La scoperta dell’alba
A tre anni da Cosmonauta e dal romanzo di formazione della piccola Luciana, tra le riunioni della sezione del Pci e il sogno dell’allunaggio, Susanna Nicchiarelli torna con un’opera che ha in comune col film d’esordio lo stesso interesse per il privato e il collettivo – la storia nella Storia specialità di Rulli e Petraglia – ma in cui la regista romana alza la posta, tentando di bilanciare il rimosso degli anni di Piombo con un “ritorno al futuro” da cinema fantastico. Un tentativo forse troppo ambizioso, un accostamento troppo ardito per un’opera che ha il pregio di catturare una nostalgia di certo nell’aria (all’ultimo festival di Locarno in ben due pellicole, il giapponese Playback e il francese Camille redouble, i protagonisti rivivevano il proprio passato) ma il difetto di non riuscire mai ad impastare veramente, se non in rari momenti, la dimensione storica e politica con quella fantastica, personale.
Tratto dall’omonimo romanzo di Walter Veltroni, “tradito” nel plot in alcuni snodi e soprattutto nel passaggio da un protagonista maschile a due sorelle, Margherita Buy e la stessa Nicchiarelli, La scoperta dell’alba conferma la sensibilità dell’autrice e la sincerità con cui approccia i suoi personaggi femminili, mettendosi in gioco anche come interprete: lo fa necessariamente, perché le loro fragilità, una certa ruvidità che nasconde appena una grande emotività, sono, evidentemente, anche le sue.
Ma se nel più riuscito Cosmonauta metteva in scena le difficoltà della crescita trovando nella stagione a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta un corrispettivo tra la giovanissima protagonista e l’ingenuità e l’entusiasmo di un paese alle soglie del boom, qui l’equazione tra collettivo e privato risulta forzata, la somma errata di due film differenti riuniti in unico contenitore: ed ecco allora che alla crisi individuale della donna quarantenne non ancora pienamente realizzata e alla crisi sentimentale con un compagno rimasto troppo bambino – Sergio Rubini che torna in un piccolo ruolo dopo Cosmonauta – si aggiunge la riflessione sul Terrorismo e ancora la cornice fantasy in cui la protagonista intreccia un dialogo con se stessa bambina per ricostruire i giorni antecedenti alla misteriosa scomparsa del padre e tentare di cambiare il corso degli eventi.
Un materiale difficile da gestire per chiunque, sempre a rischio di grottesco o ridicolo, che la Nicchiarelli non sempre riesce a padroneggiare, dando l’impressione di non voler (o saper) rinunciare a nulla, al siparietto comico con l’agente immobiliare o col rockettaro imbranato, al flirt “extraconiugale” e al colpo di scena finale, mescolando generi e registri stilistici col risultato di uno zapping ipercinetico e dispersivo. Ed è un peccato perché, come accennato poc’anzi, il cinema dell’autrice romana ha una certa grazia, quella che emerge nella bella sequenza sulle note di Video Killed the Radio Star, dove si concede un piano sequenza privo di dialoghi, di grande impatto emotivo. Questo tocco si perde ne La scoperta dell’alba sotto i troppi materiali affastellati, come la valigetta paterna nella cantina della casa al mare. Per arrivare al cuore del suo discorso poetico basterebbe sgombrarla dagli oggetti accumulati nel tempo.
Regia: Susanna Nicchiarelli; sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli, Michele Pellegrini, dal romanzo La scoperta dell’alba di Walter Veltroni; fotografia: Gherardo Gossi; montaggio: Stefano Cravero; musica: Gatto Ciliegia contro il grande freddo; interpreti: Margherita Buy, Susanna Nicchiarelli, Sergio Rubini, Gabriele Spinelli, Lino Guanciale, Lina Sastri; produzione e distribuzione: Fandango; origine: Italia, 2012; durata: (esempio) 92’; webinfo: Sito Ufficiale