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Le journal d’une femme de chambre - Concorso

Pubblicato il 7 febbraio 2015 da Giovanella Rendi

VOTO:

Le journal d'une femme de chambre - Concorso

Dimentichiamo per il momento Renoir e Buñuel: un romanzo, ancorchè reso famoso soprattutto da due illustri trasposizioni cinematografiche, appartiene a tutti e a nessuno e non c’è un numero chiuso di registi che possano accostarvisi. Le journal d’une femme de chambre torna dunque sullo schermo nella versione di un regista dalla filmografia poco caratterizzata quale è Benoit Jaquot, che abbiamo già visto cimentarsi con film in costume talvolta con esiti interessanti, o quantomeno coraggiosi (Sade), talvolta meno (Les Adieux à la reine).
La sua Célestine, interpretata da Léa Seydoux (che sembra essere la nuova musa di Jaquot dopo il lungo sodalizio con Isilde Le Besco) possiede la grazia e la seduttività della protagonista del romanzo di Mirbeau, ma non esprime compiutamente la durezza e il cinismo che ha dovuto sviluppare per rimanere a galla in un mondo ancora spietato, malgrado si tratti della Francia del primo Novecento. Elemento stridente, questo, perchè Jaquot sceglie di sottolineare in continuazione, più che il sottile e malato erotismo strisciante della belle epoque, più che una satira della borghesia di provincia, il ruolo della donna come oggetto sessuale continuamente esposto alla brutalità maschile, come vittima del mondo del lavoro dove non possiede diritti né riconoscimenti e dove quindi é continuamente sotto lo scacco di un ricatto fisico ed economico. Il film si snoda lungo una serie di abusi sessuali mai mostrati ma continuamente raccontati nella piccola cerchia femminile che Célestine, pur disprezzandola, è costretta a frequentare: cameriere di vari livelli, in continuazione aggredite dai loro padroni, che spesso sono costrette a sparire per qualche giorno dalla signora che “fabbrica gli angeli”, che subiscono più o meno devotamente, nella speranza di un lascito o perchè hanno subito ben di peggio in passato. L’episodio dello stupro e l’omicidio della piccola Claire, pur rimanendo confinato nelle chiacchiere di paese (solo per un attimo si intravede un piccolo corpo nella boscaglia), rappresenta una interessante digressione quasi da thriller: i pettegolezzi si trasformano in particolari agghiaccianti da autopsia, Célestine sospetta e interroga Joseph quasi con piglio investigativo. E stato lui? Buñuel lo condannava apertamente, Jaquot sceglie (felicemente) la scuola di Chabrol, fatta di sottigliezze, sospetti, maldicenze e la convinzione che in fondo la verità non interessa nessuno, se la vittima non conta niente. Ben diversamente dal contemporaneo caso Dreyfuss, cui la trama rimanda continuamente con le dichiarazioni antisemite di Joseph, cattolico e ultraconservatore.
Jaquot realizza dunque un film eminentemente politico, e non sorprende che tra i produttori figurino i fratelli Dardenne. Sceglie di eliminare molti dei personaggi e degli aneddoti del romanzo, focalizza l’andamento narrativo sul crescendo erotico tra Célestine e Joseph, alternando senza un evidente ragione ad una regia piuttosto convenzionale e illustrativa delle sequenze con macchinda da presa a mano che letteralmente "soffia sul collo" della sua protagonista. Come nel caso di Sade, forse il migliore dei suoi film recenti, o come nel poco riuscito L’intouchable rimane l’impressione di un progetto interessante che pero il regista non riesce del tutto a controllare e quindi prende troppe direzioni contemporaneamente oppure che necessiterebbe di un po’ più di cattiveria. E forse allora poteva rimanere davvero fedele al finale del romanzo, con Célestine che diviene aguzzina delle sue sottoposte, trattandole come era stata trattata lei, invece di troncare di netto la vicenda lasciando il finale (semi) aperto con una dichiarazione di intenti in voice over.


CAST & CREDITS

(Le journal d’une femme de chambre); Regia: Benoit Jacquot; sceneggiatura: Hélène Zimmer, Benoit Jacquot dal romanzo di Octave Mirbeau; fotografia: Romain Winding; montaggio: Julia Grégory; musica: Bruno Coulais; interpreti: Léa Seydoux (Célestine), Vincent Lindon (Joseph), Clotilde Mollet (Madame Lanlaire), Hervé Pierre (Monsieur Lanlaire), Mélodie Valemberg (Marianne), Patrick D’Assumçao (Hauptmann) ; produzione: Les Films du Lendemain ; origine : Francia/Belgio, 2015; durata : 96’


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