Les Naufragés Des Andes - Noir Film Festival 2008 - Doc Noir

Nel 1972, il 12 ottobre precisamente, l’aereo decollato da Montevideo con a bordo la squadra di rugby degli Old Christians e diretto a Santiago del Cile, dopo una sosta di un giorno a Mendoza per le proibitive condizioni climatiche, precipita sulla cordigliera delle Ande. Dopo dieci settimane in cui le ricerche vengono ostacolate dalla fitta nebbia e dalla neve, quando ormai i passeggeri del volo sono dati per non sopravvissuti, un pastore scorge, in una piccola vallata andina, due figure lontane che si sbracciano in cerca di aiuto: sono solo alcuni dei superstiti del volo Fairchild F 227 della Uruguayan Air Force.
Se questa storia vi sembra già sentita è perché nel 1993 Frank Marshall ne ha tratto un film: Alive – I Sopravvissuti. Oggi Gonzalo Arijón riprende in mano questa incredibile e reale avventura per realizzare il suo documentario dal titolo Les Naufragés Des Andes. Se si ha memoria della pellicola, certo non strepitosa, di Marshall, il lavoro di Arijón colpisce e convince ancora di più. Protagoniste sono le testimonianze dei superstiti di quel volo, riuniti per l’occasione dallo stesso regista nel luogo in cui hanno visto morire parenti e amici rischiando loro stessi di non tornare più a casa.
Il racconto è lucido ma non per questo meno emozionante. Si parte dal principio, dal viaggio in aereo e dalle prime turbolenze affrontate con spavalderia da quelli che nel 1972 erano ancora dei ragazzi. Si arriva poi allo schianto e alle sue terribili conseguenze, alla decisione sofferta, e stupidamente criticata, di nutrirsi dei corpi di amici e parenti deceduti nell’incidente per resistere alla fame e al freddo. Le parole dei protagonisti si alternano con dei filmati esplicativi di fiction che mettono in mostra ciò che viene esposto oralmente. Ma il regista è bravo a sfruttare un digitale in alta definizione che svela da subito la natura effimera e di pura ricostruzione, più vicino al sogno che non alla realtà, lasciando la voce di chi parla del tutto incontrastata e unico tramite verso noi spettatori.
Inutile dire che i toni sono per forza di cose piuttosto patetici (ricorriamo al significato etimologico) ma è apprezzabile come Arijón non spinga mai troppo su questo aspetto costruendo, anche grazie adc un ottimo lavoro di montaggio, inquadrature assolutamente razionali eppure estremamente coinvolgenti.
Sono tanti, forse troppi 112 minuti, per un documentario poi assumono un peso ancora più grande, ma è l’unico neo di un film girato e strutturato (il lavoro di scrittura alla base è notevole e si avverte immediatamente) assai bene.
(es Naufragés Des Andes); Regia: Gonzalo Arijón; fotografia: César Charlone, Pablo Zubizareta; montaggio: Claudio Hughes, Samuel Laths, Alice Jarry; musica: Florencia Di Concilio; produzione: ARTE France; origine: Francia; durata: 112’
