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LE PASSEGGIATE AL CAMPO DI MARTE

Pubblicato il 23 marzo 2005 da Giovanella Rendi


LE PASSEGGIATE AL CAMPO DI MARTE

Chi avrebbe oggigiorno in Italia il coraggio di fare un film sulla figura di un grande statista recentemente scomparso? Magari non proprio Craxi (come ha suggerito un quotidiano italiano qualche tempo fa), morto in esilio e abbandonato da tutti i suoi cortigiani, qualche altro esponente del socialismo italiano. Forse non ce ne sono, forse, nella migliore delle ipotesi, in vista degli anniversari spetta loro solo una fiction televisiva “d’autore” in due puntate. La Francia invece no, non funziona così, è tra i pochi paesi europei che ha attivato una politica cinematografica in cui il film è prima di tutto un’opera d’arte e non è detto che debba per forza fare cassetta. Inoltre, con la consueta grandeur, oltralpe non domina l’italico vizio di dire sempre male del proprio paese e delle proprie istituzioni (semmai il contrario). Tutto questo ha reso possibile la realizzazione di uno dei migliori film della stagione, incomprensibilmente ignorato - come anche il suo bravo protagonista Michel Bouquet - dalla giuria del 55° festival di Berlino dove è stato presentato in concorso. Robert Guédiguian, del resto, autore di Marius et Jeannette e La ville est tranquille è conosciuto come un regista impegnato del senso migliore del termine, ovvero un autore che non ha smesso di interrogarsi sulla società anche nei suoi aspetti politici, che il cinema internazionale di solito si limita a relegare ai grandi scandali. Questa volta la sfida che lo attendeva era particolarmente difficile: mettere in scena addirittura gli ultimi giorni di François Mitterrand con un attore capace di impersonarlo in maniera credibile, aggirando gli scogli a fior d’acqua dell’agiografia post mortem e allo stesso tempo evitando di addossargli tutte le colpe della Francia di oggi. Per riuscire nella scommessa, Guédiguian inventa il personaggio del giovane giornalista Antoine Moreau, incaricato dal Grande Vecchio di testimoniare la sua uscita di scena con una biografia: un rapporto, quello tra i due, che si trasforma quasi in schermaglia amorosa o quantomeno in un gioco di seduzione, l’ultimo per un grande seduttore che sente vicina la morte. Non mancano tuttavia i lati oscuri della storia di Mitterrand, che si intreccia alla storia della Francia sin dalla sua giovinezza (“Lei ha trent anni? Io alla sua età ero già ministro!” sghignazza mortificando l’intervistatore impacciato) come per esempio il suo ruolo mai del tutto chiarito durante la Repubblica di Vichy e la famosa foto che lo ritrae accanto al Colonnello Petain, in merito a cui l’anziano signore invariabilmente glissa con diabolica abilità. Il risultato è un film molto parlato, in cui la regia obbedisce alla sceneggiatura e che non concede nulla allo spettatore in termini di spettacolarità, ma che tuttavia possiede una sua tensione che coinvolge lo spettatore fino all’ultima inquadratura.

[marzo 2005]

regia: Robert Guédiguian sceneggiatura: Gilles Taurand, Georges-Marc Benamou, dal libro “Le dernier Mitterrand” di Georges-Marc Benamou fotografia: Renato Berta montaggio: Bernard Sasia interpreti: Michel Bouquet, Jalil Lespert, Philip Fretun, Anne Catineau produzione: Film Oblie distribuzione: BIM origine: Francia 2004 durata: 116’

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