La mia classe

Vogliamo continuare a fare questo film? Rispondetemi: si o no? L’atmosfera è diventata, di colpo, insostenibile ma il regista non può permettersi che vada tutto a rotoli, non può abbandonare quelle facce e quel linguaggio di vita vissuta che hanno innervato tutto il set. Un’esperienza visiva che ondeggia e fluttua tra i banchi di una scuola mentre un maestro si prende la responsabilità di allungare e allargare la parabola di questi microcosmi venuti da lontano.
Roma, quartiere Pigneto. Il maestro Attanasio apre le porte della sua aula a una classe di extracomunitari. Mentre la lavagna unisce e separa le esperienze e la memoria di ognuno, ecco che i personaggi entrano ed escono dai loro ruoli per farci vivere la magia e la gioia del set. Purtroppo di magico c’è ben poco; a momenti il film rischia di saltare, con permessi di soggiorno scaduti, nubi all’orizzonte, malattie in attesa di responso mentre registriamo un’Italia dalle porte graniticamente semichiuse.
Il maestro è Valerio Mastandrea e il regista è Daniele Gaglianone. Sono loro gli aedi di questa storia che nasce e pulsa all’interno di una classe. Abbiamo lietamente più livelli di significazione, dal gioco realtà/ finzione all’utilizzo della lingua italiana, in forma didattica, per detonare le esperienze forti degli alunni. C’è anche la lettura dello spazio in chiave ritmica, da qui la lavagna che cesella le tematiche via via affrontate, la turnazione dei primi piani che ci legano all’intimità dei personaggi o il luogo del bar, dove si ritrovano a fine lezione i ragazzi, che concede ciclicamente momenti di riflusso. La minaccia che il film possa saltare viene gestita poi da movimenti più nevrotici, con Gaglianone, Mastandrea e gli alunni in balìa delle immagini e di forza esterne, rappresentate cinicamente dalla polizia o poeticamente dal mare. Bellissima l’inquadratura di uno dei ragazzi di spalle in preda all’angoscia per il possibile rientro in patria, con le linee della maglia che sembrano vene pulsanti vita in pericolo.
Finalmente un film con un linguaggio originale e che affronta un tema di grande attualità senza retorica. Mentre ne parliamo, sulle coste di Lampedusa si consumano crimini contro l’umanità nel silenzio più totale, in un’Italia troppe volte sorda e incurante delle sorti di uno straniero. Tanto il nostro ringraziamento per questo film, che possiamo giustificare alcune sequenze eccessivamente lunghe, come quando ascoltiamo per intero una canzone di Daniele Silvestri, o alcuni alunni troppo “ridondanti”.
(La mia classe); Regia: Daniele Gaglianone; sceneggiatura: Gino Clemente, Daniele Gaglianone, Claudia Russo; fotografia: Gherardo Gossi; montaggio: Enrico Giovannone; interpreti: Valerio Mastandrea; produzione: Kimerafilm, Axelotin Film, Relief, con RAI Cinema; Italia, 2013; durata: (esempio) 92’;
