconoscerli al loro ritorno. Un Destino innato rende i pinguini consapevoli dell’unica strada che debbono intraprendere. Un ciclo biologico che non avrebbe fine se le attività umane e il conseguente surriscaldamento del pianeta non intervenissero a modificarne l’ecosistema (nel 2001 lo scioglimento di un ghiacciaio nel Mare di Ross che causato una deviazione considerevole della marcia dei pinguini, provocando molte più vittime del normale).
La favola è raccontata nella versione italiana da Fiorello, la cui voce, ora composta e ‘documentaristica’, ora giocosa (specie quando dà voce ai pulcini), rende sicuramente più accessibile la fruizione della pellicola da parte dei più piccoli.
Un altro bellissimo documentario proveniente dalla Francia quindi. Uno splendido affresco di deserti bianchi e di una razza che, seppur lontana da noi, in certi punti del film ci sembra tremendamente simile a quella umana. Frutto di una regia volta a questo obiettivo o al fatto che davvero in natura i codici comportamentali delle varie specie non sono poi così diverse l’un l’altra? Campione d’incassi in tutto il mondo. Tutti meritati.
[Novembre 2005]
Cast & credits:
La marche de l’Empereur Regia: Luc Jacquet; sceneggiatura: Luc Jacquet e Michel Fessler; fotografia: Laurent Chalet e Jerome Maison; montaggio: Sabine Emiliani; musiche: Emilie Simon; produzione: Bonne Pioche, Buena Vista International Film Production France, Canal+, Alliance de Production Cinematographique, Institut Polaire Francais, Paule-Emile Victor; distribuzione: Lucky Red; origine: Fr.; durata: 80’, web info: sito ufficiale.
