X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



La papessa

Pubblicato il 29 luglio 2011 da Marco Di Cesare


La papessa

Sönke Wortmann, già regista nel 2003 dell’agiografico e alquanto deprimente Il miracolo di Berna (celebrazione della vittoria della nazionale di calcio della Germania Ovest ai Mondiali del ’54, ai danni della leggendaria Ungheria di Puskás e Hidegkuti, immaginiamo questo uno degli emblemi della vittoria della sostanza sulla poesia), torna nuovamente sui passi del cinema legato al passato. Solo che stavolta il cineasta tedesco, cui probabilmente piace passeggiare lungo il sottile confine che separa la realtà dalla leggenda, si è addentrato molto più a ritroso nel tempo, giungendo fino all’Alto Medioevo, alla ricerca delle orme lasciate dai passi di un personaggio che forse affonda nella Storia oppure, al contrario, solamente nel mito.
Perché sembra che le vicende della papessa Giovanna non siano altro che una fantasia messa in giro dai detrattori della Chiesa di Roma: quale scandalo sarebbe stato allora – ancora più di oggi, ipotizziamo – se un’esponente di sesso femminile si fosse seduta sullo scranno di Pietro!
Ma giustamente Wortmann se ne infischia di tutto ciò e, basandosi su di un best-seller scritto dalla statunitense Donna Woolfolk Cross che molto ha venduto in Germania («I lettori tedeschi, me compreso, adorano i romanzi storici», ha affermato il produttore Oliver Berben), mette in scena una storia che tenta di analizzare la figura femminile medioevale attraverso una sensibilità moderna, compiendo così una scelta non dissimile da quella di talune pellicole o serie televisive odierne che probabilmente cercano, in tale maniera, di rivitalizzare e rendere più interessante il genere storico, seppure rischiando di inciampare nel didascalismo.
Però il regista tedesco, comunque qui ben più a suo agio che ne Il miracolo di Berna, rimane intrappolato nei solchi di un intreccio che è classico in modi a volte fin troppo esasperati, senza riuscire a poggiare su grandi voli di fantasia e vanificando così il tentativo di creare un’opera dall’ampio respiro.

La papessa Johanna Anglicus è interpretata, in età adulta, da Johanna Wokalek (la Gudrun Ensslin de La banda Baader Meinhof) che qui presta il suo fisico androgino e una recitazione riservata, alquanto tra le righe, al personaggio di una donna che cresce figlia di un prete in un villaggio nei primi anni del IX sec., nata da un uomo schiavo delle Sacre Scritture e totalmente ottuso rispetto al ruolo della donna nella società. Johanna, molto intelligente e portata per gli studi, grazie all’intervento del vescovo locale e all’aiuto di uno dei suoi fratelli, riuscirà a fuggire da quel luogo, avendo così la possibilità di frequentare la scuola della Cattedrale di Dorstadt. Anche qui incontrerà problemi, ma almeno potrà contare sulla protezione del Conte Gerold.
Trascorreranno gli anni, ma non passeranno i problemi: perciò Johanna si travestirà da uomo ed entrerà nel monastero benedettino di Fulda, facendosi chiamare Fratello Johannes e divenendo un apprezzatissimo medico. Ma, appena rischierà di essere scoperta, punterà su Roma, dove riuscirà a scalare le gerarchie vaticane, divenendo la/il confidente di Papa Sergio (John Goodman), attorniata dagli intrighi di corte e presa dall’amore per l’unico uomo che mai potrà amare, oltreché che da quello, sempre presente, verso il suo Dio.

«Tutto quello che è vecchio una volta era nuovo»: con queste parole la Papessa Giovanna saggiamente fa valere il diritto di sfidare le concezioni del mondo, quando, dall’alto del potere ormai raggiunto, vorrebbe che venisse realizzata una scuola per fanciulle; in questo modo la sua intenzione assume un portato generale, ovviamente partendo,però, dagli insegnamenti che il suo stesso vissuto le ha dato. Un passato che lei indubbiamente non potrà dimenticare, pur mantenendo un fitto velo di riserbo su di esso. Un passato e un cammino che rimangono il tema portante della pellicola, giacché il principale interesse di Wortmann è quello di dare maggiore peso al percorso in sé che alla sua ultima tappa: perché, anche se quest’ultima viene palesata, rimane il fatto che il film preferisce mettere in scena l’ambiente sociale generale dell’Alto Medioevo (nonostante il tratto pesante utilizzato per definire personaggi che assumono maggiormente i contorni di sagome, piuttosto che di persone riprese dal passato per vivere sullo schermo, oggi), soffermandosi più che altro sulla crescita di Johanna o, magari, sugli ostacoli che le si pongono di fronte.
Questo poiché La papessa cerca di ricreare l’ostilità alla vita che regnava sull’Europa dell’epoca, ricercando la sporcizia nel realismo più profondo, riuscendovi anche, perlomeno al livello prettamente esteriore: ed è questo uno dei motivi per cui quest’opera riesce a colpire solamente in superficie, avendo dalla sua il pregio giusto della scorrevolezza.
Però almeno vi è una sequenza cui si può prestare un minimo di attenzione: un montaggio alternato in cui si realizza l’apoteosi della violenza che colpisce due soli individui (dopo avere assistito pure a stragi di massa), il sangue che scorre via, lontano dal corpo e dall’anima, mostrando appieno la mortificazione di entrambi, e raggiungendo un’intensità che in altri momenti non era stata neanche sfiorata.


CAST & CREDITS

(Die Päpstin); Regia: Sönke Wortmann; sceneggiatura: Heinrich Hadding e Sönke Wortmann dal romanzo La papessa di Donna Woolfolk Cross; fotografia: Tom Fährmann; montaggio: Hans Funck; musica: Marcel Barsotti; interpreti: Johanna Wokalek (Johanna), David Wenham (Gerold), John Goodman (Papa Sergio), Iain Glen (Prete del villaggio), Edward Petherbridge (Esclulapio), Lotte Flack (Johanna a 10-14 anni), Tigerlily Hutchinson (Johanna a 6-9 anni), Anatole Taubman (Anastasio), Jördis Triebel (Gudrun), Gerald Alexander Held (Imperatore Lothar); produzione: Constantin Film, ARD Degeto Film, Dune Films, Ikiru Films, Medusa Film, UFA International Film & Tv Production GmbH, Universum Film (UFA) ; distribuzione: Medusa; origine: Germania, Italia e Spagna 2009; durata: 148’.


Enregistrer au format PDF