Lanterna Verde

È precipuamente insito nell’ontologia dei personaggi conosciuti come ’Lanterna Verde’ un’estrema visualità della rappresentazione, assai più che nel caso di altri loro colleghi supereroi: giacché, alla tipica visionarietà di storie di tale genere, in questo caso specifico bisogna aggiungere il fatto che gli Anelli del potere dei quali gli eroi dispongono possono dare vita a qualsiasi oggetto dalle loro menti immaginato, per quello che indubbiamente risulta essere un inno alla creatività, alla fantasia e al pensare; anzi, ancor più alla forza di volontà, base di partenza di tutto, come più volte ribadito lungo questa pellicola. In tale modo la creatura della DC Comics è già di per sé qualcosa che si impone come meritevole di essere filmato.
Un’opera che è stata diretta da Martin Campbell: ossia il regista che pochi anni fa ha realizzato Casino Royale, l’unico episodio della saga di James Bond, assieme a Al servizio segreto di Sua Maestà del 1969, che possa essere apprezzato in quanto cinema e non in quanto appartenente alla suddetta mitologia romanzesco-cinematografica (senza qui dimenticare l’apportato fornito da Paul Haggis in fase di sceneggiatura). Un interessante innesto intimista su di una superficie fatta di cruda violenza: entrambi due mondi lontani dall’ironica leggerezza da fumettismo pop legato all’iconda dell’agente segreto britannico, perlomeno come da decenni era stato presentato sul grande schermo.
E anche qui, in Lanterna Verde, si assiste a uno scontro: quello tra paura e volontà, ambedue facce di Hal Jordan, il protagonista della vicenda narrata (e, storicamente, personaggio fondamentale della Silver Age, laddove il fumetto affonda le radici nella generazione precedente, la Golden, precisamente nel 1940); allo stesso modo sono questi i sentimenti che predominano sulle esistenze anche degli antagonisti, laddove sarà la paura a impadronirsi delle loro vite, trasformandoli in esseri potenti, ma abietti. Un lato oscuro della forza che nella messa in scena cinematografica ancor più richiama certi elementi della saga di Star Wars. Così come il tema dell’universalità, ben rappresentato dal Corpo delle Lanterne Verdi, difensori del Bene provenienti da ogni angolo del cosmo e che dal Bene sono stati individualmente scelti, coalizzati contro Parallax, un nemico che vuol fagocitare l’intero universo. Allo stesso tempo si rende centrale il tema dell’equilibrio tra particolare e generale, mondi distanti che vengono messi in comunicazione – come l’ironia che fa capolino screziando un atteggiamento comunque serio – in un rapporto atto a mettere in luce la centralità dell’individuo come estrema sintesi dello stesso universo, avendo come meta un tipico racconto di formazione che non ama troppo il rischio ma che, malgrado certe didascaliche e ripetute sottolineature, nonostante talune sbrigative superficialità nell’approccio, è tuttavia ben reso mentre cerca di far emergere un discorso che attraversa un’opera che può essere apprezzata grazie alla sua asciuttezza e all’equilibrio tra le parti che la compongono.
(Green Lantern); Regia: Martin Campbell; sceneggiatura: Greg Berlanti, Michael Green , Marc Guggenheim, Michael Goldenberg; fotografia: Dion Beebe; montaggio: Stuart Baird; musica: James Newton Howard; interpreti: Ryan Reynolds (Hal Jordan/Lanterna Verde), Blake Lively (Carol Ferris), Peter Sarsgaard (Dott. Hector Hammond), Mark Strong (Sinestro), Tim Robbins (Senatore Robert Hammond), Angela Bassett (Dott.ssa Amanda Waller); produzione: DC Entertainment, De Line Pictures; distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; origine: USA, 2011; durata: 114’; web info: sito ufficiale.
