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LA SCONOSCIUTA

Pubblicato il 23 ottobre 2006 da Salvatore Salviano Miceli


LA SCONOSCIUTA

È un disegno complesso quello che Tornatore porta a compimento nel suo ultimo film. La Sconosciuta è il racconto di una realtà squallida, meschina, frutto non di invenzione narrativa ma che affonda le sue radici in un fatto di cronaca avvenuto anni fa e di cui il regista ha conservato la memoria tramite un ritaglio di giornale.
Non bisogna correre il rischio, però, di abbandonarsi alla tentazione di interpretare e di considerare il film come opera di denuncia. Lo smentisce lo stesso autore con le sue parole ma, ancora prima del suo intervento in conferenza stampa, sono le stesse immagini che svelano come Tornatore sia sì partito da un fatto realmente accaduto, e di indubbio sudiciume etico, ma, al contempo, di come in lui sia innanzitutto ferma la volontà di raccontare “semplicemente” una storia. E, da subito, la storia travalica qualsiasi intento moralistico, e di denuncia appunto, per procedere verso uno svolgimento altro, in cui sono i sentimenti materni, la solitudine, il rimorso ed il rimpianto, ma anche tensione e sospensione le vere forze attorno a cui il film si costruisce.
La regia asseconda questo volere procedendo per astrazione, con un gesto mai solamente didascalico e immediatamente decifrabile ma che, al contrario, sottende espressioni di un’ansia che specie nella prima parte si annida nel montaggio, muovendo echi di un cinema che in alcuni attimi rielabora elegantemente anche caratteristiche di genere, ma soprattutto, è necessario riaffermarlo, non permettendo alla narrazione di soccombere all’elemento patetico connaturato alla sua diretta discendenza dal vivere reale.
Legandosi alla musica di Morricone, elemento cui va riconosciuto un ruolo di primissimo piano ma che, proprio per questa presenza così ostentata, può anche suscitare una qualche forma di disturbo risultando eccessivamente arrogante e lesta nel sottolineare e nel rimarcare i toni del film, il regista rende evanescente lo spazio urbano combinandolo con i volti dei personaggi che della città sono abitanti ma che nella città si muovono come fossero da essa avulsi. Quella che si genera è una tensione che il regista controlla in modo appropriato, frenandola a volte per non eccedere in un pathos che troppo si avvicinerebbe a toccare i confini dell’ovvio, ma senza rinunciare per questo ad attimi di immediata esasperazione.
Il cast sembra avere bene recepito le necessità registiche regalando una prova di insieme apprezzabile in cui spicca quella della protagonista, interpretata da Ksenia Rappoport, alla sua prima esperienza cinematografica in Italia, abile a vestire i panni di un personaggio complesso, tormentato da un passato che il regista prima lascia intuirci ma che poi mostra nella sua rapace violenza.
Tornatore si conferma un regista la cui conoscenza della macchina da presa, dei tempi e dei modi cinematografici porta verso un respiro internazionale che pochi altri autori italiani possiedono. Il suo cinema ed i suoi film, compreso questo, si possono non amare ma è raro che possano essere definiti banali perché possiedono una costruzione, per tornare al termine con cui abbiamo aperto questa riflessione, complessa, impossibile da osservare seguendo le direttrici di un’unica direzione, e contraddistinta da uno stile forse presuntuoso in taluni istanti ma comunque mai scontato e, cosa ancor più importante, fine a se stesso.


CAST & CREDITS

(La Sconosciuta) Regia, soggetto, sceneggiatura: Giuseppe Tornatore; fotografia: Fabio Zamarion; montaggio: Massimo Quaglia; musica: Ennio Morricone; scenografia: Tonino Zera; costumi: Nicoletta Ercole; interpreti: Ksenia Rappoport (Irena), Michele Placido (Muffa), Claudia Gerini (Valeria), Piera degli Esposti (Gina) Alessandro Haber (Portiere) Pierfrancesco Favino (Donato) Margherita Buy (Avvocato); produzione: Medusa Film, Manigolda Film; distribuzione: Medusa; origine: Italia; durata: ‘118;


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